di Liliana Comandè.
C’è chi sta prendendo sottogamba la situazione reale in cui versa il turismo, ma deve aprire gli occhi molto in fretta…non c’è più molto tempo!
Siamo di nuovo ad un periodo tanto morto che più di così non si potrebbe. Le telefonate che ricevo mi danno un quadro veramente desolante sull’andamento del turismo in questo periodo, che avrebbe dovuto avere una ripresa per i ponti e per il Natale imminente. E invece le prenotazioni languono, sono molto meno del solito – e il solito degli ultimi anni è stato proprio poco. Chiunque avesse voglia di andare a guardare il fatturato di 20 anni fa, o anche di 15 anni fa, potrà rendersi conto che non solo il fatturato è diminuito molto, ma, soprattutto, l’utile. Quanti operatori e agenti di viaggio hanno dovuto ridimensionare il proprio personale? Quanti, dopo anni in cui rappresentavano delle belle realtà nelle città sono dovute diventare delle piccole aziende a conduzione familiare?
Mogli o mariti e figli sono diventati dirigenti, impiegati addetti al booking, contabili per poter sopravvivere dopo aver avuto una decina di impiegati?
Da tempo è arrivato il tempo di dedicarsi alla riflessione e alla riformulazione di ciò che era, e che dovrebbe ancora essere (e rappresentare), la figura dell’agente di viaggio. Bisognerebbe avere di nuovo il desiderio di ricondurre ad una dimensione più umana la “professione” dell’agente di viaggio, diventato oramai sempre più venditore di merce – al pari di un qualsiasi commerciante.
Sfortunatamente, infatti, il vecchio venditore e concretizzatore di sogni, in molti casi, ha dovuto lasciare il posto al negoziante che deve combattere ad armi “impari” con chi svilisce quotidianamente il settore.
Qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza e tornare ai valori di cui sono pregni i termini “viaggio e turismo”.
Non ci sarebbe bisogno dell’esortazione a camminare nuovamente tutti insieme nella stessa carreggiata, eppure è una delle priorità per far essere questo settore una “categoria” e chi ci lavora un “professionista”.
Finché nel turismo non ci saranno persone che ancora credono nel recupero della professionalità e della componente umana nel settore, allora non si può sperare che qualcosa cambi in meglio, anche se le cose sono cambiate velocemente e oggi è molto più difficile rimanere a galla e amare come prima il lavoro che si svolge.
C’è una minoranza di professionisti – quelli che vivono nel settore da decenni – che vive con disagio quanto sta avvenendo e non riesce ad avere un “megafono” per far sentire, a chi è rimasto insensibile allo sfacelo che è sotto gli occhi di tutti, il proprio grido di “dolore”.
Noi eravamo “artigiani con l’anima”, che amavamo questo lavoro nel quale abbiamo riversato, e riversiamo ancora, tutto il nostro impegno e la nostra passione lavorativa e umana.
Io penso che il settore del turismo in Italia sia una sorta di cosa virtuale, tutti ne parlano (quante riviste, trasmissioni, siti ) anche se in maniera molto superficiale, e poi troppi hanno il timore (o il menefreghismo) di affrontarlo seriamente.
I problemi che, periodicamente, salvo i casi di carattere eccezionale, si presentano sono quelli che ricorrono da diversi anni a questa parte: previsioni che non rispettano la realtà, scarsissima considerazione a livello istituzionale, categorie che rappresentano migliaia di individui in carne ed ossa ma che, alla fine, contano come il due di coppe quando briscola è bastoni.
Il nocciolo della questione che spiega, anche se in parte, quanto detto, è da ricercare nella mancanza di carattere che il settore sconta in senso lato. Ed allora si diviene preda dell’improvvisazione, del contingente, si rincorrono le chimere di qualche cervellone che pensa di vedere, attraverso la sfera di cristallo, l’incremento dell’ X per cento della provincia di “pincopallo” rispetto all’anno precedente, e via dicendo.
Non auguro uno stile serioso e poco appropriato per un mondo che ha nella gioiosa informalità uno dei suoi tratti distintivi, né confido in una “industrializzazione” maggiore che ne ridurrebbe la componente umana ancora di più rispetto alla pochezza di oggi, visto che siamo oramai diventati tutti commercianti dello sconto.
