Riceviamo tante telefonate ed E-mail di agenti di viaggio molto preoccupati per come sta andando l’anno iniziato da non molto. E’ uno spaccato poco rassicurante quello che ci viene fornito dalle confidenze degli ADV, ma anche dei T.O., esausti e sfiduciati per il futuro che non vedono rassicurante. La maggior parte degli Agenti ci ha comunicato che le uniche azioni intraprese sono quelle relative al personale, al quale è stato fatto prendere le ferie, oppure di aver istituito dei turni per far scontare le ore di permessi retribuiti . Chiaramente queste sono le iniziative più importanti unite ad una maggiore attenzione alle spese (non so quanto sia vero, ma c’è chi ha detto di state molto attento a quanto tempo si accende la luce o il riscaldamento – tramite pompa di calore – in ufficio). Certo che la situazione non è esaltante e, anche le defezioni registrate fra gli espositori all’ultima Fiera di Milano, fanno comprendere quanto sia importante risparmiare ancora i soldi,
E’ strano, ma nel momento in cui i nostri media hanno smesso di martellare con la storia del “siamo tutti poveri e non ce la facciamo ad arrivare neppure alla 3a settimana del mese”, c’è stata una ripresa che ha dato l’illusione che fossero finiti i tempi cupi. La richiesta di mete a lungo raggio – con le Maldive, l’isola di Mauritius e i Carabi – infatti, è stata piuttosto buona, a scapito di quelle a medio raggio che, invece, non hanno fatto registrare nulla di eccezionale.
Preventivi su preventivi e poi…
In questo contesto, come sempre, anzi, più degli anni passati, gli agenti lamentano il fatto di essere occupati con le numerose richieste di preventivi, non solo viaggi di nozze, che impegnano quotidianamente il personale. Preventivi che, poiché non si pagano, vengono richiesti a tantissime agenzie che letteralmente “calano le braghe” – ossia accettano il prezzo che fa il cliente – per accaparrarselo. I tout operator, da parte loro, ogni giorno si vedono richiedere lo stesso preventivo da più agenzie, situate anche in città diverse.
Il settore – incluso quello che riguarda il mondo degli alberghi – è giustamente preoccupato.
Come al solito è lasciato da solo di fronte a tutte le difficoltà che incontra, e nessun segnale arriva da chi potrebbe almeno dare un sostegno concreto a queste piccole e medie aziende che, comunque, contribuiscono ad accrescere il Pil nazionale e a dare occupazione.
Per la prima volta, però, il nostro Presidente del Consiglio ha ammesso la gravità della nostra situazione economica. Brutto segno, perché fino all’altro ieri sembrava che fossimo la nazione con meno problemi, mentre ora (o da sempre…) dobbiamo prendere atto che stiamo messi piuttosto male!
Che facciamo?
E va bene, prendiamone atto a guardiamoci in faccia. La situazione è critica, ma, comunque, si deve campare e andare avanti. Allora le cose sono due: o si chiude l’attività, oppure si cerca di reagire attuando azioni concrete, ma non a livello individuale.
Vedete, mentre nel settore ci si dibatte sui problemi, chiamiamoli eufemisticamente ‘esistenziali’- nel senso di sopravvivenza dignitosa – in un momento così particolare c’è, però, chi reclama la reintroduzione del Ministero del Turismo. Ministero che, non dimentichiamolo, è stato abolito anni fa attraverso un referendum popolare. Qualcuno obietterà che i tempi sono cambiati, e su questo siamo tutti d’accordo. Ma ritengo che ora abbiamo questioni più importanti e più immediate da affrontare, rispetto a quella che ci sembra essere una non soluzione alle nostre esigenze.
Forse siamo troppo disincantati o ‘malfidati’ nei confronti di un nuovo Ministero che, negli anni passati, non è stato niente altro che un ‘carrozzone’ che ha sprecato soldi pubblici (ossia i nostri).
