Il lato positivo della vicenda è che l’ultima generazione non avendo vissuto il periodo in cui essere dipendenti di una compagnia aerea significava far schiattare d’invidia tutti gli amici e conoscenti, forse ha ben poco da rimpiangere nel fare paragoni fra ieri e oggi. Per chi invece ha lavorato nelle compagnie aeree fin dagli anni 70/80 , di certo l’attuale stato in cui versa il trasporto aereo commerciale è qualcosa di decisamente irriconoscibile.
L’aspetto più desolante è il constatare come quello che era un impiego di tutto rispetto si è trasformato in uno dei tanti lavori precari che caratterizzano l’odierno mondo del lavoro, e da questo giudizio non si salvano nemmeno quelli che una volta erano i grandi vettori di bandiera.
Sono rimasti in pochi, davvero in pochi i vettori che continuano ad offrire ai loro passeggeri. proprio personale all’aeroporto e un ufficio in città, ovvero far trovare impiegati con cui il passeggero possa dialogare: questo è diventato un lusso che poche compagnie possono ancora permettersi, per il resto è tutto un contatto informatico senza possibilità di esternare compiutamente un problema ed avere un consiglio: l’impiegato “costa”.
Eppure i vettori hanno tagliato tutto quello che era superfluo, ultimo della serie il risparmio sui costi di emissione della biglietteria. Secondo i calcoli diramati dalla Iata, i vettori aerei nella loro generalità “lavorano” circa 300 milioni di biglietti all’anno e con l’introduzione del biglietto elettronico avrebbero risparmiato qualcosa come 3 miliardi di dollari annui. Ora poiché tutti i biglietti sono elettronici si sarebbe potuto pensare che quest’anno i conti per le aerolinee sarebbero andati un poco meglio…e invece i pianti sono continuati e quanto è trapelato lascia intendere che la situazione va peggiorando.
Willie Walsh, amministratore delegato di British Airways per sanare il bilancio della sua compagnia ha chiesto ai dipendenti “da una settimana a un mese di stipendio”. “E’ una battaglia per la sopravvivenza e spero che tutti i dipartimenti diano il loro contributo al piano di salvataggio” ha detto Walsh il quale per dare il buon esempio ha devoluto un mese del suo salario, pari a circa seimila sterline, alle casse della compagnia.
A Washington durante le udienze per l’ammaraggio sull’Hudson dell’A320 della USAir si è appreso che ben pochi passeggeri avevano prestato attenzione alla dimostrazione pratica sulla safety che si svolge prima di ogni decollo fatta fisicamente dal personale di cabina; la versione video, che è quella alla quale i passeggeri prestano più attenzione, era stata sostituita con la dimostrazione diretta per risparmiare sui costi.
Sul fronte orientale è giunta la notizia che il personale di volo Air India una volta raggiunta la destinazione non andrà a riposarsi in un albergo bensì deve ritornare indietro sul primo volo utile della stessa compagnia. In tal modo Air India stima di risparmiare dai 200 a 400 dollari a notte per ogni membro dell’equipaggio. La nuova procedura sarà attuata a tutti i voli internazionali tranne quelli di durata superiore alle 16 ore.
Quasi contemporaneamente alla diffusione di queste notizie, la stampa riportava poi che alla Klm il personale di volo è stato invitato a dare una mano nello svolgimento delle mansioni aeroportuali onde tagliare i costi delle assunzioni temporanee estive, quelle assunzioni cioè a cui si ricorre per far fronte ai picchi stagionali.
Tutto insomma punta verso una unica conclusione: il lavoro aumenta, non diminuisce, ma pensare di creare nuovi posti di lavoro e quindi attuare nuove assunzioni è pura follia; chi è già dentro si deve dar da fare di più, senza nemmeno sperare in un aumento di stipendio grazie al lavoro straordinario, e chi è fuori è destinato a rimanerci.
Ecco lo scenario in cui oggi operano le compagnie aeree. E queste notizie sono trapelate mentre O’Leary stava pensando alla tassa per l’uso della toilette, oppure che i passeggeri si carichino il bagaglio a bordo per conto loro, o ancora che i passeggeri stiano seduti su una panchina con una cintura per l’atterraggio e il decollo. Ricorderete che in precedenti interventi avevamo avvertito che l’aeroplano si stava trasformando nella “corriera” del paese.
Superfluo specificare che anche per queste misure il motivo è il risparmio. Così ad esempio con le nuove “panchine” a bordo è stato stimato un risparmio di 26 milioni di sterline. Da ottobre prossimo il check-in sugli aerei Ryanair sarà solo on-line, con relativi tagli sul personale di terra del check-in, sia esso della compagnia o del gestore aeroportuale.
Ora circa le novità cui abbiamo accennato si può dire che mentre per le compagnie nate low cost non ci si meraviglia più di tanto, il fatto è che il modello inizia ad intaccare anche quei vettori che non sono low cost e vorrebbero continuare ad offrire un prodotto differente.