Quello che è sperabile è che si possa (ri)scoprire una dimensione alta per inventiva, contenuti, stili e carattere simile al ricordo che tutti noi serbiamo del vecchio modo di fare turismo pur adeguandoci al nuovo che è avanzato velocemente e che ci sta schiacciando.
E’ sparito l’entusiasmo, ed è anche normale, ma se non siamo più capaci di sognare, come possiamo far sognare i nostri clienti? Il nostro mondo rende un po’ più degna la vita di essere vissuta con entusiasmo, e questa filosofia dovremmo trasmetterla a chi ci chiede consulenza, consigli. A chi si affida ancora a noi e non alle “macchine”.
Ma la nostra è diventata una società di muti, di “incomunicatori” a parole, e questo fa sì che la gente trovi gratificante interagire con un computer piuttosto che con un essere umano che non sa trasmettere nulla.
Basta andare a leggere i commenti di alcuni agenti di viaggio sui social network per capire quanta poca tolleranza ci sia nei confronti degli errori che commettono i clienti quando parlano con loro…e questo non è giusto. Ad ognuno il proprio lavoro, e noi abbiamo anche quello di capire che chi non sa nulla di turismo può commettere numerosi sbagli nelle richieste.
Noi del settore, dovremmo essere come degli studenti di un’Università capace di divulgare nel pianeta non solo le nozioni di tecnica turistica, ma anche elementi di filosofia, antropologia, cultura.
Il viaggio era, ed è ancora, come una metafora di vita, una scoperta continua ed un arricchimento che andava oltre gli aspetti meramente economici
Dall’inizio della crisi abbiamo fatto i funamboli, abbiamo fatto i salti mortali e le capriole.
Abbiamo perso la via maestra, e allora perché non tentiamo tutti assieme di ritrovarla per poi camminare mano nella mano non con la schiena piegata, ma con la schiena dritta e la consapevolezza che i clienti non si recuperano con lo scherno, ma con la professionalità e l’umanità?
Se ormai bisogna fare i conti con un turismo che cambia in continuazione, con previsioni che vengono smentite il mese successivo, con periodi di prenotazioni rigorosamente targate last minute e last second, con periodi di fermo totale, è necessario prenderne atto e ammettere che il turismo sta “correndo” verso un dirupo. L’intelligenza ci dice che dobbiamo fermarci prima di precipitare.
Qualcuno dovrà costruire un muro alto, ma chi?
Liliana Comandè
che dirti Liliana: non posso aggiungere nulla a questa relazione che testimonia in maniera perfetta e sofferta quello che è, oggi, l’essere agente di viaggi
Cara Liliana, come sempre precisa e incisiva. Tutto vero ma bisogna domandarsi di chi tutta la colpa. Certo la categoria e le sue associazioni hanno di che confessarsi ma la colpa di governi, solo in carta, diventa sempre più devastante con risultati micidiali perchè nulla va fatto oltre parlare, parlare e ancora parlare senza dire nulla. Ti tolgono il respiro, l’aria, ti rendono impotente nella consapevolezza che tu non puoi opporti.
Lo so Nick…ma se la categoria fosse stata una vera categoria e le Associazioni delle vere Associazioni, non si sarebbe arrivati a questo punto…La categoria sta lentamente morendo, più o meno in silenzio, e il “peggio” deve ancora arrivare.
Io sono ottimista.
