L’analogia è impressionante e, nel caso volessimo una ennesima prova, in questi giorni abbiamo un nuovo caso che dimostra che l’aviazione civile è una industria ad alto rischio di contagio. Era già accaduto negli anni sessanta/settanta quando preso atto che le compagnie charter avevano successo e distoglievano traffico ai vettori regolari, quest’ultimi presero l’iniziativa uno dopo l’altro di fondare la loro compagnia a domanda. Chi prima, chi dopo tutti questi vettori sussidiari chiusero i battenti e le aerolinee ripresero la loro strada da sole.
Ora sostituiamo al termine charter quello di low cost e troveremo che tutte le compagnie aeree regolari, di fronte al momento di gloria attraversato dai LCC, hanno tentato o stanno tentando di fondare la loro sussidiaria no-frills. Ricordiamo l’esperimento “Go” per British Airways, e gli odierni tentativi di Transavia per Klm-Air France, di Iberia Express per la IAG solo per rimanere nel nostro continente senza andare a scomodare gli innumerevoli tentativi portati avanti dalle majors statunitensi. Ed ora è la volta di Lufthansa.
In effetti già dallo scorso maggio si era avuto sentore che qualcosa era nell’aria. Il gigante tedesco commentando i risultati del primo trimestre aveva annunciato un drastico ridimensionamento dello staff e la necessità di risparmiare 1,5 miliardi di di euro entro la fine del 2014 a causa del rincaro del carburante e della concorrenza delle compagnie low cost. Nei primi 3 mesi del 2012 si era registrata una perdita operativa di 381 milioni di euro.
Per la verità il trend negativo era stato in gran parte annullato grazie ai buoni risultati ottenuti nel corso del secondo trimestre dell’anno che aveva portato l’operating loss a meno 20 milioni di euro da Gennaio a Giugno. Tuttavia il fatto che nei primi sei mesi del 2011 si erano registrati 114 milioni di euro di profitto deve aver indotto LH ad accelerare i tempi: “non possiamo evitare di prendere qualche spiacevole decisione” le quali però aggiunge il comunicato “ non comprometteranno la qualità”.
Avvertiamo che così come accaduto per il tentativo Lufthansa-Italia anche questa mossa potrebbe rivelarsi nel tempo un altro flop messo a segno dalla compagnia germanica e i motivi son presto detti. Sappiamo bene che i settori a corto raggio europei sono divenuti territori minati non solo per LH, ma anche per gli altri vettori europei che operano sull’intercontinentale. La causa è facilmente intuibile pensando che i tre gruppi capitanati da LH, BA-IB, AF-KL operano su vaste reti a lungo raggio le quali rappresentano l’eredità di tempi passati con il particolare però che operando all’interno di alleanze, i vettori “satelliti” sono stati in pratica forzati a dirottare il loro traffico a lungo raggio sui tre hub “pigliatutto” di Francoforte, Londra-Madrid, Parigi-Amsterdam.
Ora si sta verificando che tutti i voli intraeuropei delle controllate che dovrebbero per l’appunto portare feederaggio sugli hub sono scarsamente remunerativi quando non in perdita, e i loro risultati portati nel consolidato contribuiscono ad affossare le cifre del gruppo; stessa situazione in perdita si riscontra sui collegamenti operati direttamente dalle stesse capogruppo sul corto-medio raggio. In questa ottica LH ha per il momento annunciato che durante la stagione invernale sospenderà i collegamenti da Francoforte a Larnaca, a Palma de Majorca, Casablanca e Gatwick. Ma le compagnie che potrebbero risentirne di più sono quelle acquisite dal gigante tedesco, leggasi Swiss e Brussels Airline (ex Sabena).
In poche parole si tenta di mantenere il predominio sul lungo raggio (non a caso l’annuncio di LH è giunto all’indomani della presentazione del nuovo 747-8) ma si è in difficoltà per tutto quel traffico incoming nei tre hub da punti di origine continentali. Parliamo di tre hub in quanto, come detto, il problema non riguarda solo Lufthansa ma anche gli altri due gruppi europei. Preso atto di quanto già fatto da AF-KL (Transavia) e da IB-BA (Iberia Express) in effetti la Lufthansa è stata l’ultima a prendere la decisione grazie alla quale dal gennaio 2013 dovremmo vedere in volo la nuova low cost.
Quest’ultima sarà formata avvalendosi di un’altra controllata, la Germanwings, la quale dovrebbe completamente trasformarsi in una low cost. Dal prossimo gennaio quindi tutti i voli europei che non terminano a Francoforte e Monaco verranno accentrati su Colonia base operativa dalla nuova low cost, con stime che parlano di 18 milioni di passeggeri trasportati nel primo anno di attività.
Perché abbiamo parlato di possibile “flop” ? La ragione è che, a nostro parere, possiamo aggettivare questa nuova matricola con il termine di low cost, smart carrier o similari, ma rimane il fatto che essa è pur sempre una costola di una major e finora tutti gli esperimenti che si sono avvalsi di questa formula non hanno attecchito.
Ci auguriamo che non accada la stessa cosa anche questa volta!
Antonio Bordoni
Caro Antorio, certo la storia non parla a favore del presunto nascituro low fare di casa tedesca.
A mio avviso questi esperimenti falliscono perchè i vettori tradizionali sono incapaci di creare un vero modello low fare che necessita di un contenimento dei costi (e conseguentemente dei servizi offerti) veramente esasperato, poco attuabile anche dalla costola di un player che è sul mercato da 50 anni e che ha sempre basato il suo brand sulla qualità del servizio proposto ai suoi clienti.
Il messaggio che le major hanno cercato di trasmettere al mercato nei precedenti esperimenti era del tipo qualità BA ma con prezzi GO. In realtà, a parer mio, il mercato ha recepito più l’inverso: qualità low cost, ma tariffe solo un po’ più basse di una compagnia di linea. Risultato? 1) l’immagine aziendale del vettore di linea viene indebolita perchè i clienti si attendono un livello di servizio che non ricevono. 2) Le tariffe non sono sufficientemente basse da sfidare la concorrenza di una vera low fare airline e questo fa si che i risultati economico/finanziari siano scadenti.
La combinazione reiterata dei due precedenti punti porta generalmente alla chiusura/cessione della compagnia sussidiaria nel giro di 2-3 anni al massimo.
Il vero errore commesso dalle compagnie di linea sta proprio nel fatto che vanno a sfidare le LFA sul campo dove queste sono più forti: il prezzo.
Sebbene infatti il business model delle LFA possa sembrare banale, la sua applicazione passa invevitabilmente attraverso una pedissequa, costante e pedante riduzione dei costi di produzione al fine di offrire al cliente il prezzo PIU’ basso sul mercato.
E’ davvero questa la strada che può portare al successo Lufthansa sul settore point to point?
Non sono affatto convinto. Al contrario cercherei di differenziare il servizio proprio per cercare di astrarmi dalla guerra dei prezzi.
A presto,
Stefano