Il settore ha bisogno del riconoscimento di una propria dignità
Più passa il tempo e più mi convinco che il settore ha bisogno del riconoscimento di una propria dignità. Ha bisogno di adeguati interventi del mondo politico (Stato, Regioni, Province, Comuni) con le relative conseguenze di carattere pratico ed economico.
L’agente di viaggio deve porsi nuovamente quale centro strategico, punto di riferimento, di organizzazione e di distribuzione del mondo dei viaggi e delle vacanze, nonostante l’avvento di Internet e i cambiamenti che ha necessariamente imposto.
Oggi è più che mai necessario che nel settore ci siano dei passaggi indispensabili quali l’organizzazione dell’impresa, il suo aggiornamento professionale, la sua modernizzazione tecnologica.
C’è necessità, inoltre, di Leggi e provvedimenti volti a rimuovere e non ad aggiungere ostacoli al lavoro della rete agenziale.
Infine, una visione chiara degli obiettivi finali, delle forze e delle risorse da impegnare su questo fronte, sono inevitabili se si vuole ‘svecchiare’ il settore e renderlo dinamico, al passo con i tempi e con le evoluzioni rapide e i cambiamenti ai quali assistiamo da molto tempo.
Il turismo, però, deve chiedere certezze ed è arrivato il momento di sollecitarle ed ottenerle per poter operare come ogni altra forma di lavoro organizzato.
Così com’è oggi, non si va avanti da nessuna parte.
Liliana Comandè
Il settore agenziale la sua centralità strategica in Italia non l’ha ancora persa: basta guardare i flussi distributivi percentuali che ancora veicola per vettori ed operatori. Le stesse compagnie aeree “low cost”, nate con un modello di business che non prevedeva l’uso di un canale distributivo, loro malgrado, si sono viste “intermediate”.
La crisi che da ANNI invece affligge il settore agenziale viene da dentro il settore stesso. Dopo una lunga e sostanziosa fase di crescita, caratterizzata da buona redditività e protezione normativa che garantiva una significativa barriera all’entrata mediante il contingentamento delle licenze, il settore è stato per primo colpito dalla deregolamentazione del commercio attraverso la completa ed istantanea liberalizzazione delle licenze. Coniugato ad una sopraggiunta maturità dei consumi l’evento è stato oltremodo destabilizzante, generando il raddoppio dei punti vendita senza che parimenti crescesse la domanda da parte del consumatore finale.
Agenzie storiche di proprietà si sono viste sfilare progressive quote di mercato da una pluralità di piccoli imprenditori affamati in cerca di fatturato. Con la recente progressiva erosione da parte del canale diretto dei fornitori di servizi a monte e con l’ingresso delle OLTA provenienti inevitabilmente dall’esterno, date le insormontabili barriere tecnologiche e di investimento iniziale, la quota di mercato disponibile per il modello di agenzia tradizionale si è ulteriormente contratta.
Se il mercato debba poi agire con sue regole da jungla o invece essere regolamentato dalla mano pubblica è un parere che non intendo rilasciare ma certo l’analisi dei fatti è questa.
All’Eden della regolamentazione mediante contingentamento non si tornerà anche perchè il settore non è in grado di esprimere relazioni di pressione significative nei confronti del potere politico.
La redditività, ma ciò cui aspira l’imprenditore è l’extraprofitto, termine macroeconomico che si esprime in contesti di concorrenza imperfetta, tornerà solo ad avvenuta e stabilizzata concentrazione delle proprietà. Quello dei network è un intelligente ed economico stratagemma che però sta già esaurendo la sua onda d’urto e procura progressivamente sempre meno benefici ai propri associati.
La velocità nel recupero quindi di una profittabilità del settore sarà probabilmente inversamente proporzionale alla durata della attuale crisi economica. Quanto più fortemente e lungamente saranno colpiti gli attori marginali del nostro settore tanto più velocemente si vedranno costretti ad uscirne, abbandonando quote di mercato a chi sarà in grado di permanere.
Un costante rimodellamento del proprio core business distributivo al trasformarsi delle esigenze della clientela costituirà un punto di forza per quelle agenzie che riusciranno porlo correttamente in atto.