di Antonio Bordoni.

Per quanto riguarda i voli intercontinentali a medio-lungo raggio la ripresa delle operazioni è assolutamente impossibile in queste condizioni di riavvio/sospensioni a singhiozzo con  decisioni improvvise prese con effetto immediato.

 

In data 9 luglio scorso l’Enac, Ente Nazionale Aviazione Civile,  ha diffuso il seguente comunicato il quale è stato evidentemente originato dal Ministero della Salute:

“L’ENAC rende noto di aver trasmesso in data 9 luglio 2020 una comunicazione ai vettori italiani, stabiliti e non stabiliti in Italia e stranieri operanti in Italia, in merito all’ordinanza emanata in data odierna dal Ministro della Salute  al fine di contenere la diffusione del COVID 19 in Italia.

Le persone che negli ultimi quattordici giorni hanno soggiornato o sono transitate nei seguenti Paesi non possono entrare in Italia per nessun motivo o condizione:
Armenia, Barhein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina,Cile, Kuwait, Macedonia del nord, Moldova, Oman, Panama, Perù, Repubblica Domenicana.

A prescindere dai Paesi sopra richiamati, l’ingresso in Italia dall’estero è condizionato al rilascio di una dichiarazione al vettore o ai soggetti delegati ai controlli di non aver soggiornato o di non essere transitati in uno dei sopra richiamati paesi negli ultimi quattordici giorni antecedenti.

L’Ordinanza sarà in vigore dalla data odierna fino al 14 luglio p.v.”

Esemplificando, ciò significa che chi aveva acquistato un biglietto GULF AIR via Bahrain, OMANAIR via Muscat, AIR MOLDOVA via Chisinau, KUWAIT AIRWAYS via Kuwait, eccetera, proveniente da qualsiasi altro punto di origine  per il periodo compreso nella direttiva, dovrà rinunciare al viaggio, chiedere il rimborso oppure attendere ulteriori istruzioni su cosa accadrà dopo il 14 luglio.

Queste istruzioni sono state emesse il 9 luglio e sono entrate immediatamente in vigore. Come si vede fra i paesi elencati è compreso quel Bangladesh che ha dato origine al  caso nazionale esploso in questi giorni.

Dal momento che queste misure sono state emesse  a tutela della salute pubblica c’è poco da polemizzare sulle stesse, tuttavia  alcuni particolari vanno precisati, avvertendo che se si continua di questo passo con misure estemporanee che oggi cambiano ciò che fino a ieri era permesso, la riapertura degli aeroporti viene completamente vanificata, per non parlare poi dell’operatività delle compagnie aeree il cui principio fondamentale ed ineludibile è la pianificazione delle operazioni.

Ebbene, sono possibili misure alternative, meno invasive di quelle adottate con la direttiva del 9 luglio?

Se si riesce a monitorare la situazione epidemiologica dei singoli paesi di provenienza sarebbe possibile classificare la nazioni sotto tre distinti livelli:

Nazioni a livello 1: Sono comprese nazioni ove sono in atto severe condizioni di contagio. Per questa tipologia di nazione sono BLOCCATI i VOLI in arrivo sugli aeroporti italiani. BLOCCATI anche passeggeri provenienti da quel paese via coincidenza su altri punti. E’ ciò che in pratica si è fatto con i collegamenti da/per la Cina all’inizio dell’anno.

Nazioni a livello 2: Sono nazioni a moderato rischio. Per questi paesi i voli sono ammessi purchè vi sia la sicurezza assoluta  che da parte delle autorità aeroportuali/sanitarie  chi si imbarca venga sottoposto non solo a controllo di termoscanner, e di autocertificazione, ma a controlli sanitari più marcati, come quelli ad esempio cui sono stati sottoposti a Fiumicino i passeggeri provenienti da Dacca. Questi controlli vanno fatti al punto di imbarco. Se si scoprono falle al punto di partenza il paese di origine verrà inserito nel livello 1.

Nazioni a livello 3. Sono nazioni a basso rischio nei confronti delle quali i voli sono permessi  e l’imbarco dei passeggeri può avvenire con semplice autocertificazione e controllo tramite termoscanner. E’ ciò che attualmente si fa con i collegamenti area Schengen. Su questi voli vi deve avere la certezza che non siano compresi passeggeri provenienti da paesi terzi.

Se si giungesse mai a lavorare su un simile schema sarebbe necessario che lo stesso sia accompagnato da un periodo di validità tale da permettere un minimo di pianificazione  del possibile viaggio da parte del passeggero.  Ad esempio si potrebbe precisare che “le misure rimangono in vigore fino alla  data X“ ,  oppure che “il prossimo aggiornamento è previsto alla data X.” Ciò permetterebbe di avere una ragionevole certezza su  quando sarà possibile pianificare futuri spostamenti.

Se non si addiviene a soluzioni pianificate di cui quella da noi sopra ipotizzata è solo un esempio, le compagnie aeree possono pure chiudere i battenti.

Infatti, se all’interno dell’area Schengen le aerolinee possono ora provare a fare pianificazioni,  per quanto riguarda i voli intercontinentali a medio-lungo raggio la ripresa delle operazioni è assolutamente impossibile in queste condizioni di riavvio/sospensioni a singhiozzo con  decisioni improvvise prese con effetto immediato.

Quest’ultime potevano pure essere giustificate a gennaio/febbraio quando il mondo è stato colto di sorpresa ma non oggi a oltre sei mesi dall’avvio della pandemia.