La mostra, organizzata dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, diretta da Rossella Vodret, dal Comitato Nazionale Andrea Bregno e con la collaborazione della Fabbrica di San Pietro, curata da Claudio Crescentini e Claudio Strinati, è un evento unico nel suo genere, incentrato sulla scultura del Rinascimento a Roma, uno dei linguaggi artistici ancora poco frequentati dal grande pubblico e  indagato mediante l’attività di tre grandi artisti del periodo: Donatello, Andrea Bregno, Michelangelo.

Promossa da un Comitato Scientifico di assoluto prestigio del quale fanno parte i massimi studiosi italiani ed internazionali dell’argomento, la mostra intende porsi come fondamentale momento di studio dei tre protagonisti della scultura del Quattrocento, colti in quel particolare periodo di rinnovamento stilistico, individuato nella Roma dei nuovi Papi umanisti, da Pio II Piccolomini a Leone X Medici – dagli anni Sessanta del Quattrocento agli anni Venti del Cinquecento – vissuto alla luce della memoria dei Maestri antichi, con la prospettiva di creare una nuova forma della scultura, quella appunto del Rinascimento.

Antichità e modernità vengono così a collegarsi attraverso l’opera di questi tre grandi Maestri, dei quali sono state selezionate sculture molto spesso difficilmente visibili e/o di rara reperibilità, oltre che alcune assolutamente inedite, soprattutto per quanto riguarda il Bregno e Michelangelo, corredate da una documentazione scientifica rigorosissima che ne sostiene e conferma l’attribuzione.

 

Di speciale interesse l’esposizione, per la prima volta in maniera unitaria, del nucleo delle sculture quattrocentesche provenienti dalla Fabbrica di San Pietro della Città del Vaticano di Mino da Fiesole e Giovanni Dalmata. Le loro opere di questi scultori vengono altresì confrontate con forme e segni di altri artisti del periodo applicati alla scultura: Leonardo da Vinci, Andrea Riccio e Andrea Sansovino, ecc.

Culmine della mostra un prezioso altorilievo in marmo di Michelangelo mai esposto in precedenza, Eolo o Vento marino, già parte della decorazione scultorea della chiesa di Santa Maria Maddalena a Capranica Prenestina (RM), operazione architettonica attribuita allo stesso artista e commissione dei Porcari-Capranica, famiglia fortemente legata a Michelangelo mediante altre committenze artistiche, a partire dal più famoso Cristo risorto di Santa Maria sopra Minerva in Roma.

L’Eolo è stato, fino ad oggi, poco studiato dalla storiografia michelangiolesca, tanto che, nella presente sede, si è, di necessità, verificato la tradizionale attribuzione direttamente sulle fonti documentarie e i nessi storico-artistici che hanno, inevitabilmente, supportato l’indicazione della più che verosimile paternità dell’opera.

L’allestimento della mostra è stato creato in modo da celebrare il tessuto marmoreo e la radice classica delle opere, per il tramite di una architettura d’ispirazione michelangiolesca, tradotta però in un linguaggio più dichiaratamente contemporaneo, progettata da Luigi Marchione, uno dei maggiori scenografi contemporanei, vincitori di numerosi premi europei, fra i quali ricordiamo i due David di Donatello per i film storici di Ermanno Olmi. Anche la parte illuminotecnica, affidata alla light designer Francesca Storaro, è stata studiata in base alle necessità cromatiche di ogni singola scultura, in modo da esaltarne l’unicità oltre che una diversa percezione visiva. Il volume-catalogo raccoglie venti saggi inediti dei più autorevoli studiosi del settore, ponendosi in questo modo come fondamentale momento di analisi della scultura del Rinascimento romano.

 

Organizzazione: CIVITA