Ora che Alitalia sta concludendo (speriamolo) la sua pluriennale ricerca del partner ecco riaffiorare in Europa malumori e malcontenti che in realtà mettono a nudo le reali mire cui qualcuno evidentemente puntava. Per noi altro non è che la conferma di quanto per mesi ed anni abbiamo scritto.
Per ultimo commentando gli ottimi risultati fatti registrare dal vettore turco Turkish Airlines (“La battaglia degli hub” ; 27 dicembre 2013) e l’intenzione di Lufthansa di interrompere i suoi accordi con questo vettore annotavamo: “Oggi i vettori dei Paesi che potremmo denominare di serie “b” sono tutti messi in condizioni di non nuocere (Alitalia, Tap, Olympic, Swiss, Austrian, Sabena…). Conquistata l’Europa se fuori del nostro continente qualche vettore si costruisce un suo hub con le proprie forze, cioé al di fuori delle sante alleanze, viene subito attaccato”.
E in questo articolo ricordavamo le crociate dei megavettori europei contro gli hub del golfo. Ora, puntuale come le lumache dopo la pioggia, ecco nuovamente Lufthansa mostrare segni di nervosismo verso la possibilità che Alitalia convoli a nozze con qualche emiro.
La ricerca del partner oltreconfine
I giochi crediamo siano ormai sotto gli occhi di tutti e soltanto chi non vuol vedere potrà continuare a credere alle favole: con una economia nazionale le cui cifre sono post-belliche grazie soprattutto alla politica di austerità di certo non voluta dai rispettivi governi ma dagli euroburocrati, con l’impossibilità pratica – a causa di ciò- di trovare uno straccio di investitore italiano disposto a puntare sulla sua ex compagnia di bandiera, era evidente che oltralpe qualcuno puntava affinchè Alitalia si fosse buttata nelle braccia di un partner a lei vicino, geograficamente parlando, da ricercarsi ovviamente fra i “fratelli” di quella unione di cui il Paese fa parte.
Quindi, economia disastrata, impossibilità di trovare un investitore locale, soluzione da ricercarsi fuori dai confini; magari a Francoforte, Parigi Londra, quale dei tre? Ma sempre qui –si credeva- Alitalia avrebbe limitato la sua scelta.
Dobbiamo riconoscere che in questo perverso piano chi si è tenuta “low profile”, non entrando direttamente nell’arena dello scontro, è stata Londra e non certo a caso. Il Regno Unito ha voluto mantenere la sua sterlina, non si è fatta ammagliare dal richiamo dell’Euro, ha ancora una sua banca centrale che non prende ordini da altri; la sua distanza dall’euro si va facendo sempre più netta anche ricordando l’imminente referendum in programma. Ed ora dopo che il piano perfetto è arrivato fino al punto di non permettere alle amministrazioni locali nemmeno di avere fondi per riparare le buche cittadine che si aprono nelle strade per le copiose pioggie, ora quindi che il Paese era cotto a puntino cosa fa Alitalia?
L’appello di Lufthansa
Annuncia una sua probabile unione con gli arabi, proprio con una di quelle compagnie che da anni sono nel mirino delle critiche di chi conduce i giochi nella UE perché tolgono traffico ai santi hub europei! Anatema. Ecco allora spuntare la notizia che Lufthansa potrebbe presentare appello alla Commissione Europea affinchè vengano respinte le sovvenzioni e le nazionalizzazioni delle compagnie aeree europee, anche se parziali, indipendentemente dal fatto che esse provengano da Stati Comunitari e da Stati o società pubbliche al di fuori dell’Unione.
E’ chiaro il concetto? Le doglianze erano senza fondamento poiché è noto che la UE può intervenire solo se gli aiuti provengono da paesi extracomunitari. Ma il particolare stesso che Lufthansa ha espresso questi concetti la dice lunga sulle sue aspettative in merito alle mire sul mercato italiano.
Ora a parte la doverosa precisazione che i fondi per le buche si sarebbero trovati, austerità a parte, se a casa nostra si facessero meno intrallazzi e sprechi, è davvero singolare che in Germania fingano di dimenticare cosa è accaduto da loro con la privatizzazione della compagnia aerea della Germania Orientale Interflug. Caduto il muro di Berlino, nel 1990 numerose compagnie aeree straniere avevano presentato offerte per acquisire il vettore della DDR che rischiava il fallimento.
Le offerte furono ignorate, Interflug venne lasciata fallire sicchè Lufthansa potè ereditare le rotte sull’ex Germania orientale in pratica a costo zero. Poi ci sarebbe da ricordare circa il salvataggio nel dicembre 2011 di Air Berlin sempre grazie a Etihad che ha acquisito il 29 per cento dell’azionariato. Quindi a ben vedere è proprio il caso di dire “guarda da che pulpito viene la predica….”
Se a questi nostri appunti circoscritti all’ambito aeronautico dovessimo aggiungere qualche concetto tecnico-finanziario circolante fra economisti, premi nobel, docenti di finanza non avremmo altro che l’imbarazzo della scelta; testi critici su quanto sta accadendo nel nostro continente si moltiplicano nelle librerie e circolano a volontà sulla rete.
E da loro potremmo apprendere come a seguito dell’introduzione della moneta unica la Germania abbia potuto accumulare surplus commerciali enormi a scapito però delle nazioni di periferia; oppure di come i soldi restituiti dai paesi in difficoltà sono finiti nei conti delle banche creditrici fra cui primeggiavano le tedesche e le francesi…. e le citazioni potrebbero continuare a lungo.
L’epilogo di questa storia è che se verrà confermata l’unione fra Alitalia e Etihad qualcuno fra i nostri “fratelli” europei rimarrà molto, ma molto deluso.
Ottima analisi!