Oltre 30 mila imprese legate al benessere, un giro di affari attorno ai 21 miliardi di euro, più di 70 mila addetti: queste le cifre dell’”arcipelago del benessere” vale a dire le attività che si occupano di centri benessere, trattamenti estetici e palestre.
Un settore in forte espansione (tra il 2004 ed il 2008 +24% di imprese) che ora chiede una legge che definisca con parametri chiari caratteristiche e prerogative del settore. L’AICEB-Confesercenti (Associazione dei centri benessere) ha elaborato una proposta di legge già sottoscritta da 48 parlamentari e l’ha presentata al Rimini Wellness nel corso di una tavola rotonda cui ha partecipato fra gli altri l’on.le Alberto Fluvi, primo firmatario.
Il settore ha potenzialità di crescita notevoli: il 78% delle imprese legate al benessere sono situate nel nord con 16.820 unità; al sud ve ne sono 7.821, al centro 6.128, ma è nel Lazio che si registra negli ultimi anni l’aumento percentualmente più alto con un +42%.
Un centro benessere su tre opera in Lombardia. Due centri benessere su tre sono presenti nelle regioni del nord. Mentre al sud la Campania raggruppa più della metà dei centri benessere presenti nell’Italia meridionale, escluse le isole (237 su 451).
Nel 2009, anno assai difficile per la crisi, si è registrata una sostanziale tenuta delle imprese legate al settore più generale del benessere, grazie ad una buona capacità di destagionalizzazione che permette di garantire una continuità delle presenze nel corso dell’anno.
Dinamicità e capacità di tenuta, ampi margini di espansione e di miglioramenti qualitativi: ecco perché emerge forte la richiesta di una migliore definizione anche legislativa.
“La proposta di legge sottoscritta da 48 parlamentari di diversi schieramenti politici e attualmente depositata alla Camera – sostiene il presidente Nazionale dell’AICEB, Gian Marco Rossi – nasce dalla necessità di colmare un vuoto normativo e di regolamentare quindi un settore così dinamico e in forte crescita, definendo degli standard qualitativi, strutturali, professionali e organizzativi collegati alle diverse attività svolte in queste strutture, nell’ottica di una migliore tutela e sicurezza per il consumatore e un’ulteriore qualificazione del settore e della qualità del servizio offerto. La proposta di legge offre subito una definizione precisa di “cosa deve essere e cosa può fare” una struttura “centro benessere” rispetto a una struttura “beauty farm”, fornendo chiari e corretti parametri per distinguere i trattamenti “estetici” da quelli di “medicina estetica” e relative figure professionali.
Si tratta finalmente – conclude Rossi – di una proposta capace di garantire un livello sempre più qualificato di un settore che già rappresenta un fiore all’occhiello anche per il prodotto turistico italiano”.
Un capitolo non meno interessante riguarda i soggiorni del benessere.
Le località termali e del turismo del benessere (cosiddetto wellness) accolgono il 4,2% delle presenze turistiche stimate nelle strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere in Italia , ovvero oltre 15 milioni di presenze all’anno.
Vi è una leggera prevalenza di clientela internazionale, dal momento che la quota di presenze straniere è superiore (4,4%, contro il 4,1% di clientela nazionale).
Tra le principali motivazioni per le quali i turisti italiani scelgono di trascorrere un soggiorno turistico nelle destinazioni termali e del benessere in Italia c’è la voglia di benessere e fitness (46%), il desiderio di trascorrere una vacanza rilassante (35%) in un ambiente naturale di pregio (30%), gli interessi enogastronomici (21%). Nel corso della vacanza uno su due visita SPA e centri benessere; il 37% pratica attività sportive.
In termini di capacità ricettiva, il turismo termale del wellness conta circa 3.800 imprese per un totale di 148.918 posti letto, pari al 3,2% del totale Italia.
Il comparto alberghiero conta in località termali 1.596 strutture, per un totale di 111.884 mila posti letto; il 5,1% del totale dei posti letto alberghieri in Italia.
Maggiore della media nazionale la presenza di alberghi a 4-5 stelle (34% contro il 29%).
Tra le strutture complementari emergono i campeggi (31% dei posti letto) e gli agriturismo (21%).