di Antonio Bordoni.

 

La Boeing si trova a passare un periodo non certo felice della sua ultrasecolare storia iniziata 103 anni orsono, nel lontano 1916.

La stampa italiana in questi giorni si è occupata della causa intentata dalla famiglia Manfredi  alla casa costruttrice di Seattle. A bordo del volo Lion Air precipitato in Indonesia il 29 ottobre del 2018 fra i 189 deceduti vi era anche un cittadino italiano, Andrea Manfredi di appena 26 anni.  A quell’incidente ha fatto seguito l’altra sciagura avvenuta in Etiopia il 10 marzo di quest’anno che ha provocato 157 vittime.

Denominatore comune degli incidenti il nuovo modello Boeing 737-8 MAX fatto passare quale normale evoluzione della famosa e ben conosciuta famiglia dei 737 non richiedente particolare specifico addestramento mentre, concluse le indagini sulla sciagura del 29 ottobre, nel rapporto emesso dalle autorità indonesiane si è avuta conferma del ruolo svolto dal nuovo dispositivo, l’ MCAS, il cui utilizzo  non era stato illustrato alle compagnie aeree e non risulta nemmeno essere riportato nel manuale operativo. E’ in questo nuovo apparato e alle sue modalità applicative non correttamente divulgate, che è stata individuata la causa delle due sciagure. 

Dopo il secondo incidente i quasi quattrocento velivoli MAX già consegnati alle compagnie aeree di tutto il mondo sono stati messi a terra. E il solo fatto della messa a terra costerà alla compagnia, secondo le stime fatte dalla stessa Boeing, intorno a 1 miliardo di dollari Usa.

 

I PRIMI 10 PAESI CON PIU’ ORDINI DI 737-8MAX

 

CINA:                  97

USA:                   72

CANADA:         41

INDIA:             21

UAE:                14

TURCHIA:     13

NORVEGIA:  12

INDONESIA: 11

BRASILE:         7

REP. CECA:      7

 

La Boeing si trova ora a fronteggiare cause legali su diversi fronti: rimborsi ai familiari delle vittime; rimborsi alle compagnie aeree costrette a non poter utilizzare i velivoli da loro acquistati,  e troviamo anche associazioni di piloti e assistenti di volo statunitensi che hanno avanzato class action in quanto avendo la loro compagnia aerea sospeso i voli… è stato sospeso anche il loro stipendio.

Peggio di così non poteva andare.

Una donna francese, il cui marito era tra le 157 persone uccise nello schianto dell’Ethiopian Airlines a marzo, ha intentato una causa contro Boeing per ottenere 276 milioni di dollari di danni.

Secondo la donna la tragedia avrebbe potuto essere evitata in quanto già cinque mesi prima era occorso l’incidente indonesiano.

Spiegando come sia giunta a quella cifra la signora ha precisato che avendo la Boeing nel 2018 incassato 101 miliardi di dollari, dividendo quella cifra per 365, si arriva appunto a 276 milioni di dollari.

Spetterà ai giudici stabilire se il valore di un giorno di entrate lorde di Boeing è abbastanza severo da scoraggiare il ripetersi di tragici episodi futuri o se viceversa verrà ritenuto eccessivo.

Fra i fattori comuni che accompagnano le richieste di risarcimento viene messo in evidenza il fatto che Boeing ha  anteposto la redditività e una rapida immissione sul mercato, alla sicurezza e  affidabilità tecnica dell’aeroplano, e ciò sarebbe stato fatto per affrettare la produzione del 737 Max nel tentativo di battere l’Airbus 320neo, suo rivale europeo.

 

  737MAX                A320neo

Ordini al 30/9/2019             4930                           3830

Consegnati                                387                              748

Passeggeri*                               178                               195                *ogni compagnia adotta una sua configurazione

Raggio (nm)                           3550                           3500

Prezzo listino ($)          121 milioni                 110.6 milioni

 

Le compagnie cinesi sono quelle maggiormente danneggiate avendo già ricevuto al momento della messa a terra, ben 97 modelli MAX,  seguono poi le compagnie a stelle e strisce con 72  macchine.

