New Orleans: dal quartiere più colpito dall’uragano Katrina sorge una nuova architettura: moderna, indipendente, tecnologicamente avanzata, ed ecologica. Il Lower Ninth Ward è il quartiere di New Orleans più vicino al delta del Mississippi e fu il più colpito dall’uragano Katrina del 2005. Gli argini che sorgevano lungo l’Industrial Canal (che attraversa il quartiere) non avevano tenuto la forza dell’uragano e le case furono non solo schiacciate dalla potenza dirompente dell’acqua, ma sradicate dal suolo insieme alle loro fondazioni. La lentezza degli apparati governativi non ha ancora prodotto, dopo quattro anni, un piano generale di ricostruzione, che è ancora in fase di discussione. Questa assenza di una guida centrale non ha lasciato gli ex abitanti del Lower Ninth Ward o l’opinione pubblica disillusi o indifferenti. Una serie numerosa di fondazioni, organizzazioni religiose, personalità del mondo accademico e dello spettacolo, e imprenditori hanno cominciato a mettere mano a vari modelli di ricostruzione senza farsi condizionare dalla mancanza di un piano di recupero centralizzato.
L’iniziativa di maggior spicco, perchè più reclamizzata e perchè coinvolge una delle maggiori personalità di Hollywood, è quella chiamata “Make it Right” e promossa dalla fondazione non profit “Global Green” creata dall’attore Brad Pitt.. La vera passione di Brad Pitt, dopo il cinema, pare essere l’architettura tanto che si fa spesso coinvolgere in progetti di recupero e restauro e ha anche scritto un libro su case storiche californiane. Durante le riprese di un film a New Orleans Pitt è rimasto indignato per la lentezza delle opere di recupero dopo l’uragano e ha deciso di intervenire. Per prima cosa ha istituito un concorso di idée per un nuovo modello di casa unifamiliare moderno, di dimensioni modeste, che utilizzi energia alternativa e materiali ecologici, e possa essere alla portata degli ex abitanti del quartiere, non tra i più abbienti. Al concorso hanno partecipato 125 studi di architettura da tutto il mondo, Pitt, nella giuria, ha acquistato un lotto di 1.2 acri e assieme allo studio vincitore, “Workshop/aps” di New York, ha cominciato a costruire il primo prototipo.
Questa casa ora funziona da visitor center, è aperta al pubblico una volta alla settimana, e da laboratorio dell’ eco-architettura ma in futuro verrà occupata da residenti regolari. Le maggiori innovazioni sono non solo l’uso di legname di recupero, ma un sistema di autosufficienza dal punto di vista energetico: i venitilatori del bagno sono alimentati dall’umidità dell’ambiente, una cisterna da duemila galloni per la raccolta dell’acqua piovana fornisce acqua ai bagni e al giardino, screen di piante rampicanti mantengono fresche le pareti orientate a sud, e il tetto è erboso , anche se sotto il sole tropicale non sembra crescere a sufficienza! Pitt non si è fermato qui e , oltre ad aver messo di suo 5 milioni di dollari, ha raccolto altre donazioni e adesioni con il fine di costruire 150 case unifamiliari nell’area colpita dalla rottura del muro di contenimento dell’Industrial Canal. Sono stati coinvolti gli abitanti in riunioni colletive, da lui presenziate, per conoscere le loro esigenze e la loro visione per il nuovo quartiere.
Per rispettare il life-style locale, influenzato dal clima umido e caldo, le nuove abitazioni devono avere un portico (per ombra e per riparo dalle piogge) in diretto contatto con la strada (“per socializzare con i passanti e invitarli a fermarsi un po”), i lotti vanno mantenuti lunghi e stretti, le case devono essere sopraelevate e prevedere un tetto accessibile per fungere da rifugio in caso di alluvioni, e materiali devono essere resistenti. Questa casa “standard” non deve inoltre costare più di 150.000 dollari e chi la abita è tenuto a pagare ciò che può e poi ottiene un mutuo a costo zero. I progetti sono regalati da famosi architetti ma non sempre sono scelti dai proprietari perchè di disegno troppo ardito: criticati i tetti piani ( una casa deve avere il tetto spiovente altrimenti assomiglia troppo al trailer, simbolo di povertà), come le forme poco tradizionali o le caratteristiche astratte del modello progettato dagli studenti dell’UCLA (prevista di galleggiare via in caso di alluvione). La gente comunque è molto fiera dell’iniziativa e di abitare in una “Brad Pitt house”, si sente importante quando vede l’attore visitare il cantiere e fermarsi a parlare con tutti, pare che lo facci aspesso , e alcuni indossano perfino magliette con scritto ” Brad Pitt For Mayor”.
Altre organizzazioni invece snobbano l’iniziativa hollywoodiana e promuovono programmi meno appariscenti ma, a loro giudizio, più concreti e realizzabili. “Congress for New Urbanism” per esempio promuove case tradizionali costruite a tenuta di uragano e critica l’attenzione eccessiva al risparmio energetico e al rispetto ambientale dell’iniziativa di Brad Pitt, sostenendo che sarebbe più utile invece incentivare gli abitanti a partecipare alla costruzione delle case abbassandone per loro il costo di acquisto.. Un’altra fondazione non profit,“Build Now”, sorta nel 2007, aiuta i proprietari di case danneggiate a districarsi nella burocrazia necessaria per avere la casa demolita e poi per rifinanziare la nuova costruzione. Lo stile realizzato in questo caso è rigorosamente Greek Revival nel rispetto più assoluto dell’architettura tradizionale della zona, anche per quel che riguarda le proporzioni tra altezza e laghezza dell’edificio, la misura della profondità del portico, del frontone , della pendenza dei tetti per ridare agli abitanti case cui sono abituati, in cui si sentono a loro agio.
Nonostante questi estremi il modello che pare essere più gradito dalle 250 e più associazioni di quartiere a New Orleans, che si stanno dando da fare per far rinascere la città, è quello di una casa dal design moderno nel rispetto delle caratteristiche tradizonali, quelle che tutti apprezzano quando a visitano New Orleans: case piccole, su lotti piccoli , con giardini lussureggianti, porticati fondi e ombrosi e soffitti alti e ariosi. Ci sono state anche molte critiche sulla decisione di ricostruire il Lower Ninth Ward, un quartiere isolato dalla città, mal servito e dimesso ancor prima dell’uragano Katrina. Forse si doveva approfittare dei danni devastanti per abbandonare la zona definitivamente e concentrare I fondi ricevuti per riorganizzare e ricostruire quartieri più centrali> una volta rifatte le case chi si occuperà di costruire scuole,, negozi, stazioni dei pompieri e della polizia vista la povera situazione economica in cui versa New Orleans? A noi non resta che ammirare il tentativo di portare nuova vita, anche architettonica, in una zona così degradata e dimessa.