Il mondo dei viaggi, del turismo e delle vacanze è diventato per gli addetti ai lavori un settore di difficile gestione. Per un motivo o per un altro, per eventi naturali o per ragioni tecniche, è difficile trovare il vacanziere che al suo rientro  si dichiara felice e soddisfatto. La regola predominante sembra essere diventata quella di inviare una bella raccomandata avvertendo che la vacanza è andata male e quindi chiedere il rimborso di una certa cifra, la quale solitamente è sempre più alta di ciò che si è pagato; si può ben dire che la sindrome che circola nell’ambiente è quella del rimborso per turbativa di vacanza. E questa discutibile patologia colpisce soprattutto l’utente del mezzo aereo. E’ in questo settore infatti che si verificano le più ricorrenti disruption e quindi è su di essa che punta colui il quale si dichiara insoddisfatto di come è andato il viaggio.

A tal proposito la prima cosa che verrebbe da dire è: avete voluto la bicicletta, ora pedalate, ma sarebbe troppo riduttivo. Ricordare infatti come si muoveva il mezzo aereo, quali standard di affidabilità e servizio riusciva ad offrire ai suoi clienti nei “deprecabili” anni in cui la deregulation non era stata inventata sarebbe molto istruttivo. Ma quelli – secondo la concezione oggi vigente – erano tempi d’oscurantismo, quando nei cieli non c’era la concorrenza, assolutamente non comparabili con quanto oggi la nuova aviazione civile deregolamentata riesce ad offrire: tante compagnie, tante tariffe fra cui scegliere, basta soltanto non dimenticare di aggiungervi anche le controindicazioni: aeroporti che scoppiano, cieli saturi e disservizi all’ordine del giorno.

Soltanto l’uomo nella sua presunzione poteva pensare fosse possibile aumentare a dismisura il traffico aereo, permettere a decine di nuovi vettori di apparire sulla scena, senza ponderare e valutare minimamente all’effetto che ciò poteva provocare sul sistema-aviazione.  In pratica sull’altare della concorrenzialità si è bruciata l’efficienza di un intero settore, e va detto chiaramente che la stessa concorrenza tariffaria la si poteva senz’altro ottenere con altre modalità, meno devastanti.

Non è un caso se negli anni posteriori all’avvento della deregulation Usa, in quella nazione si pensò seriamente a parlare di re-regulation.

Ed è in questo scenario di caos e di disservizi, caratterizzato da compagnie aeree che non hanno più un ufficio passeggeri a cui il passeggero può rivolgersi, anche loro ormai  che vanno avanti con la discutibile politica dei call-centre, che si inserisce una interessante sentenza emanata dalla Corte di Lubecca (Germania) il 4 maggio 2010.

La sentenza, che ci auguriamo essere  la prima di una lunga serie, ha rigettato la richiesta di rimborso di 500 euro avanzata da un passeggero a causa di un ritardo causato da cause tecniche che eccedevano il controllo della aerolinea.

Perché la sentenza è importante? Perché a nostro parere la cause dei ritardi possono essere chiaramente distinte fra cause imputabili all’aerolinea, e cause “esterne” al vettore e purtroppo, come anche dimostrato dal recente caso del vulcano islandese, l’andazzo che ormai prevale è quello di addossare alla aerolinea responsabilità che non le competono. Facciamo la richiesta di rimborso, hai visto mai che il giudice ci da ragione?  Il tutto con troppa facilità avallato dalle autorità aeronautiche le quali sono ben liete se è l’aerolinea a farsi carico delle lamentele degli utenti del mezzo aereo.

Noi non vorremmo essere fraintesi. E’ indubbio che vi sono casi in cui l’aerolinea ha precise responsabilità su ritardi e disservizi, e in tal caso bene fa il passeggero a procedere nella sua richiesta di compensazione, ma è altresì fuori discussione che ormai si era giunti a casi  di richieste che rasentavano l’assurdo, come era il caso del danno da vacanza rovinata, commentato su Travelling Interline nel giugno 2009, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale n. 26972/08

Ben venga quindi la sentenza di Lubecca, augurandoci che faccia da battistrada a prese di posizioni più coerenti con la realtà dei fatti. Le aerolinee già sono state messe in condizioni economiche disastrate dalle conseguenze della deregulation, e ciò che loro oggi non possono assolutamente permettersi è di diventare il capro espiatorio di ogni problema che affligge il sistema aviazione, un sistema – è il caso ribadirlo – creato e voluto da burocrati e regolatori.

Antonio Bordoni