Si deve prendere atto pertanto che il fenomeno low cost che l’aviazione commerciale ha avuto l’onore di lanciare, impazza ovunque ed è attualmente ritenuto dagli economisti un modello vincente. Comunque va anche precisato che forse, più che copiare il modello low cost, l’industria aerea sta pagando anch’essa il prezzo di una recessione economica mondiale.
Di certo la politica aziendale di contenere i costi è stata sempre adottata, con più o meno successo, da tutte le aziende ovunque, e il fatto che oggi essa sia assurta agli onori della cronaca non costituisce una sorpresa; perfettamente condivisibile anche il concetto basato sulla consapevolezza che prezzo basso non necessariamente significa scarsa qualità e rinuncia; dopotutto era necessario mettere un argine alla folle politica di sperperare una fortuna solo per il fatto che il prodotto acquistato ha impressa una griffa da mostrare ai nostri vicini. Ma quello che pochi si aspettavano era il fatto che il prodotto messo in vendita sia pur a prezzi tagliatissimi, sarebbe stato servito e venduto senza avvalersi dell’elemento umano.
Chi mai pensava qualche anno addietro che una compagnia aerea avrebbe potuto assicurare un volo senza la figura del caposcalo sull’aeroporto ove operava? Chi mai pensava che le compagnie aeree avrebbero potuto fare a meno di disporre di un proprio ufficio con rappresentante e impiegati ?
Qualche giorno fa abbiamo ricevuto una telefonata di una passeggera che dopo aver fatto la prenotazione tramite il sito web della compagnia aerea, aveva voluto chiamare “qualcuno” alla compagnia aerea (da noi rappresentata) in quanto voleva essere certa che la prenotazione era andata a buon fine e che il suo nome era incluso nella lista passeggeri.
Ecco, anche se non tutti hanno la voglia di spendere una telefonata, siamo certi che non sono pochi i passeggeri che hanno lo stesso dubbio della signora e che ben volentieri, potendo scegliere, preferirebbero acquistare personalmente il biglietto presso l’ufficio della compagnia aerea. Ma ormai bisogna prendere atto che i tempi sono cambiati.
Una sola domanda rimane però senza risposta: pur accettando il particolare che trattare con un essere umano appartiene alla preistoria dell’aviazione civile, immaginando un mondo low cost con aziende –non solo le aerolinee- anch’esse tutte low cost che hanno alle loro dipendenze esclusivamente personale precario e per giunta in quantità assai limitata, in un mondo così appiattito da una striminzita classe lavoratrice, chi potrà più permettersi di acquistare qualcosa di “extra” ?
Ogni tanto nelle vetrine dei negozi per incentivare qualche libro, CD o collezione, capita di vedere articoli che contengono la dicitura “tiratura limitata”, o per dirla all’inglese “limited edition” , ebbene, ormai andiamo verso un mondo ove coloro che hanno un salario che permette di acquistare qualcosa in più in aggiunta alla pagnotta quotidiana, rappresentano davvero una limited edition di categoria impiegatizia.
Antonio Bordoni
Una settimana fa dovevo tornare a Milano da Napoli con Alitalia.
Sono li che consegno il bagaglio all’addetta (che era una dipendente aeroportuale, non di Alitalia) quando una voce alterata si intromette e chiede a costei “dove sono quelli di LH?” che sgarbatamente risponde “in check-in chiude 35′ prima: se ne sono andati” Mancavano 30′ alla partenza del volo!.
Gli suggerisco di andare direttamente al gate ma lui preferisce andare alla biglietteria. Poco dopo lo seguo e vedo che è in fila: lo incito ad andare avanti ma arriva pronta la replica di una signora: abbiamo lo stesso problema ma con Easyjet… ed anbedue i voli erano pure in ritardo! Loro non l’hanno preso.
Ma non è finita: sono al gate che leggo tranquillo un libro quando sento un urlo: una signora con due bambini avevo preso ad urlare disperata quando guardando la pista aveva notato che il “suo” volo Easyjet stava lasciando il gate: sul display quel volo era dato in ritardo di mezz’ora (ho controllato)e per questo la signora aveva deciso di prendere un caffè… invece il volo è partito con solo 10 minuti di ritardo e ovviamente non è partito nessun annuncio dall’altoparlante e il display continuava a indicare la partenza ritardata.
Non male, no?, incappare in tre casi di passeggeri abbandonati in meno di un’ora!
Mi domando: non potrebbe l’enac disporre l’obbligo della presenza in aereoporto di un referente del vettore – meglio ancora: uno al check-in e uno al gate – sino a partenza avvenuta del volo?
E visto che il tema è il risparmio, questo compito lo potrebbe svolgere anche uno degli assistenti di bordo.
O no?
Un saluto cordiale
Antonio Coppola