Martedì 13 luglio 2010 – ore 21.00. Corte di Palazzo Valentini – Via IV novembre 109/A. Ingresso libero fino ad esaurimento posti. Pasolini, Flaiano, De Toqueville, Levi, Bradbury, Calamandrei, Orwell, Galeano, Gaber, Einstein, Manganelli, Alfieri, Steinbeck, ma – tra gli altri – anche Tucidide e Ovidio: spezzoni di testi antichi o di un passato recente, passi di opere, frasi e citazioni che riascoltate oggi, a distanza di tempo e alla luce dei fatti e della cronaca, suonano quanto mai attuali e ci offrono una chiave di lettura sorprendente e persino quasi umiliante nella loro forza e preveggenza, sulla realtà sociale e politica che stiamo vivendo. Si tratta di “frammenti di libertà di pensiero”, messaggi in bottiglia affidati alle correnti del tempo.

Il gruppo teatrale “Voci nel Deserto” li ha recuperati dal cassetto della memoria e ha dato loro una nuova voce, mettendoli in relazione attraverso la musica, i suoni e le immagini del presente.

Ne nasce uno spettacolo itinerante che da oltre un anno tocca teatri, piazze e strade della Capitale e di molte altre città, un appuntamento con la memoria storica e dei fatti, per un evento gratuito unico nel suo genere, che sarà messo in scena a Palazzo Valentini il 13 luglio alle ore 21.00. E che si alimenta dell’impegno e della generosità di attori e pubblico, per una volta complici nel fare in modo che le parole che sono state dette o scritte in passato non rimangano ancora una volta inascoltate.

“Voci nel Deserto” è un’idea collettiva di fare “teatro civile”, alla quale si può contribuire promuovendo l’iniziativa o replicandola liberamente in altre città d’Italia, come già avviene:

“Siamo un paese senza memoria: il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo con le sue contorsioni, le sue conversioni” scriveva Pier Paolo Pasolini sul “Corriere della Sera” più di trent’anni fa.

Sono trascorsi, appunto, oltre trent’anni da quell’articolo, ”ci piacerebbe far diventare anacronistiche queste parole” sottolineano oggi gli autori e gli attori che si alternano sul palcoscenico secondo moduli aggregativi che possono variare nel numero dei protagonisti, ma che in occasione dell’anniversario del suo primo anno di vita ha visto oltre sessanta elementi calcare insieme la scena.