Con il decreto Super green pass sono state scongiurate le chiusure ma aldilà di alcune criticità del provvedimento, resta un quadro complessivo davvero difficile per gli alberghi italiani.
Sul fronte del nuovo provvedimento è positivo che comunque il legislatore abbia riconosciuto l’albergo come un luogo presidiato e quindi a basso rischio con l’introduzione del solo Green pass base, ma la norma comunque determina alcune complessità che speriamo siano chiarite e superare al più presto – dichiara Maria Carmela Colaiacovo, Presidente di Associazione Italiana Confindustria Alberghi.
Penso in primis al tema dei bambini poiché c’è il timore che l’apertura della campagna vaccinale per i ragazzi dai 5 agli 11 anni possa comportare, anche per loro, l’applicazione in automatico dell’obbligo di Green pass. Una corsa contro il tempo per vaccinare la fascia dei giovanissimi e una circostanza che rischia di generare delle oggettive complicazioni per le famiglie che vogliono trascorrere qualche giorno di vacanza a cavallo del Natale e che potrebbero trovarsi con la difficoltà, per i bambini più piccoli, di dover affrontare un tampone ogni 2 giorni.
Più in generale però, se pure le chiusure scongiurate ci fanno tirare un sospiro di sollievo, resta un quadro drammatico per il settore turismo e in particolare per le aziende alberghiere – prosegue la Presidente Colaiacovo.
Manca il turismo internazionale e certamente neppure in queste festività il turismo interno potrà surrogare a questa assenza. Parliamo di centinaia di migliaia di presenze (erano 220 milioni nel 2019) che mancano all’appello quest’anno.
Va ricordato che il settore è ancora pesantemente condizionato dalle limitazioni imposte dalle misure anti covid. Mentre il mercato americano sta iniziando a ripartire ma a velocità estremamente ridotta, altri ugualmente importanti per il nostro Paese come quello russo, cinese e indiano sono chiusi ai viaggi per turismo in Italia da più di un anno.
Il mercato di prossimità europeo subisce comunque le restrizioni che gli altri paesi stanno adottando per bloccare la pandemia.
Il dato sul tasso di occupazione resta molto basso su base annua arrivando a sfiorare appena il 27%.
Un quadro molto complicato che si aggiunge ai tanti mesi di gravissima crisi che si stanno vivendo ormai da quasi due anni.
Le strutture alberghiere, pur non essendo mai state direttamente coinvolte da provvedimenti di chiusura, subiscono il riflesso di misure restrittive applicate ad altri ambiti e sono rimaste sole e senza aiuti – Conclude la Colaiacovo.