Cara Liliana Comandè, Ti seguo sempre con piacere. Purtroppo, la “categoria”, soffre e soffre per tanti motivi. In primis, per lo sbando dell’economia nazionale, cosa di non poco conto. Soffre anche per l’eccessiva proliferazione delle age, non sempre all’altezza della situazione. Ma, oltre a questo, tutti motivi sacrosanti, c’è anche da dire che, se non ci sarà l’implementazione e l’interpretazione di una nuova filosofia professionale, le age, intese come punti vendita della intermediazione, sono destinate all’estinzione. Un paragone? Un secolo fa, la gente analfabeta, per farsi leggere, o scrivere una lettera, andava dallo scrivano del paese – il quale, svolgeva una professione socialmente utile -. Quando la gente si è alfabetizzata, l’esistenza degli scivani, è diventata inutile. Ca 40 anni fa, anche grazie a quei pochi come me, che abbiamo scarpinato il mondo a tutte le latitudini, raccontando e documentando luoghi (allora) sconosciuti, sono nate le cosiddette agenzia storiche – che svolgevano un lavoro, socialmente utile -. Ma, oggi, con l’avvento di internet, appresso al quale, la gente, si programma viaggi e prenotazioni alberghiere, la questione, è dura. Cosa fare? Mah.. ovviamente non ho una ricetta specifica, ma credo che sia utile specializzarsi in destinazioni ben precise e, insistere su queste. Ovviamente, le variabili, sono tantissime. Ma prendere di vendere in agenzia il mondo intero, attraverso cataloghi precotti, credo sia utopistico. Anche in relazione alla crisi economica, nella quale siamo immersi fino all’ombellico e chissà quando ne usciremo.
parole sante Sergio
Artigiani del viaggio, oltre il sistema della vacanza discount consumata modello mc donalds , peccato che questo potrà farlo solo chi non deve con questa professione mantenere una famiglia o pagarci il mutuo….insomma una cosa per animi nobili con portafoglio già formato ( bella la tua citazione a pincopallo )
Liliana, anni fa quando si è cominciato a correre dietro alle tecnologie e mi davano del fesso perché non mi buttavo a capofitto dentro il “new world” io e la mia socia abbiamo continuato ad investire in conoscenza approfittando di qualche viaggio offerto da TO di nicchia e più spesso pagando di tasca propria i viaggi in più paesi possibili per poter raccontare e non solo aprire un catalogo. Io tuttora faccio vedere le mie foto del tempo anche se nel WEB si può trovare ogni informazione ed immagine che un cliente possa ricercare. Vendo emozioni e continuo. Non mollo, ma se devo essere phased out dal mercato decido io come. Un’agenzia come la nostra, tradizionale, sa vendere tramite TO e sa vendere direttamente e quindi ha qualche chance in più di rimanere sul mercato. Non siamo bravi, abbiamo solo fatto più esperienze e quindi abbiamo le famose informazioni che ogni cliente “maturo ed evoluto” vorrebbe avere, ma che mancano a quadrare il cerchio del suo fai da te. E qui interveniamo noi: o vendiamo viaggi o vendiamo informazioni, ma qualcosa dobbiamo vendere e chi ha più conoscenze, tecniche e non, potrà sopravvivere più a lungo. Ma chiudo con una certezza: l’intermediazione subisce e subirà gli effetti più pesanti di questo cambio epocale. .
moreno sottovaluta le sue esperienze….. sono proprio queste a permetterti ti restare a galla…
Confermare è parola grossa… Diciamo che si continua a scrivere di “amore” o “passione” per questo lavoro, ma io leggo più che altro stanchezza, livore, impotenza, rabbia.
Il cliente è diventato un nemico, l’operatore anche, e nemici sono il web, la GDO, gli abusivi, il Governo, le banche e il resto del mondo. Tutti nemici, tutti cattivi che vogliono far scomparire una categoria di onesti lavoratori…
Purtroppo quella categoria (semmai esistita…) è scomparsa da tempo: oggi ci si arrangia, si sopravvive sperando in un futuro che – ahime… – sarà ancor più impietoso del presente.
Sopravviveranno in pochi, sopravviveranno quelli più capaci, quelli che non leggi mai su FB ma che macinano lavoro sfruttando le caratteristiche positive di tutti i “nemici”, e che sanno adattare il loro modus vivendi ai tempi che cambiano.
Cara Liliana Comandè, il muro non c’è, hai ragione, ma se ci fosse sarebbe un muro del pianto. Quindi?
Marco , che ottimismo !!!!!
Delta, sai cosa mi ha sempre spaventato, e mi spaventa ancora? Il fatto che questa categoria non è mai stata una categoria. E’ un insieme – diviso – di persone che non hanno mai guardato al di fuori della propria agenzia. Quando scrivevo che Internet non era da sottovalutare e che sarebbe stato la “rovina” di tante agenzie, pochi hanno pensato di sfruttare il nuovo che avanzava. Ci si è addormentati sui vecchi sistemi guardando con sospetto tutto ciò che stava cambiando. Il nuovo ha incominciato a fare paura quando era troppo tardi per mettere una “toppa” al tempo perduto…ed ora si piange.
