“Dopo aver partecipato ad una conferenza a Monaco, ho scambiato due chiacchiere con una cameriera di un ristorante la quale mi aveva detto che voleva andare in vacanza in Tailandia. Pensando alle aerolinee che facevano parte  della mia associazione, chiesi con chi avrebbe volato.  Mi rispose dicendo che la sua prima scelta sarebbe stata “ovviamente”  la Emirates. “

L’aneddoto è stato pronunciato da Ulrich Schulte-Strathaus, segretario generale dell’AEA l’associazione dei vettori aerei europei, nell’ambito di una conferenza da lui tenuta  a Barcellona il 18 settembre 2011.

Il discorso è poi proseguito, come era da spettarsi,  tornando sul problema dell’espansione dei vettori del golfo e asiatici nonché sull’impatto che ciò potrà significare per i vettori europei.

 

In ogni tempo, in ogni momento c’è stato sempre il ribelle, il “fuori dal coro” da attaccare, colui che viene indicato come l’eretico di turno che disturba la quiete. Chi è addentro al settore industria aerea sa bene gli attacchi che hanno dovuto subire compagnie come Laker Airways o People Express colpevoli negli anni settanta di voler anticipare i tempi delle tariffe liberalizzate quando esse erano ancora tabù, un qualcosa che i vettori  ortodossi non avrebbero mai permesso.

Ogni periodo è stato contrassegnato dai vettori “legali” e quelli cosiddetti ribelli ma se guardiamo indietro dovremmo onestamente ammettere che alla fine sono stati quest’ultimi quelli che avevano visto giusto, soltanto che magari avevano sbagliato il momento storico, anticipando i tempi.

Anche i nostri tempi hanno i loro ribelli.  Prosegue infatti l’attacco delle compagnie europee, quelle per intenderci che con le loro alleanze monopolizzano i traffici mondiali, verso chi delle alleanze non ne vuol sentir parlare leggasi ad esempio le compagnie arabe del golfo.

Volendo “cadere dalle nuvole” e trattando l’argomento con ingenuità ci si potrebbe tranquillamente domandare, ma scusate cosa c’è di male se ogni vettore ha una sua idea sulla strada che vuole seguire? C’è chi vuol andare avanti con le alleanze,  c’è invece chi dichiara di non volervi mai aderire, allora cosa c’è di scandaloso in queste posizioni divergenti, ma secondo noi  del tutto comprensibili?

A nostro parere se c’è una cosa altamente criticabile… è il fatto di criticare chi non vuole accettare le nostre idee. L’Europa da questo punto di vista è davvero in prima linea.

Come abbiamo in altre occasioni evidenziato, dopo aver costruito i bastioni della sua fortezza, essa semplicemente non accetta l’idea che altri attori non appartenenti  al continente possano agire o pensare differentemente da quelli che sono i comandamenti da lei diramati. La recente disputa  apertasi con gli Stati Uniti sulle ETS (emissioni di CO2) ne è solo l’ultimo esempio. E nel portare avanti questa politica non potendo certo “ordinare” agli altri su come comportarsi, viene usata una teoria molto subdola consistente nella necessità  di giocare  “ in a level playing  field”.

Ora soltanto sull’uso e sul significato di questo termine ci sarebbe da aprire un ampio dibattito, in quanto a chi è minimamente addentro al settore dell’aviazione civile non può sfuggire il particolare che quel campo livellato cui oggi si accenna,  altro non è che quel campo che si è voluto scientemente dislivellare  lanciando la deregulation.

Deregolamentare i cieli avrebbe voluto per l’appunto significare  “i governi escano dalle aerolinee e queste siano lasciate libere di operare come meglio credono”. E invece, guarda caso, proprio noi europei che abbiamo voluto copiare la deregolamentazione Usa e che dovremmo essere maestri nel  lasciar libere le aerolinee di  agire come meglio credono, noi oggi critichiamo chi vuol andare per la sua strada.

Il  fatto è che, al limite, all’interno del mercato europeo si potrebbe pure pretendere di avere il cosiddetto piano da gioco livellato, si pensi ad esempio all’argomento degli aiuti concessi dagli aeroporti ai vettori, o ad una politica comune per la concessione degli slots, ma è evidente che i problemi sorgono allorché si pretende di voler estendere questi concetti a Paesi come quelli del Golfo.

Insomma l’Europa continua a diramare regole e regolamenti a nome di tutti i vettori che si trovano sotto la sua giurisdizione,  ma ogni tanto si accorge che in altre aree del globo le aerolinee non hanno i lacciuoli di burocrati regionali che dicono loro cosa fare e pertanto quest’ultime sono libere di meglio operare come credono,  e a questo punto nella UE vanno in tilt: quante analogie con ciò che sta accadendo alla cosiddetta moneta unica..!

Antonio Bordoni