Il settore dei trasporti non trova pace. In particolare l’aviazione civile in questi ultimi tempi mostra segni evidenti di usura e di mal sopportazione che mai si erano registrati negli anni in cui il comparto era regolato da norme univoche e universali.  E’ un dato obiettivo cui bisogna prendere atto e cioè che nei tempi in cui le compagnie aeree, e l’intero settore, dovrebbero disporre di massima libertà di movimento grazie alla deregolamentazione, è tutto uno scontro sui più disparati aspetti.

Il 2011 si era chiuso, e il corrente anno si è aperto, sulla scia della incredibile querelle determinatasi al Leonardo da Vinci sulla tariffazione riconsegna bagaglio, un contenzioso tuttora aperto fra compagnie aeree e gestore che si ripercuote direttamente sui passeggeri che transitano sullo scalo romano. Ma non è certo questa l’unica diatriba che ha caratterizzato questo avvio di anno.

Al Parlamento italiano è scontro aperto tra il partito della Lega ed il governo sulla concessione dei diritti di quinta libertà a Singapore Airlines per operare fra Malpensa e New York. In merito il ministro Corrado Passera ha dato il suo parere contrario; l’argomento è rimbalzato su tutti i quotidiani nazionali.  Di certo un problema squisitamente tecnico riguardante la concessione  di traffico su una  rotta  a favore di un vettore straniero, mai e poi mai avrebbe avuto risalto nelle cronache cittadine, e tantomeno nel parlamento. se non fosse per il particolare che un partito politico sente la necessità di intervenire in merito e dire la sua.

Questa è una prova che l’apertura di una rotta commerciale a favore di una certa compagnia aerea è ancora oggi soggetta agli umori, e agli interessi,  di molti soggetti con buona pace di coloro che credevano che in tempi di liberalizzazione ciò non potesse più avvenire.

In Gran Bretagna il prestigioso settimanale “The Economist” è recentemente intervenuto con appunti molti critici, sul progetto di portare l’alta velocità ferroviaria fino a nord di Londra in quanto a loro pare il servizio, se attuato, farebbe deragliare le finanze pubbliche.

Se la realizzazione delle prime linee dei cosiddetti treni veloci (TGV o TAV), non aveva incontrato difficoltà a causa forse di una sottovalutazione dell’impatto sull’ambiente, da tempi recenti invece, come ben sappiamo anche noi qui in Italia, l’apertura di nuovi segmenti ha incontrato l’aperta ostilità dei  propietari dei terreni e delle organizzazioni a tutela dell’ambiente.

Non è un mistero che a livello internazionale nell’ambito di quest’ultime, il treno era stato inizialmente visto come l’alternativa all’inquinante mezzo aereo il cui sviluppo se da una parte serve a soddisfare gli appetiti dei gestori aeroportuali, dall’altra crea esattamente le stesse problematiche ambientali allorchè qualche aeroporto vuole allargarsi  ed ospitare nuove linee.

In quest’ultimo caso tuttavia non vi è solo il problema dell’esproprio terreni o del cambio d’uso degli stessi, ma anche la mal sopportazione per l’inquinamento acustico che viene generato nelle aree interessate dagli arrivi e partenze dei velivoli.
Il dilemma quindi non è di poco conto: dare via libera ad altri collegamenti aerei low cost mettendo da parte i progetti per i treni veloci, o viceversa? Ma se si contestano entrambi, come la mettiamo?
Proprio in merito a questo problema va ricordato come l’introduzione di una nuova tassa ecologica a carico delle aerolinee da parte della UE ha provocato una vera e propria battaglia internazionale sulle modalità di applicazione della stessa, quindi un nuovo campo di contenzioso.

E ancora in questa apertura di anno un’altra notizia che mette in mostra l’alta criticità in cui si muove il sistema aviazione a livello mondiale è data dalle cifre record fatte registrare da Heathrow nell’anno 2011. Lo scalo londinese ha toccato  i 69,4 milioni di passeggeri (+5%) e 477.000 movimenti di aeromobili.

Cifre eccellenti di aumento del traffico, ma ora di fronte a questi lusinghieri numeri si pone un problema.  Lo scalo londinese ha un tetto/limite di 480.000 movimenti annuali, mentre il numero passeggeri lavorati significa aver toccato il 99,2 percento della capacità strutturale….quindi prospettive di sviluppo praticamente azzerate.

Ciò è inconcepibile nell’odierno modo di intendere una struttura industriale in quanto il modello dominante più che basarsi su ciò che si è ottenuto oggi, si regge solo in virtù delle previsioni del domani e ciò in ossequio al principio (a nostro personale parere del tutto folle e mefistofelico) che la produzione industriale in qualsivoglia settore deve sempre e solo aumentare, ma mai, per carità, pronunciare il termine “ristagnazione”.
In questo ambito il trasporto aereo viene a trovarsi, come si suol dire, fra l’incudine e il martello. Parlando infatti di aumento del traffico aereo si viene a toccare un duplice aspetto; da un lato abbiamo l’aerolinea chiamata a portare più passeggeri, dall’altro troviamo l’aeroporto che dovrebbe adeguare le sue infrastrutture.  Ora per quanto riguarda il primo aspetto, la recente introduzione della nuova tassa mostra che l’aereo è sotto mira degli ambientalisti a causa della sua caratteristica  di mezzo inquinante (sulla quale in effetti ci sarebbe molto da discutere), mentre sull’altro fronte, quello delle infrastrutture a terra, tutti ben sappiamo dei comitati che sorgono nei comuni contro l’espansione degli aeroporti e i problemi causati dal rumore dei velivoli.

Quindi stiamo attraversando un momento storico nel quale le imprese commerciali per poter sopravvivere devono mostrare numeri in costante crescita, ma quest’ultimo fatto si scontra ovunque con cittadini stanchi di vivere in un mondo sempre più caotico e inquinato.
In attesa di tornare agli idrovolanti, non è difficile vedere un futuro piuttosto nero per il trasporto aereo.

Antonio Bordoni