Camillo, davanti ad un dirupo lo puoi anche costruire un muro – come si costruisce un guard rail – il problema è…quello che dici tu.
Moreno, lasciami dire che sei stato anche fortunato – oltre che bravo – Oggi come oggi fidelizzare i clienti, o fargli venire voglia di stare nella tua agenzia, è molto difficile. Evidentemente hai una clientela intelligente che ancora ha fiducia nella vendita tradizionale e, soprattutto in te e nella tua socia. In quanto all’intermediazione, da numerosi anni scrivo che non avrà un futuro. Altro che America dove i clienti sono tornati a prenotare nelle agenzie, altro che “sole” prese prenotando sul web. Ormai è normale prenotare online, e se non lo fanno le persone anziane, sono i figli a farlo per loro.
Marco, è vero, se ci fosse un muro potrebbe essere un muro del pianto. Ma dopo il pianto potrebbe tornare il sorriso. Mi sono stancata di ripetere che i mezzi ci sarebbero per modificare questo stato di cose…ma non interessa a nessuno fare un passo indietro, tutti vogliono andare avanti, anche a costo di caderci in quel dirupo.
scusami liliana, perdonami, ma i guard rail non si costruiscono ma “si montano” !!!!! tranne sulla SATAP dove si ostinano a non montarli !!!!
Hai ragione Camillo, scusami, ma nella fretta mi è “scappato” costruire…Chiedo venia.
Ma la nostra è diventata una società di muti, di “incomunicatori” a parole, e questo fa sì che la gente trovi gratificante interagire con un computer piuttosto che con un essere umano che non sa trasmettere nulla.
Basta andare a leggere i commenti di alcuni agenti di viaggio sui social network per capire quanta poca tolleranza ci sia nei confronti degli errori che commettono i clienti quando parlano con loro…e questo non è giusto. Ad ognuno il proprio lavoro, e noi abbiamo anche quello di capire che chi non sa nulla di turismo può commettere numerosi sbagli nelle richieste
mi è piaciuta molto questa parte, questa ormai è una sfida quotidiana per la nostra agenzia.
ritengo sia inutile aggredirli e molto spesso il confronto li porta a ritornare da noi.
Tutti cercano punti di riferimento, grandi o piccoli che siano, ma comunque certezze in ogni campo. Noi dobbiamo dare quel valore aggiunto che manca e che si esprime in comunicazione, competenza, serietà ecc. ecc. Dare sempre le stesse risposte, in pratica essere coerenti in modo che il cliente sappia a priori esattamente quello che trova nell’agenzia di viaggio di sua fiducia. Vale anche l’esatto contrario e cioè non entra se ha già avuto le risposte o le sue aspettative sono state disattese. Caratterizzarsi per personalità e farsi conoscere esattamente per quello che si è e non nascondersi dietro un’insegna anonima che reciti agenzia:di viaggio e basta. .
Che la nostra non sia una categoria è un dato di fatto ormai dimostrato. Che ci sia spesso molta improvvisazione è un altro dato incontestabile (e lo leggiamo ogni giorno sui più disparati gruppi di Adv). Non darei però per spacciata l’intermediazione sempre che gli Agenti di Viaggio incomincino a guardarsi intorno e ad accedere a quella parte del cervello che si occupa del discernimento in modo da non mirare solo ed esclusivamente al guadagno immediato per singola pratica ma anche e soprattutto alla soddisfazione del cliente, che se ben consigliato, assistito e coccolato continuerà a tornare in quella agenzia che ha saputo cogliere le intenzioni e il tipo di viaggio che intendeva effettivamente acquistare.
Esperienza, conoscenza dei luoghi e costumi, umiltà, cortesia e correttezza sono le basi per un Agente di Viaggio di successo, se poi riusciamo anche ad unirci un buon prodotto personalizzato da vendere, l’utilizzo delle tecnologie oggi a nostra disposizione – da non sostituire ma da affiancare ai tradizionali metodi di vendita – ecco che, a mio parere, si riesce rimanere a galla dignitosamente.