Ryanair che ha ordinato 135 modelli MAX più 75 in opzione, ma non ne aveva ancora ricevuto alcuno, si è detta fiduciosa nella casa Boeing.  La compagnia irlandese attualmente vola con una flotta di oltre 400 modelli di 737 e ha recentemente rivisto le stime di crescita, proprio a causa delle mancate consegne precisando che  nell’anno fiscale aprile 2020/marzo 2021 sono ora stimati 157 milioni di passeggeri rispetto ai 162 milioni preventivati.

Fra le compagnie danneggiate dal grounding  vi è anche la nostra Air Italy che dispone di tre MAX. Anche le compagnie cinesi hanno annunciato di voler chiedere un risarcimento economico per le perdite subite.

Più cauta la statunitense Southwest, il più grande operatore al mondo di modelli 737,  la quale ha dichiarato che è prematuro parlare del tipo di compensazione.

Ma a quale cifra possono arrivare questi compensi?

I risarcimenti iniziali alle famiglie delle vittime sono vincolati dalle convenzioni di Varsavia e Montreal, ma tali pagamenti potrebbero essere molto più elevati se le famiglie perseguono azioni legali, in particolare attraverso i tribunali degli Stati Uniti. Montreal prevede compensi intorno ai 170 mila dollari  a persona, ma questa è una cifra che non vale nel caso venga dimostrato dolo o colpa grave e nella fattispecie non sono le compagnie aeree a essere chiamate in causa quanto invece il costruttore del velivolo.  Una possibilità di difesa per la Boeing potrebbe consistere nell’ottenere il rinvio dei casi in Indonesia o in Etiopia e in tal caso i rimborsi saranno davvero all’acqua di rose.

E già è trapelato che Boeing avrebbe proposto di spostare in Indonesia un caso sottomesso a un tribunale federale statunitense. D’altra parte gli studi legali ben sanno che la strategia di spostare il contenzioso dagli Stati Uniti al paese in cui si è verificato un incidente è una strategia molto comune in caso di disastro aereo.

Il sistema statunitense sarebbe senza dubbio meno favorevole a Boeing, il che spiega il motivo per il quale la casa costruttrice cerchi di spostare i casi altrove. Quest’ultima possibilità fra l’altro viene sempre accompagnata dal “seducente” avvertimento che in tal modo le famiglie interessate potranno ricevere il risarcimento in tempi molto più rapidi senza il rischio di un prolungato contenzioso dai tempi incerti.

 

Qualunque sia la strada che prenderanno i casi legali  le spese per la Boeing non saranno indifferenti,  va tuttavia ricordato che Boeing oltre ad operare nel settore dell’aviazione commerciale è anche attiva nel settore Defence, Space and Security  una divisione in precedenza nota come Boeing Integrated Defense Systems  cui fanno capo le attività che riguardano la produzione di velivoli militari, aerospaziali e dei rispettivi servizi di supporto.

Per il momento comunque la Boeing ha portato a 14 esemplari al mese la produzione del modello 787 Dreamliner, in precedenza fissata  a 12, mentre prosegue la progettazione del modello 777X il cui volo di prova dovrebbe venir effettuato l’anno prossimo.

 

(milioni di dollari) risultati 2018 BOEING

 

Revenue                     Guadagni

 

Settore velivoli commerciali           60.715                        7.879               (13%)

Settore Difesa                                    23.195                        1.594               (6.9%)

Altre attività                                      17.018                        2.522               (14.8%)

 

Fonte: Annual  Report 2018

 

Ancora nulla di preciso si sa circa la data in cui i 737MAX potranno tornare a volare, ma circola voce che quando ciò avverrà con ogni probabilità la sua denominazione verrà cambiata, copiando la prassi da sempre messa in atto dalle aerolinee che quando avviene una tragedia dell’aria il numero del volo viene cambiato: il 737MAX potrebbe venir ribattezzato “8200”  oppure “nuovo 737”  sembra comunque esserci uniformità di vedute nell’abolizione dell’aggettivo “MAX”.

 

Tratto da www.aviation-industry-news.com