OMAGGIO A MARIO MORETTI 1 ottobre ore 20.45 C.T.M. Centro Teatrale Meridionale Soc.Coop. Domenico Pantano Saverio Vallone Grazia Schiavo PITAGORA  E  LA  MAGNA GRECIA. Testo e regia di  Mario  Moretti. con la partecipazione straordinaria di Marcello Perracchio e con Pier Paolo De Mejo, Antonio Pisu, Sara Platania, Maria Marino, Vittorio Chia, Chiaraluce Fiorito, Claudia Ferri, scene Gianluca Amodio, costumi Cabiria D’Agostino, realizzazione scenografica OCSA srl Roma. La figura di Pitagora emerge dal passato con la prepotenza del mito nel nostro mondo, un mondo che non ha mai fatto a meno di santi e di eroi come di profeti veri e di  profeti falsi, di guru e di cialtroni truccati  da guide spirituali.

 Le analisi e le congetture sulla presenza di Pitagora nella Grecia del VI secolo a.C.  sono tali e tante da convalidare la tesi della “questione pitagorica”, non meno significativa della “questione socratica”. Come Socrate Pitagora non ha lasciato testimonianze scritte del suo pensiero e tanto meno frammenti autobiografici. Come quella di Socrate la sua fine è stata traumatica, ma, a differenza di Socrate, che ha avuto biografi contemporanei accreditati, quelli di Pitagora sono vissuti dieci secoli dopo di lui : in particolare i più attendibili, da Diogene Laerzio ai neo-platonici Porfirio di Tiro e  Giamblico di Calcide. Lo studioso tedesco Carl A. Huffman sostiene,  in un suo saggio del 1999,  che la figura più importante del “primo pensiero greco”  sembra “significare troppo o troppo poco, al punto che scrivere qualcosa su di lui sarebbe praticamente impossibile”.  Non lo è stato: le biografie serie e quelle  più o meno romanzate  di Pitagora sono sterminate, e le analisi del suo pensiero sono da tempo materia scolastica. 

Il teatro, tuttavia, almeno a quanto mi risulta, non si è mai occupato di Pitagora, anche se si è mosso con arditezza nel campo della biografia scenica e non si è peritato di evocare grandi personaggi come Giulio Cesare, Napoleone, Elisabetta d’Inghilterra, in un galleria sterminata che arriva fino ai contemporanei. Pitagora, grande  pensatore e matematico esaltato dai più  ma anche screditato dai pochi –  tra i quali spicca   Eraclito, il suo contemporaneo, che lo definiva tout court un “ciarlatano” – si presenta ora come  “personaggio teatrale”. Agli spettatori e agli esperti il compito di valutare la portata della sua    natura scenica anfibia,  che galleggia tra terra e cielo, tra mari e prati, tra monti e foreste, rubando favole alla realtà e creando  storie dalla leggenda.

 Mario Moretti