Il nostro settore brulica di ottimi T.O., seri ed affidabili, che sicuramente non hanno nomi altisonanti, pubblicizzati e griffati, ma che offrono prodotti di alta qualità, ottima assistenza pre e post vendita nonchè un’assistenza ai clienti in viaggio spesso molto al di sopra di quella offerta da quella dei più blasonati marchi nazionali.
Ciò nonostante, pur maltrattati, snobbati e a volte anche offesi, ci si ostina a cercare sempre quei soliti noti, senza nemmeno per una volta alzare lo sguardo cercando eventuali altre valide alternative
L’intermediazione NON può dirsi del tutto spacciata, ma sicuramente non è ben messa… Il concetto terrebbe ancora se non esistesse una parte di “categoria” incapace di affrontare il lavoro sulla base di presupposti etici, imprenditoriali e intelligenti.
Il richiamo ai tanti piccoli T.O. di alto profilo seppure quasi sconosciuti è corretto, soprattutto quando abbiamo AdV che ormai si affidano mani e piedi al generalista più bieco sia per vendere Palinuro che il Sudafrica…
Sandro — nonostante l’eta che avanza….. — ha perfettamente ragione. L’intermediazione non è morta ma… (io dico che) sono le agenzie intermediarie che stanno morendo. Favorire i piccoli operatori magari non blasonati è operazione che va a vantaggio della categoria….
“PICCOLI” T.O. DI “ALTO” PROFILO.. mi piace !!!!
Vero Camillo l’età avanza… ma questo forse mi permette umilmente di avere una visione un po più ampia del problema. Conosco tante Agenzie che hanno sposato il concetto di vendere solo ed esclusivamente determinate destinazioni con determinati TO specializzati per quelle specifiche località riscontrando un enorme successo sia in termini di soddisfazione dei clienti sia in termini economici. Certo all’inizio hanno dovuto, almeno per una volta, avere fiducia e provare, ma il nostro lavoro è fatto anche di queste cose, se ti fossilizzi sei finito.
Sandro Profumi, questo è ciò che accade anche se ti associ ad un network. Sei costretto a vendere sempre i “soliti noti” a discapito delle tante altre piccole realtà che lavorano in modo cosiddetto “artigianale” ed hanno cura del cliente prima, durante e dopo…
Inoltre – e mi scuserete se ne parlo ma assicuro che non è mia intenzione far pubblicità – abbiamo una categoria che NON si considera tale neppure nell’apparenza…
CATEGORIA è riconoscersi in un insieme di persone che agiscono nel perseguire un medesimo scopo, un comune obiettivo. Queste persone – nell’immaginario – dovrebbero cercarsi, trovarsi, unirsi e sostenersi per portare a casa un risultato.
Nel nostro caso siamo al cospetto di circa 9.000 micro imprese e di 30.000 persone (circa) che dell’unione SE NE FREGANO, convinte di essere in grado – da sole – di percorrere la loro strada senza bisogno di nessuno…
E da soli non si va da nessuna parte…soprattutto in questo settore e in momentacci come quelli che sta vivendo da “troppi” anni.
Esatto Liliana il lavoro artigianale e di cui faceva menzione anche Moreno e Delta è un valore aggiunto non indifferente che non troverai mai in un TO che fa tutto per tutti e che naturalmente non può dare seguito alle esigenze o alle necessità del tuo singolo cliente. Anche per i Network non generalizzerei, ci sono quelli seri e non espressamente attaccati al denaro, che consentono ai loro affiliati di lavorare anche con operatori non convenzionati o addirittura accettano il suggerimento da parte dell’affiliato per il convenzionamento con operatori minori o di nicchia. Poi ci sono quelli rigidi, ma fortunatamente anche Adv intelligenti che, sapendo di dover gestire un’azienda in un certo modo, agirano l’ostacolo.
