I risultati di un’indagine promossa dall’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo. In Italia il comparto assicura oltre 100 mila posti di lavoro. Tutti i dati indicano nel comparto crocieristico un fattore di crescita del turismo, che riesce a “tenere” anche in momenti di crisi come quello attuale. Ed è proprio per definire e monitorare questi aspetti, che l’Ente Bilaterale Nazionale del Turismo ha creato e promosso l’Osservatorio Nazionale sul Turismo Crocieristico nel Mediterraneo che, dopo aver definito il quadro delle informazioni, ha proceduto ad approfondire una serie di analisi  locali di impatto, per giungere ad una valutazione complessiva,  approfondita e dettagliata, da cui emergono i punti forti ed i successi del comparto, ma pure le zone critiche ancora da affrontare per poterne trarre il massimo di valore.

Dall’indagine emerge, ad esempio che in poco meno di trenta anni la vacanza crocieristica ha conosciuto una profonda trasformazione, passando da bene di lusso a prodotto di massa: Di più, a differenza di altri turismi che progressivamente spostano il proprio raggio di interesse, le crociere tendono a confermare l’attenzione mondiale sul bacino del Mediterraneo, secondo solo alle destinazioni caraibiche, molto gradite dal principale mercato della domanda: gli Stati Uniti d’America.

Il Mediterraneo delle crociere cresce più dei competitori, ed in questo quadro favorevole il nostro Paese si distingue per importanza, dinamicità e leadership: i primi dati 2009 e le previsioni 2010, infatti, ci pongono ai vertici delle classifiche euro-mediterranee sia per numero di passeggeri imbarcati, che come porto crocieristico più importante. Civitavecchia, infatti, avrebbe superato Barcellona, e sarebbe quindi il maggior  porto crocieristico del Mediterraneo, con oltre 2 milioni di passeggeri. E per il 2011 è prevista la saturazione delle banchine. 

Ma l’assetto proprietario del settore, pur con le dovute e rilevanti eccezioni,  appare fortemente estraneo al business europeo: sono infatti ancora i grandi gruppi americani a fare da padroni, sia direttamente che indirettamente, controllando anche molti marchi locali di Cruise Operators. Diverso il caso della cantieristica, che vede Italia, Germania ed Inghilterra molto attive e specializzate sia nella costruzione che nella ristrutturazione delle navi: sono attualmente in cantiere 36 nuove unità.

Da notare l’importanza della classificazione dei porti: mentre infatti gli “home port” si collocano come punti di partenza ed arrivo dei passeggeri, ed ottengono i risultati più importanti, i “port of call” sono solo oggetto di toccate veloci ed escursioni, che generano impatti limitati che scatenano  forti polemiche in sede locale, circa i costi ed i vantaggi che le crociere portano ai territori ed ai sistemi turistici.

Analogamente alle altre posizioni, l’Italia appare leader in Europa e nel Mediterraneo anche per quanto  riguarda gli effetti economici della crocieristica, raccogliendo il 30% della spesa diretta ed il 31% dell’occupazione, sempre a livello europeo. Al 2008, si stima che i posti di lavoro generati dalla crocieristica in Europa superino le 310 mila unità, delle quali un terzo soltanto in Italia.

Ma va anche detto, al riguardo, che le stime parlano di una ricaduta turistica limitata, in quanto solo il 18% dell’impatto prende questa direzione, mentre la parte del leone la fanno la cantieristica da un lato, e le attività armatoriali dall’altro.

Inoltre le crociere hanno dimostrato di saper sfruttare al meglio i più importanti riferimenti della marca delle destinazioni da un lato, e la rassicurazione di un mezzo e di una formula ricettiva unica, in cui si può dormire sempre nella propria cabina, e limitare al cuore delle città le escursioni.

Da questo punto di vista, e confrontando le serie storiche, si può legittimamente sospettare che, su determinati mercati, le crociere esercitino per il nostro Paese  un certo “effetto di sostituzione” rispetto alla fruizione di vacanze stanziali.

I dati dell’Osservatorio sono pubblicati sul sito www.ebnt.it.