Il giorno mercoledì 22 settembre alle ore 18.00 nella Sala Zanardelli del Complesso Monumentale del Vittoriano il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi ha inaugurato la mostra “Fausto Coppi. Il Campionissimo” che resterà aperta al pubblico fino al 31 ottobre.

L’esposizione è promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il Patrocinio della Regione Lazio – Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport – e del Comune di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione – con la collaborazione della Gazzetta dello Sport, Cinecittà Luce e Rai Teche.

Curata da Luciano Asborno, la mostra si avvale dei prestiti dell’Associazione Fausto e Serse Coppi; Città di Tortona;  Foto Archivio Omega Fotocronache Milano di Vito Liverani; Museo Casa Coppi di Castellania, Museo dei Campionissimi di Novi Ligure nonché di cimeli e documenti provenienti da archivi di collezionisti privati.

L’organizzazione e la realizzazione sono a cura di Comunicare Organizzando.

 

LA MOSTRA

La mostra “Fausto Coppi. Il Campionissimo”, organizzata in occasione del primo cinquantenario della morte del campione, si propone di raccontare la storia di un grande italiano.

Nel ripercorrere la vita e la carriera dello sportivo, viene infatti narrata una storia esemplare: quella di un ragazzo di origini semplici, contadine, nato in un piccolo paese all’estremità settentrionale dell’Italia che, con la forza di volontà, la costanza dell’allenamento, il coraggio di una competitività sempre leale e rispettosa, la perseveranza di un impegno capace di superare le difficoltà personali e sportive, è diventato il Campionissimo e, con le sue imprese, è riuscito a ottenere il riconoscimento internazionale e la stima di sportivi e tifosi di tutto il mondo.

La storia di Fausto Coppi è sì la storia di un successo, ma di un successo conquistato con la fatica, con la consapevolezza della fugacità della fama e dei costi che essa impone, e attraverso l’esperienza vissuta del dolore; è la vicenda di un eroe dello sport profondamente umano nei suoi momenti difficili e nelle sue passioni, la parabola di un piemontese schivo e tenace elevatosi, a furia di pedalate e fughe solitarie, a mito nazionalpopolare; ed è anche l’espressione, essendo stato il Campionissimo direttamente coinvolto nell’entrata dell’Italia in guerra, del desiderio di un intero Paese di riprendersi dopo il trauma di quell’esperienza, della volontà di abbandonare le armi e tornare alla normalità.

Le immagini esposte ci restituiscono allora, attraverso la figura del Campionissimo, la storia dei cambiamenti avvenuti tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta dal Paese, lasciando emergere il contesto sociale e politico di quel periodo, facendo trapelare il significato anche simbolico delle gare ciclistiche, o, ancora, suggerendo i risvolti non solo sportivi delle competizioni e delle rivalità.

Attraverso la mostra si raccontano dunque alcuni aspetti di una storia tipicamente italiana, così come tipicamente italiano è stato Fausto Coppi: italiano nel suo percorrere per il Paese migliaia di chilometri, da Nord a Sud, da Est a Ovest; italiano per la sua capacità di suscitare l’interesse del mondo culturale di allora, da Anna Maria Ortese a Dino Buzzati a Curzio Malaparte. Italiano per il suo partecipare ai grandi fenomeni culturali del suo tempo, prestandosi all’ironia di Totò o alla popolarità del Canzoniere.

E, ancora, italiano nel suo rimanere legato fino alla fine, anche una volta raggiunto il successo mondiale, al suo ambiente di origine, ai suoi amici, ai suoi primi compagni di vittorie, ai luoghi dei suoi esordi, alle zone delle sue prime corse e dei suoi affetti più cari.

