Il più piccolo paese del Centroamerica ha finalmente una sua guida turistica. Il volume – edito da Polaris e realizzato da Federico Geremei – è il primo in assoluto in Italiano e uno dei pochi al mondo dedicati esclusivamente ad El Salvador. Una novità editoriale di alto livello: oltre trecento pagine di informazioni dettagliatissime e preziose, un lavoro di ricerca minuzioso e rigoroso. Il risultato è un grande affresco, sorprendente ed emozionante.
L’America centrale tutti sanno dov’è ma quasi nessuno è in grado di collocare correttamente su una cartina le bandiere delle diverse nazioni. Hanno avuto storie simili, drammi simultanei, speranze e slanci che si sono alimentati vicendevolmente. Ortega, Noriega, Managua, Antigua, Conchagua: si fa in effetti fatica a orientarsi tra la storia e la geografia mesoamericana.
Ma per quale motivo, una volta deciso di andare da quelle parti, viaggiare in Salvador e non altrove? La superficie della piccola repubblica è pari a quella dell’Emilia Romagna e da vedere c’è tantissimo. In poco tempo si gira un paese tornando carichi di immagini e aneddoti su posti incredibili visitati solo da qualche raro straniero di passaggio. Una serie di ambienti che promettono un’immersione incessante, ricca di località e densa di esperienze. Tre dozzine di vulcani, la metà dei quali attivi. Foreste tropicali e pueblos coloniali, una miriade di fiumi e tre metropoli moderne. Dune, lagune e montagne. Ogni tre giorni una fiesta patronal, spiagge con le palme e il cocco da cartolina che si alternano a scogliere sul mare, baie deserte e litorali animati. I luoghi della guerra civile di un paese finalmente riconciliato accessibili al viaggiatore tra trincee, crateri di granate e chiese ferite dalle pallottole. Cibo e refrescos a tutte le ore, dovunque. Gite a cavallo sulle colline, tra fumarole, giardini e campi di mais, fagioli e repollo (verza).
Nel giro di poche ore si passa da una piantagione di caffè a mille metri con vista sul Pacifico ad una chiesa coloniale in una valle stretta e nascosta, per poi gustarsi un coctèl di molluschi sulla spiaggia e finire in mezzo alle montagne – tra aria purissima e silenzio – oppure rientrare in città per un po’ di musica, un reading di poesie o una partita allo stadio.
È un libro da leggere, non da sfogliare. Iniziando dal titolo che va pronunciato come si deve: non si dice Salvador ma El Salvador e l’accento va sulla o, non sulla a. Non resta che immergersi nel paese dei “guanacos“.