di Manuela Ippolito.

 

Dalla comparsa sulla scena di vecchi T.O., all’ipotesi agenzie di viaggio in Astoi, fino alle strategie per la ripresa dei consumi e viaggi.

Non c’è dubbio che il settore viaggi e turismo si trovi di fronte ancora una strada tortuosa e piena di ambiguità. Consumi fermi, intermediazione sempre più a rischio e strategie di recupero che sembrano essere latitanti. Abbiamo incontrato Nardo Filippetti, neo Presidente Astoi per avere qualche suggerimento su come affrontare i pericoli del mercato  e per sapere quale potrebbe essere il futuro del mondo associativo.

Iniziamo da uno dei problemi che ultimamente richiama maggiormente la nostra attenzione, ovvero la comparsa sulla scena di vecchi T.O…volti più o meno noti. Quali sono i rischi di questo riciclaggio sul mercato, soprattutto per i t.o. che ci sono ancora? Anche il consumatore…ormai più consapevole delle dinamiche, viene danneggiato?

“Innanzitutto è doveroso fare una distinzione tra chi ha chiuso la propria attività senza impatti traumatici e chi, da un giorno all’altro, è uscito di scena lasciando clienti a terra ed onerose pendenze economiche nei confronti di fornitori, rete di distribuzione o altri operatori. Purtroppo la nostra legislazione oggi consente anche a questi ultimi soggetti di reimmettersi sul mercato ripresentandosi, dopo operazioni varie di maquillage, apparentemente “vergini”  e così facendo concorrenza agli altri operatori che, con fatica, fanno di tutto per andare avanti, soprattutto in questa situazione attuale. Sul versante dei consumatori, invece, diciamo che i tour operator dalla riconosciuta affidabilità hanno la capacità di dare al proprio brand una forza tale da indurre il cliente a recarsi sereno in agenzia, perché consapevole di  mettersi nelle mani giuste per un viaggio privo di preoccupazioni. Sappiamo che oggi i clienti sono sempre più informati e, dunque, immaginiamo che siano altrettanto capaci di fare le giuste distinzioni”

 

Quale futuro per le associazioni? Tempo fa si parlava dell’eventualità di far entrare le agenzie di viaggio in Astoi…potrebbe essere un’ipotesi, e quali potrebbero essere le opportunità per il mondo associativo?

“L’apertura al mondo distributivo è un percorso avviato lo scorso inverno. Lo stiamo completando in tutte le sue fasi organizzative e vedrà il proprio compimento a breve. La nuova denominazione della  nostra Associazione, Astoi Confindustria Viaggi, è stata scelta proprio per attribuire significato all’ingresso dei  protagonisti dell’intermediazione e per dare risalto all’estrema necessità di unitarietà del comparto. A mio parere, l’unico modo per raccogliere e fronteggiare le sfide di  un mercato interessato da  profondi cambiamenti ed importanti trasformazioni è proprio quello di creare un’associazione che possa rappresentare, in modo coeso e senza inutili distinzioni o conflitti, un comparto in grado di parlare con una sola voce nei confronti di tutti gli interlocutori, istituzionali e non.  E’ giunto il momento di mettere a frutto i fattori trasversali unificanti; infatti, la dicotomia tra tour operator ed agenzie,  in un contesto pienamente globalizzato che vede tutti i player operare in sistemi sempre più complessi, grazie anche al ruolo di primo piano rivestito dalla tecnologia, risulta ormai obsoleta. La nostra mission continua ad essere quella di fare aggregazione per portare avanti, in una congiuntura particolarmente delicata come l’attuale, le istanze tanto dell’organizzazione che della distribuzione dei viaggi, evitando quelle frammentazioni che da sempre ci hanno penalizzato”

I consumi si sono decisamente rallentati, sul fronte viaggi regna ancora l’incertezza. Quali strategia per una leggera ripresa? Per esempio in Spagna i t.o. di media dimensione hanno deciso di non ricaricare sui clienti l’aumento dell’IVA..hanno agito con una logica comune. Crede sia una buona scelta in questo momento?

“Sicuramente agire con unità d’intenti paga sempre, e così paga anche tendere una mano ai clienti, tartassati pure loro da tasse e balzelli. Tuttavia, mi consenta una battuta: nel nostro Paese, unico caso al mondo in cui la pressione fiscale è salita al 55%, sinceramente, oggi non si può proprio più chiedere alle imprese ed ai cittadini di farsi carico di ulteriori oneri. L’iniziativa dei colleghi spagnoli può definirsi sicuramente meritoria, ma in Italia, con il previsto incremento dell’IVA al 23%, l’ipotesi di un assorbimento di tale aumento da parte delle imprese rischierebbe di far affondare chiunque. Allo stato attuale, non esistono operatori in grado di assorbire altri costi, già molto cospicui, specie a fronte di marginalità che, come noto, sono invece minime. Ciò di cui il nostro settore ed il nostro Paese hanno bisogno per ripartire non può essere, quindi, l’iniziativa di alcuni coraggiosi che si fanno carico, al posto di altri, di zavorre aggiuntive, mettendo a rischio la propria stessa esistenza. Oggi abbiamo bisogno di interventi e misure che rilancino l’economia, facendo riprendere i consumi di tutti i tipi di beni, compresi i viaggi”.