di Antonio Bordoni.

 

15 ottobre 2021:15 ottobre 2022, non c’è proprio nulla da festeggiare. Il primo compleanno di Ita Airways di cui ci è stata rammentata la circostanza grazie a intere pagine di pubblicità sui giornali tramite le quali abbiamo appreso che “le nostre ali siete voi” è trascorsa tra l’indifferenza generale.

Le ragioni di questo primo, solitario anno di attività sono molteplici. La compagnia non era una genuina nuova stella nel firmamento delle compagnie aeree. Non era una compagnia nata da zero. Alitalia, sotto diverse denominazioni, è stata sempre mantenuta viva; sappiamo bene che con pervicace ostinazione non la si è mai voluta far chiudere, si è provato di tutto fino a ripetuti commissariamenti, ma di fatto una vera e propria chiusura dell’attività non è stata mai portata a termine.

A mò di buco nero che attira e se e fagocita tutti coloro che le girano intorno, le è stata data in pasto la seconda compagnia aerea italiana (1) ma neanche quell’operazione è servita a un sia pur minimo risollevamento della sua sorte.  E’ importante ricordare questi particolari, perché altrove, in altri Paesi, quando una compagnia aerea è giunta al capolinea, o la si faceva fallire (davvero) oppure la si metteva in Chapter 11 o soluzioni temporanee di sussistenza attraverso le quali -nel giro di tempi ben determinati e non eterni– la compagnia doveva presentare piani di recupero per poi venir riammessa nel club.

Noi invece, Paese che ci distinguiamo nel mondo per le nostre furbesche trovate, abbiamo voluto adottare la Italian way, una soluzione che consisteva nel far pagare al popolo contribuente ciò che serviva a mantenere attiva una compagnia della quale l’Italia poteva far tranquillamente a meno.

A nulla son serviti i continui e ripetuti  appelli apparsi sui media del tipo “guardate che fino ad oggi ci è costata X miliardi di euro, perché continuate su questa strada?” E d’altra parte  se la gente continua ad accettare passivamente l’aumento delle tasse pur in presenza di ovvi sprechi dei fondi pubblici, per quale motivo qualche governo dovrebbe cambiar rotta? Da questo punto di vista dobbiamo riconoscere che la frase “le nostre ali siete voi” è decisamente indovinata e veritiera.

Quindi un primo motivo di non festeggiamento è il particolare che ancora oggi ad un anno dalla nascita di quella che è passata per essere una nuova start up, Ita Airways ancora non si sa che fine farà e da chi verrà acquisita.

Ma nel corso di questi primi dodici mesi di attività per l’esattezza il 13 settembre scorso -tanto per non perdere consumate italiche abitudini- abbiamo assistito al solito ribaltone ai vertici della compagnia.

Da quanto trapelato sembra che nel corso del Cda nel quale si è parlato delle perdite accumulate,  i consiglieri uscenti del Mef -azionista unico della compagnia- hanno deciso di concentrare le deleghe operative  all’amministratore delegato Fabio Lazzerini, il tutto depotenziando il presidente esecutivo Alfredo Altavilla.

Giochi di palazzo resi possibili dal fatto che Ita Airways non è una compagnia privata , bensì pubblica e tutti sappiamo che all’avvicinarsi di un turno elettorale i nostri governanti procedono a rimpasti delle controllate.

Non a caso Carsten Spohr, ad di Lufthansa, di fronte a una tale situazione ha fatto nuovamente capire che lui è sempre interessato a sostituirsi all’offerta franco-olandese, ma se la compagnia è ancora controllata dal governo italiano non se ne parla.

Insomma passano i mesi, passano gli anni, cambia il secolo ma per l’Alitalia e per le sue tentacolari trasformazioni tutta resta invariato come in quei mausolei ove si possono trovare gli imbiancati, centenari custodi del Santo Graal.

Altro punto che ci permettiamo evidenziare è la pressochè completa assenza di dati e fondamentali dell’industria prodotti dalla compagnia. Quante ore di volo sono state effettuate? Quale è l’utilizzazione oraria dei velivoli?

Il load factor a quali livelli si è attestato? Quali segmenti vanno bene e quali invece male? Per il momento veniamo informati che nel primo anno di attività i passeggeri sono ammontati a 9 milioni e che l’indice di puntualità è stato del 99,9 per cento (2).

Un po’ pochino per farsi una idea di come vanno realmente le cose all’interno della nostra start up alla quale siamo noi a fornire le ali. Il tutto mentre Ryanair continua a diffondere con abbondanza di particolari quanto importante per lei sia diventato il nostro mercato: «L’Italia è diventato il nostro secondo mercato dopo la Spagna e quest’anno trasporteremo 56 milioni di passeggeri in 30 aeroporti, molti di più dei 39 milioni pre-Covid. L’Italia vola più dell’Inghilterra e diventa il secondo mercato per Ryanair.”  (3)

Se si va sul sito di ITA Airways e si entra alla sezione “Bilanci” (così come pure “Performance”) ecco la schermata che compare:  (4)

 

 

Tratto da www.Aviation-Industry-News.com