La domanda di vacanze low cost avanza rapidamente anche in Italia, ma continua a trovare ostacoli sia a livello istituzionale che di filiera. Eppure potrebbe essere una delle strade per il rilancio turistico del Bel Paese, specialmente al Sud. È la provocazione emersa al TTG Incontri, nel corso del forum Offerte speciali e prezzi speciali cercasi a cura di Assolowcost.
Secondo il Censis in Italia un turista spende in media 193 euro al giorno, principalmente per il pernottamento (32%), ristorazione (20%), prodotti tipici alimentari (20%) e vino (17%) poi artigianato e servizi vari. “Ragione per cui le istituzioni, specie in questo momento di crisi, dovrebbero porre attenzione allo sviluppo del settore” ha detto Andrea Cinosi, presidente di Assolowcost.
“Nonostante una evoluzione favorevole in termini di prezzo i visitatori continuano a percepire le tariffe turistiche italiane come elevate. Il low cost, se ben interpretato, può fornire indicazioni molto utili anche in ambito turistico. Nel turismo troverebbe massima espressione di efficacia se applicato all’ottimizzazione della filiera del valore: tour operator, agenzie di viaggi, ricettività e servizi”.
Il rapporto degli operatori low cost con il resto della filiera italiana, nonostante la crescita esponenziale della domanda di turismo a basso costo anche in Italia, è tutt’altro che facile. “Ci sono miti da sfatare intorno al turismo low cost e nel rapporto con le agenzie di viaggi ” ha tagliato corto Fabio Cannavale, co-founder & Executive President di Bravofly Group, che ha annunciato per quest’anno un aumento del 30% nella vendita di biglietti aerei Italia attraverso il proprio portale web e del 300% per quanto riguarda i nuovi canali on line dedicati a vacanze e crociere, puntando a diventare il prossimo anno uno dei primi cinque tour operator italiani. “I voli aerei low cost sono decisamente più affidabili rispetto ai charter, partono con maggiore puntualità e in orari più comodi per i clienti”.
La mancanza di reti di collaborazione tra gli operatori turistici, e tra quelli low cost e tradizionali, frena lo sviluppo del settore in Italia. “Per avere prezzi bassi e qualità servono innovazione e valore aggiuntivo” ha ribadito Fabio Petroni, presidente di Terravision Group che con 4 milioni di passeggeri nel 2012, quasi il doppio di quelli dello scorso anno, punta a diventare il brand europeo di riferimento nel transfer aeroportuale.
“Per esempio oltre al trasporto dall’aeroporto alle stazioni, non sempre luoghi tranquillli, soprattutto di notte, abbiamo ideato i Terracafè nei quali i passeggeri possono attendere la loro coincidenza. Rimane comunque il fatto che fare impresa ed essere efficienti in Italia è oggettivamente difficile: ci sono rendite di posizione e micromonopoli locali difficili da abbattere, ma questa è l’unica strada percorribile per ottimizzare la filiera e riattivare il mercato”.