Secondo dati della società di ricerche di mercato Hurun, comunicati dalla Camera di Commercio Italo-Cinese, a fine 2010 erano 800 mila i milionari cinesi, che apprezzano moltissimo gli status-symbol occidentali.
L’80% possiede da 2 a 5 auto di lusso, da 3 a 10 orologi di lusso, spende almeno 50 mila yuan (5.300 euro) l’anno in musica classica, viaggia con grande frequenza all’estero, puntando su pacchetti all-inclusive in alto di gamma: da maggiordomo e guida privati fino a partite a golf, gioielli, atelier, crociere, ville storiche e hotel di lusso.
Rispetto ad alcuni competitor europei, come Francia, Germania e Svizzera, il Bel Paese è partito con un certo ritardo per cogliere queste opportunità. Ma sta recuperando il terreno perduto. Dopo il boom dei viaggi-lampo, alcuni cominciano a optare per soggiorni più lunghi ad esempio in Costa Smeralda, ma il potenziale di crescita è altissimo. Le presenze calcolate dalla CCIAA Italo-Cinese sono circa un milione, cui corrispondono, secondo fonti consolari, circa 150 mila visti turistici rilasciati nel 2011 dalle nostre autorità in Cina, tra gruppi e singoli.
Le aree di miglioramento? I cinesi amano il clima mediterraneo, le vestigia imperiali, la moda e il lusso ma valutano l’Italia molto in ritardo sull’accoglienza, dentro a un contesto europeo già indietro agli standard dei paesi asiatici. I voli diretti, inoltre, sono ancora pochi, anche se le tratte aeree da e per l’Italia sono raddoppiate in un solo anno passando da 11 a 22, e la procedura per ottenere i visti è giudicata lunga e complessa.