sharing-economy-2L’offerta è migliorata ma serve controllo e pari condizioni con le imprese

Il turismo è uno dei settori dove i nuovi modelli di offerta basati sulla logica della “condivisione” hanno avuto diffusione più ampia ed economicamente rilevante, come riporta la seguente ricerca di Impresa Turismo.Intervistando il suo panel di circa 1.200 esperti ed addetti ai lavori, Isnart ha indagato la percezione che il mondo del turismo ha di questo fenomeno e del suo possibile impatto sulle dinamiche competitive e di mercato.

La netta maggioranza del campione (55,8%) ritiene che la tradizionale offerta alberghiera dovrà sempre più fare i conti con le nuove modalità di offerta basate sulla sharing economy, considerato che questa è e rimarrà un fenomeno rilevante e ormai ineluttabile della nostra epoca.

La parte rimanente del panel si divide in maniera quasi uguale tra coloro (poco più del 22%) che ritengono la sharing economy un fenomeno positivo perché aumenta le opportunità per il turista e costringe le imprese tradizionali a migliorare il rapporto prezzo/qualità della loro offerta; e coloro (poco più del 20%) che ne danno, invece, una valutazione negativa, ritenendo che l’offerta basata sullo scambio tra ”peers” di fatto distorca la competizione, e determini la crisi delle aziende che mettono il massimo impegno nella soddisfazione del cliente. Interessante osservare che la percentuale degli intervistati che si facebook hotelesprime in questo senso, sale (ovviamente) nel caso dei soli operatori turistici, ma in maniera molto limitata; arriva infatti a poco meno del 25%.

Il comparto turistico-ricettivo si mostra molto più aperto di altri settori, anche per quanto riguarda le aspettative di intervento legislativo. Solo il 25% del campione, infatti, auspica interventi a protezione del sistema ricettivo tradizionale, volti a limitare lo sviluppo dei nuovi modelli di offerta. Più diffusa (oltre il 28%) è, invece, la giusta attesa che si approntino sistemi di controllo efficaci per ridurre il rischio di truffe al turista; è ancor più ampia (39%), la convinzione che il legislatore debba garantire equilibrio di trattamento, in particolare sul piano degli adempimenti burocratici e del peso fiscale. Su questo, punto, proprio in queste settimane, alcune tra le principali piattaforme di sharing economy hanno preso l’impegno per fare in modo che anche i loro clienti paghino la tassa di soggiorno.

È molto chiara la risposta che il sistema ricettivo tradizionale dovrebbe dare alla competizione rappresentata dalle nuove tipologie di offerta ricettiva. Circa il 42% ritiene che si debba spingere sul tasto della differenziazione, rafforzando gli aspetti positivi dell’offerta alberghiera non disponibili in quelle cui si accede attraverso le piattaforme “social”.

In questa stessa direzione va tutto sommato anche quel 25% che suggerisce la strategia del miglioramento del rapporto qualità/prezzo. Dunque, la strada maestra è  lavorare per potenziare il valore insito nelle specificità della tipica offerta alberghiera; infatti, solo l’11,7% del campione ritiene che si dovrebbe modificare il business model alberghiero per renderlo più compatibile con le logiche della “sharing economy”.