Riguardo invece al discorso categoria di cui parlava Marco Palma, secondo me bisogna arrendersi all’evidenza, gli Adv non ne vogliono sapere di fare squadra, lo abbiamo visto in innumerevoli occasioni e questa certezza ha dato forza a tutti i nostri più grossi fornitori – dalle compagnie aeree ai famosi TO, di non correre mai alcun rischio e quindi di poter fare di noi / con noi quello che volevano, alla fine quindi ci meritiamo quello che subiamo – per chi subisce –
Io mi chiedo perché se entro in un negozio qualunque mi salutano, sorridono, e cercano di farmi sentire importante anche se faccio richieste assurde ( non è detto io debba per forza conoscere vita morte e miracoli di ciò che acquisto, e se vedo su internet l’ultima scarpa della Nike e lo paleso al commerciante non mi tratta a pesci in faccia) e perché ogni volta che parlo con chi mi vende qualcosa cerca sempre di integrare l’offerta con qualche altro prodotto facendo una specie di “upscale”.
Se oggi entro in una qualunque adv non mi fanno sentire a mio agio, se apro la bocca e pronuncio la parola internet godono a farmi sentire come un cretino, e cercano assolutamente di non ascoltare ciò che chiedo anche quando lo paleso, proponendomi prodotti da discount.
Evidentemente sei entrato in un’agenzia che teme il cliente e le sue domande o il cui scopo non è quello di offrire un servizio ma solo di vendere un prodotto e che ha dichiarato guerra ad internet senza capire che, se non ne conosci tutte le sfaccettature è una battaglia persa in partenza
Ma l’agente di oggi è timoroso in partenza… Non è convinto, non è preparato, non è educato all’accoglienza del cliente. Questo nella maggior parte dei casi.
Ecco perché la vedo “grigia” per l’intermediazione…
Sandro, intanto lasciati dire che è un piacere leggerti.
Non sono entrato in un’agenzia, ma da un po’ di tempo, quando mi trovo in altre città entro in qualche agenzia sperando non mi riconoscano ( FB è micidiale) e ti garantisco che il feeling è lo stesso.
Grazie Juan Pablo sei sempre molto cortese. Capisco bene quello che intendi dire e lo condivido, come dice Marco Palma e come anticipavo io poco sopra, l’elemento fondamentale è la preparazione e l’umiltà. Arroganza e superficialità fanno scappare qualsiasi cliente e non solo dalle Agenzie di Viaggio.
Io, al contrario, entro senza alcun timore di essere riconosciuto… E entro in molte agenzie. Raramente trovo disponibilità immediata, raramente trovo immediata capacità di risposta a domande alle quali un AdV dovrebbe saper rispondere immediatamente, MAI trovo attenzione quando dico di aver visto un programma di viaggio interessante su altro canale distributivo (a volte cito il web ma anche le pubblicità di altre agenzie…)
Marco —- TU entri senza timore di essere riconosciuto visto che entri con il PASSAMONTAGNA… ma il timore ce l’hanno le agenzie quando TI riconoscono !!!!
Io sono stato fortunato nell’aver lavorato in un paio di Compagnie Aeree e che negli anni 70/80 mi hanno insegnato che il cliente è il nostro pane. Putting People First il titolo di qualche corso che ho fatto. Da lì trasferire lo stesso modo di lavorare da dipendente ad autonomo è stato automatico e non derogo mai , o veramente quasi mai. Non accetto infatti chi entra e pretende a prescindere. Bisogna certo adeguarsi ai tempi, ma mi rifiuto di assecondare comportamenti non educati e questo però penso valga per tutti.
Mi sono dimenticato il Post Scriptum. E tocca proprio l’argomento del cliente misterioso. Ricordo che un operatore fece questa operazione alcuni anni fa. La voce era comunque girata ed io informai l’operatore stesso che se fosse entrato un tale personaggio e lo avessi riconosciuto l’avrei preso a calci nel culo.
ORA CON TUTTE LE PARTI DEL CORPO A DISPOSIZIONE PUOI PRENDERE DI MIRA L’UNICO POSTO CHE PER NATURA E’ STATO FATTO PER ASSORBIRE I COLPI? MA ANCHE TU MORENO !!!
CI SONO TIZI IN GIRO CHE QUANDO VANNO IN AGENZIE SE LA PIGLIANO CON LE STAMPANTI I TAVOLINI E LE SUPPELLETTILI…… se vuoi indirizzo o telefono del tizio è uno 011 … ormai è anziano e forse oggi certe forze non ce le ha piu’ !!!!!
Le ha ancora… e quando è aggredito da certi TRUFFATORI – vedasi ….; Co. – è ancora capace di mandarne qualcuno a rifarsi nuova la faccia.