 

 

Il PERCORSO ESPOSITIVO

La mostra è strutturata in maniera semplice e lineare e si distende lungo un percorso rigorosamente cronologico che affida il compito di emozionare il visitatore alla capacità evocativa delle fotografie, dei filmati e dei cimeli. La voluta e insistita semplicità della narrazione, che racconta il personaggio attraverso le vicende sportive di cui è stato protagonista e attraverso le vittorie e le cadute, è interrotta solo da momenti di approfondimento dedicati a grandi tematiche che appartengono al cammino dell’uomo oltrechè a quello del Campione: il matrimonio con Bruna Ciampolini, la nascita della figlia Marina, il dolore per la morte del fratello Serse, la storia d’amore con Giulia  Occhini e la nascita di Faustino, i momenti dolorosi del processo. Non potevamo inoltre non rendere testimonianza e omaggio a quanti nell’ombra hanno contribuito alla sua grandezza, i gregari, la squadra, quella figura a metà tra il reale e il fantastico che è Biagio Cavanna, “l’orbo di Novi”, che tanta parte ha avuto nella sua formazione ciclistica e nelle sue vittorie. E se è vero che un campione si misura dalla grandezza dei suoi avversari, ecco che sono chiamati in causa i più grandi ciclisti di tutti i tempi: Gino Bartali primo fra tutti, ma anche Koblet, Kubler, Robic, Van Steenbergen, Bobet, Magni. Nomi di una tale portata da poter essere affrontati solo da un grande campione quale era Fausto Coppi, l’atleta italiano più amato di sempre.

Il percorso si articola attraverso 5 sezioni che coprono l’arco cronologico dell’intera vita del campione.

Nella I sezione, Gli esordi, che va dal 1919 al 1939 troviamo il giovane Fausto in sella alla sua prima bici e, un po’ più grande, alle prese con le prime corse e le prime vittorie. I materiali esposti in questa sezione mostrano al pubblico l’ambiente e il contesto di origine di Coppi, i luoghi e le situazioni in cui nel futuro Campionissimo è iniziata ad emergere la passione per la bicicletta, in particolare Castellania, Tortona (fu proprio con la squadra del Dopolavoro di Tortona che Fausto iniziò la sua carriera sportiva) e i suoi abitanti, i famigliari e gli amici, che tanta importanza e continuità avranno nella vita del Campionissimo. Di particolare interesse, in questa sezione, una foto che ci restituisce il giovane Fausto insieme a un altro Campionissimo, al tempo già affermato: Costante Girardengo, ritratto nell’atto di festeggiare un Coppi vincitore nel 1939 del Campionato Italiano Indipendenti.

I materiali esposti in questa sezione provengono principalmente da uno dei luoghi di provenienza di Coppi, ovvero Tortona, sede dell’Associazione Fausto e Serse Coppi.

Il percorso cronologico continua nella II sezione con il racconto delle prime grandi vittorie, quelle che, come il Giro d’Italia del 1940, impongono Fausto all’attenzione degli sportivi o, nel 1942, gli permettono di essere il nuovo recordman, con la conquista del nuovo primato italiano dell’ora al Velodromo Vigorelli di Milano. Foto, giornali e rari cimeli di collezioni e prestatori privati (come la prima maglia rosa della sua carriera, il casco con cui corse al Vigorelli, la bici dell’amato fratello Serse, con cui condivideva la passione per le corse) raccontano queste prime grandi vittorie, ma anche la vita da soldato di Fausto, che come tutti gli italiani di allora, nel 1940, dopo l’entrata del Paese in guerra, venne chiamato alle armi, per poi finire prigioniero degli inglesi in Africa Orientale e riuscire a tornare in Italia, avendo tra i primi pensieri quello di recuperare una bicicletta da corsa, dopo l’8 settembre. Di armi, ma per altri scopi e con più pacifiche intenzioni, Coppi era poi appassionato: oltre al ciclismo, una delle altre passioni, che lo accompagnerà, anch’essa, fino alla fine dei suoi giorni: quella per la caccia, tema del primo focus di approfondimento del percorso espositivo, passione documentata anche dalla immagini filmate d’archivio e da alcuni cimeli.

