Di Cecilia Emiliozzi.

 

Alla conferenza del 13 gennaio scorso a Roma, in Campidoglio, illustrissimi relatori e un parterre de rois. Come dire, gli Stati Generali del turismo tutti presenti, visto l’argomento che mirava a sviscerare il futuro del settore, ma poco pubblico e poca stampa. Da segnalare un’attenta classe di istituto superiore per il turismo determinante per fare numero.

Significativo di qualcosa? Possiamo azzardare l’ipotesi di una certa disillusione nei confronti del dialogo e della progettualità, o di una mancanza di interesse per incontri di questo genere? Certo è che se ad una conferenza stampa di inizio anno in cui si fanno bilanci e si azzardano ipotesi non si dà tutta questa importanza qualcosa vorrà dire.

L’impressione è quella di una grande stanchezza, o meglio di un’autoreferenzialità sempre maggiore del mondo del turismo, in cui gli addetti ai lavori, pure se capacissimi, non fanno altro che parlarsi fra loro. Le istituzioni sono interlocutori un po’ latitanti, che danno l’idea di essere impegnate su fronti ogni volta più decisivi di quello del turismo. Insomma quella che dovrebbe essere la risorsa più importante del nostro paese stenta (ancora!) ad essere presa davvero sul serio.

Peccato. Peccato perchè le occasioni ci sarebbero, e la capacità di coglierle anche.

Competente ed appassionato della propria città, Antonio Gazzellone, Delegato al Turismo di Roma Capitale, ha individuato nel proprio intervento problemi vecchi e nuovi. Centrale, nella sua visione, la necessità di fare promozione soprattutto a livello internazionale. -“Il concetto di vivere di rendita rispetto al proprio patrimonio artistico-culturale non regge più”- ha dichiarat o-“Ormai bisogna capire che servono i servizi, le infrastrutture, e soprattutto campagne di marketing intelligenti e mirate”.

Giusto: ci sono paesi con risorse turisticamente molto meno interessanti delle nostre che ci hanno superato da anni perchè hanno saputo incontrare il mercato. Hanno investito sulla promozione e su settori di domanda in pieno sviluppo. Ecco allora che nei progetti di Roma per il prossimo anno c’è la presenza nelle maggiori fiere del settore e l’organizzazione in loco di workshop ed educational, senza tralasciare le attrattive dei prodotti tipici.

Pubblicità, dunque, ma anche “altri turismi”: Gazzellone sottolinea l’enorme (e poco sfruttata) potenzialità di Roma e dell’hinterland nei segmenti congressuale ed incentive, vero business per molti altri competitors. Il II Polo turistico di Roma, in via di ultimazione, è infine per il Delegato di Roma Capitale un’altra grande sfida che può far vincere molti, senza assurde competizioni interne o vere e proprie lotte fratricide.

Del II Polo ha parlato anche Federico Guidi, Presidente Commissione Bilancio di Roma Capitale, come di una grande occasione. Ma Guidi ha posto l’accento su un punto dolente del nostro modo di fare turismo: l’abusivismo. Da quello dei taxi a quello delle guide, l’abusivismo parla di un paese obsoleto, incapace di darsi delle regole, prigioniero ancora una volta di un’immagine naif che non paga più. Regolamentare la nostra offerta – da tutti i punti di vista – è allora necessario per essere credibili e di conseguenza turisticamente interessanti, per dare  l’idea di un paese serio e ben consapevole delle caratteristiche della propria offerta.

Un punto sul quale ha molto insistito Carmen Bizzarri, Docente di Economia del Turismo presso l’Università Europea di Roma, è la necessità di “fare sistema” per far sì che il turista abbia a propria disposizione diversi servizi e spenda di più. Con una brutta espressione, per la verità, come “purgare il turista”, la Dott.ssa Bizzarri ha inteso sottolineare che esistono molti modi per far sì che le presenze siano anche consumi. Uno di questi è senza dubbio il coinvolgimento delle periferie, che possono avere attrattive complementari a quelle del centro storico. Si è tornato a parlare del controverso contributo di soggiorno, considerato da molti “una scommessa vinta” perchè in gran parte reinvestito nella promozione, o della necessità di mettere in relazione città e regione, ovvero città e territorio circostante. Ottimista Stefano Zappalà, Assessore al Turismo e Marketing della Regione Lazio, che ha parlato dell’incremento degli arrivi nazionali del 5% e del progetto di distribuire personale addetto al turismo negli uffici provinciali.

Si sono sfiorati argomenti già ampiamente trattati come quello della valutazione delle strutture ricettive, delle tasse per gli albergatori basate esclusivamente sulla metratura, dei prezzi e della professionalità, oltre che l’annosa questione dell’apertura serale dei musei. La conclusione? Una grande chiarezza nell’analisi di ciò che non va e di ciò che si potrebbe fare con una inspiegabile, poi, paralisi nel momento di tradurre tutto questo in azioni concrete. E nella latitanza, si dica, delle istituzioni a livello nazionale.

Cecilia Emiliozzi