Umiltà, gran bella parola…che oggi resta solo una bella parola…
Cara Liliana condivido con te TUTTO quanto scrivi (e che da X ANNI ripeti??. Mi ritrovo a leggere la stessa analisi consueta che si ripete e nei decenni ormai si riscrivono gli stessi commenti. E’ molto triste dover constatare che le adv ancora non siano consapevoli di non appartenere ad una categoria di professionisti ma più semplicemente di ri-venditori (per la maggior parte), come pure il loro disinteresse ad essere rappresentate nei corridoi dell’economia nazionale e la loro personale ed individuale credulità di potersi salvare da soli. Molto più allettante credere ai soliti che predicano che la salvezza verrà da sola, dalla chiusura attività ALTRUI ed intanto mentre adv effettivamente scompaiono la barca va alla deriva ed affonda ogni mese un po’ di più. Non mancano ovviamente gli ottimisti come Nick ed una percentuale che rimarrà a galla, c’è da chiedersi solo: in che stato !!??
Liliana io forse sono un illuso ma ritengo che l’umiltà sia alla base della conoscenza. Nella mia vita ho imparato tantissime cose avvicinandomi, a capo chino, a chi di cose ne sapeva molte più di me e non parlo solo del settore turistico. Se hai quindi appunto l’umiltà di saper ascoltare e di farti una tua idea personale di quanto accade intorno a te, rielaborando le informazioni, di cose ne imparerai parecchie. Se invece con arroganza ritieni di saper già tutto sol perchè sai leggere le strofe da un catalogo, senza però metterci niente dal tuo bagaglio personale di esperienza, il cliente ti surclasserà alla grande e ti farà fare la figura del fesso. I nostri clienti, o meglio il cliente “Viaggiatore” il più delle volte ne sà molto di più di alcuni Agenti di Viaggio e questo, a volte, da loro molto fastidio.
Caro Sandro, non sei un illuso, come non lo sono io che crede che l’umiltà si alla base anche dei rapporti umani. Eduardo de Filippo lo aveva detto che gli esami non finiscono mai, ed ne ho sempre fatto tesoro. Il fatto è che oggi sono “tutti imparati” e credono di saperne sempre più degli altri. Lo stesso accade nelle agenzie di viaggio. Ogni tanto faccio un giro anche io e quello che ne ricavo è desolante. Ma questo accadeva anche tanti anni fa quando entravi in un’agenzia e se chiedevi di una certa destinazione ti veniva risposto: “Il catalogo è nlì, lo prenda pure”. Certo, oggi la situazione è peggiorata, e se prima non c’era internet, il cliente era “costretto” a prenotare in agenzia anche se le persone che erano all’interno non erano professioniste o cordiali. In tantissimi casi il cliente ne sa più dell’agente, ed entra in agenzia con scritte le strutture che vuole e tutto ciò che offre. Se non la trova disponibile ti da anche l’alternativa…ma tutta questa conoscenza “al contrario”, viene vista con fastidio e tanta ma tanta superficialità
No, sincero: da te apprendo sempre nuove lezioni di logica e stile, entrambe cose trascurate oggigiorno, e da Sandro continuo a beneficiare di quelle perle di professionalità e saggezza che sono state alla base della nostra ormai più che decennale amicizia.
Ti ringrazio ma esageri, io rifletto solo ad alta voce nella speranza di riuscire a trasmettere delle sensazioni, ma forse si capisce già quanto ami il mio lavoro
Grazie ancora Marco. Io sono sempre stata così. Forse un tempo ero più “battagliera”. Poi ho incominciato a sentirmi come un” Don Chisciotte in gonnella” ed ho iniziato a farmi del male attirarandomi anche delle invidie nel mio settore. Non sono cambiata molto, il carattere è quello che è e si può solo modificare un pochino. Ma fino a quando avrò respiro non la smetterò mai di dire la mia su questo settore tanto amato e così privo di soddisfazioni
OK! Adesso basta con la posta del cuore e vediamo di capirci… Si può ancora fare qualcosa per questa “sfigatissima” categoria non categoria, o è un paziente perso, che conviene accompagnare dolcemente alla porta?