La III sezione, All’indomani della Guerra, tratta il periodo compreso tra il 1946 e il 1948: passato nel ’46 alla Bianchi e sposatosi nel ’47 con Bruna Ciampolini, dalla quale nello stesso anno ha la figlia Marina, in questi anni Fausto colleziona una serie di grandi vittorie, documentate da riviste, biciclette, maglie e vari cimeli, quotidiani e fotografie, tra cui quelle scattate da Vito Liverani, che ha fotografato l’intera carriera del grande campione. La sezione racconta dunque le più importanti gare ciclistiche in cui Fausto si cimentò nella seconda metà degli anni Quaranta, dalla Milano-Sanremo vinta nel ‘46 alla doppia vittoria (Giro d’Italia e Tour de France) del ’49, passando per la terza maglia rosa conquistata, nel ’47.  La sezione dedica spazi di approfondimento anche a tutti coloro che sono stati al fianco del Campionissimo: la squadra, i gregari, gli assistenti, con i quali condivideva allenamenti, gare, vittorie, momenti di difficoltà, riposo e svago. Un secondo spazio di approfondimento, inoltre, viene dedicato al rapporto di Coppi con i grandi avversari, primo tra tutti quello con Gino Bartali – iniziato nel ’40 -, su cui tanto si scrisse e sul quale l’Italia si divise tra coppiani e bartaliani e approfondito anche dai filmati del tempo.

Gli anni dei grandi successi, che valsero a Fausto il titolo di Campionissimo, periodo caratterizzato però anche da momenti di grande dolore e difficoltà, sono l’argomento della IV sezione, Dalla gloria allo sconforto. Tra il 1950 e il 1955 Fausto conquista nuovamente la maglia rosa (nel 1952 e nel 1953), quella tricolore (nel 1955, dopo le tre vinte negli anni Quaranta), quella gialla (nel 1952) e, nel 1953, quella iridata di campione del mondo (presente in mostra), oltre a collezionare numerose altre vittorie; ma nel 1951 viene colpito da un lutto dolorosissimo,  quello per la morte del fratello Serse, e più volte, in questo periodo, è costretto a fermarsi o ritirarsi dalle corse a causa di cadute e incidenti che gli impediscono di pedalare. Sono, inoltre, gli anni del rapporto, per quegli anni scandaloso, con Giulia Occhini, la “dama bianca”, di cui sono esposti in mostra alcuni oggetti personali: la loro relazione, essendo entrambi già sposati, comportò nel 1955 una condanna con accusa di adulterio, e i due riuscirono a celebrare le loro nozze solo in Sud America, dove nacque il loro figlio Faustino. Si è dunque deciso di raccontare non solo il Coppi campionissimo, ma anche il Fausto umano, terreno nei suoi dolori, dedicando uno spazio ai suoi momenti di difficoltà.

Nei suoi ultimi cinque anni di vita – argomento della V sezione – Coppi continua a conquistare vittorie, come il Gran Premio di Lugano del 1957, il Baracchi dello stesso anno vinto con Baldini e altre, e progetta di mettere su una squadra da dirigere insieme all’avversario e amico Bartali, la San Pellegrino, di cui però non vede la luce: nel dicembre del 1959, partito per l’Africa per partecipare a delle battute di caccia, viaggio documentato dalle immagini filmate presenti in mostra, girate proprio in quell’occasione, Coppi contrae la malaria. Tornato in Italia, in preda alla febbre, muore nel giro di poco tempo all’ospedale di Tortona il 1 gennaio del 1960. Ai suoi funerali tantissimi furono coloro che, tra uomini, donne, bambini, sportivi, amici, contadini, intellettuali, giornalisti, manifestarono il loro affetto e la loro ammirazione per una delle figure più amate del dopoguerra, uno sportivo tenace, silenzioso, un po’ ritroso, in grado però di coinvolgere ed appassionare, di entrare in contatto con gli ammiratori, di diventare un’icona popolare, il simbolo di un successo conquistato con la forze delle sole gambe, della fatica, dell’impegno e dell’umiltà.

Le lettere spedite dai fans e le cartoline, l’eccezionale collezione di figurine concesse in prestito da Salvatore Acri, i giornali esposti in chiusura del percorso espositivo danno conto proprio di questo aspetto fondamentale della mitologia di Coppi, il suo essere entrato, e di far parte ormai in maniera indelebile, nell’immaginario degli italiani. 

 

 

 

In collaborazione con: Gazzetta dello Sport

Partner ufficiale: Cinecittà Luce

Collaboratore tecnico: Rai Teche

 

Organizzazione e realizzazione: COMUNICARE ORGANIZZANDO

Catalogo: Gangemi Editore

Orario: dal lunedì al giovedì: 9.30 – 18.30; venerdì, sabato e domenica: 9.30 – 19.30

INGRESSO GRATUITO

Per informazioni: tel. 06/69202049