Dopo aver chiuso le agenzie passeggeri, dopo aver eliminato il classico biglietto a cuponi, dopo aver forzato il pubblico a comprare in via telematica, chi oggi vuole acquistare un biglietto aereo usando la carta di credito, dovrà pagare una fee. Ultima in ordine di tempo ad adottare quella che ormai è divenuta una deprecabile prassi è la British Airways la quale, da quanto è dato apprendere, a partire dal prossimo marzo sarebbe decisa ad applicare una charge di 4,5 sterline sulle prenotazioni in classe economica per chi paga il biglietto facendo uso della carta di credito.

Abbiamo definito la prassi deprecabile perché in realtà l’applicazione di un sovrapprezzo per l’uso di una certa modalità di vendita dovrebbe presupporre la possibilità di scelta fra diverse opzioni. Di fatto invece, con l’estendersi delle vendite elettroniche l’uso di una carta di credito è un passaggio  pressoché obbligato e pertanto voler mettere una fee su quello che è un obbligo e non una libera scelta, suona chiaramente come un sopruso o, nella migliore delle ipotesi, una presa in giro.

Facendo un esempio con quanto avvenuto in alcune città italiane, tutti ricordiamo che quei municipi che avevano imposto il pagamento dei parcheggi nelle aree a strisce blu, sono stati costretti a rivedere una tale politica mettendo anche a disposizione un certo numero di parcheggi liberi, altrimenti si era in presenza di una nuova tassa senza possibilità di scelta.

Al momento della loro apparizione i vettori low cost  avevano fatto delle voci ancillari una loro fonte di revenue sostanziale, attirandosi fra l’altro le critiche di tutti i vettori legacy, ma oggi i fatti dimostrano che la moda è dilagata. Ma la responsabilità è ben differente fra i due tipi di vettori.

Se infatti le compagnie LCC avanzavano l’attenuante che il loro biglietto costava poco e queste voci supplementari servivano a sostenere il loro bilancio, una tale scusante non regge nel caso delle compagnie tradizionali.

Assai eloquente per valutare l’andamento di questa voce è quanto accade in casa Ryanair. I bilanci del vettore irlandese, capostipite delle LCC europee, mostrano che nell’ultimo anno fiscale (quello terminato il 31 marzo 2010) le ancillary revenues coprono il 22 % del totale entrate mentre cinque anni prima si attestavano al 14%.  Ma ancora più significativo è il particolare che mentre nello stesso periodo il totale revenue è aumentato del 126% contestualmente quello delle ancillary fa registrare un + 248 per cento.

Ryanair – Comparazione Ancillary su Revenue

                        TTL operating revenue          Ancillary

Anno 2005:      1.319.037.000            190.921.000    (14,47%)

Anno 2010:     2.988.100.000             663.600.000    (22.20%)

                             + 126%                      +248%

Appare evidente che le entrate ancillary godono di ottima salute e nessuno pensa a ridimensionarle, tutt’altro. In questi giorni però le stesse fanno discutere anche per altri motivi.

La moda delle aerolinee di ampliare il costo complessivo del passaggio aereo aggravandolo di costi supplementari, del tutto arbitrari e determinabili solo con il procedere della transazione di acquisto in via telematica, non piace ad alcuno, al passeggero normale e tantomeno alle aziende che producono il traffico business. L’argomento è stato anche recentemente trattato a Milano al Forum Acte.

Al di la della indubbia attrattiva che una bassa tariffa può avere sull’occhio del potenziale acquirente, è un dato di fatto che il prodotto ideale per quest’ultimo viene fornito da una sola caratteristica: poter subito determinare, at glance, quanto un certo prodotto costerà, senza alcuna sorpresa aggiuntiva.

Sarebbe inaccettabile -ad esempio- se pernottando in un albergo al momento del check-out andando a pagare il conto, al cliente oltre alla tariffa per l’uso della stanza venisse richiesto di pagare servizi aggiuntivi quali l’aver usato l’aria condizionata, o aver acceso il televisore, o  aver usato l’apparecchio per asciugare i capelli o essere andati un giorno a farsi un tuffo nella piscina dell’albergo. Non vi è dubbio che una simile ipotesi farebbe storcere la bocca a tutti noi, eppure a ben riflettere il biglietto aereo si sta trasformando con queste stesse modalità. Più precisamente esso è stato sempre caratterizzato da costi ancillari da quando sul mercato sono apparse le low cost, ma sta ora subendo la stessa metamorfosi anche per i vettori tradizionali. Ed è davvero paradossale annotare come questi dopo aver per anni criticato il modo di tariffare delle LCC, ora fanno a gara per emularne le trovate.

Antonio Bordoni