Il quotidiano inglese Indipendent dedica il suo servizio di costume del 4 agosto alla prassi, ormai diffusissima in tutta Europa, di fare vacanze brevi vicino casa. L’Indipendent le chiama “stay-cations” (crasi del verbo stare e del sostantivo vacanze), mentre in Italia ormai da un paio d’anni si chiamano microvacanze a chilometri zero.
E’ un fenomeno sempre esistito, ma che nel nuovo millennio ha assunto una modalità nuova, ed una dimensione inusitata ed impressionante.
Intanto la riduzione della durata si è fortemente correlata alla moltiplicazione della frequenza e con la preferenza per luoghi vicini, magari “minori”, ma più veri, autentici, più ricchi di identità (da ricordare, ad esempio, che anche nel recente periodo pasquale il 53% dei clienti italiani delle strutture alberghiere proveniva dalla stessa regione o da quelle confinanti).
Poi, il fenomeno è diventato maggioritario. Ricordando solo i dati più salienti, nel 2008 gli Italiani hanno fatto 56 milioni di microvacanze (1-3 notti fuori casa), contro 51 milioni di vacanze “lunghe” (4 notti ed oltre). Un sorpasso in accelerazione, se è vero, come segnala l’ISTAT, che le vacanze hanno continuato a crescere, nonostante il periodo di crisi.
Ma anche gli altri Europei non sono stati da meno: il 48% ha fatto almeno una microvacanza, sempre nel 2008.
La novità del 2009 è che, mentre in passato il fenomeno era una prerogativa della cosiddetta bassa stagione, dal Natale-Capodanno 2008-2009 le micro vacanze hanno prepotentemente invaso anche i periodi tradizionalmente dedicati alle ferie lunghe.
Gli stessi dati previsionali di Federalberghi lo confermano: tra il 2007 ed il 2009 la durata media delle vacanze estive si è marcatamente ridotta da 15 a 10 notti fuori casa, con un calo percentuale del 33% in due anni, e del 17% nell’ultimo anno; e, questo, pur a fronte di una quota di Italiani vacanzieri estivi cresciuta dal 49,7% al 51,2.
“Mentre però Federalberghi, come è giusto che sia, interpreta questo dato come una minaccia per il fatturato delle aziende ricettive, noi crediamo invece che sia un fenomeno strutturale da comprendere, affrontare e volgere in opportunità di nuovi e migliori affari”, sostiene Michela Valentini, A.D. di SL&A.
“I microvacanzieri infatti hanno un profilo di spesa più elevato, e sono più curiosi ed attenti alle novità rispetto ai villeggianti tradizionali. Si deve però adeguare la comunicazione, il booking, la vendita, i tempi tecnici del turn-over aziendale, ed anche andare incontro alla voglia di auto-gratificazione concentrata nel tempo, di cui questi consumatori sono la massima espressione”, ha concluso la Valentini.