di Tiziana Conte

Fino all’8 ottobre ai Musei Capitolini

Raccontare i sistemi d’illuminazione del mondo antico e viverne le atmosfere attraverso 180 reperti originali, in bronzo, provenienti da Pompei e Roma.

È quanto si prefigge la mostra “Nuova Luce da Pompei a Roma”, nella sede espositiva dei Musei Capitolini – Villa Caffarelli, dal 5 luglio all’8 ottobre 2023, promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali in collaborazione con l’Università Ludwig-Maximilian di Monaco di Baviera. Curata da Ruth Bielfeldt e Johannes Eber, con l’organizzazione di Zètema Progetto Cultura, la mostra è il frutto di una ricerca multidisciplinare –  svolta dall’università Ludwig-Maximilian di Monaco di Baviera – che come ci ha spiegato Claudio Parisi Presicce, sovrintendente capitolino ai Beni Culturali “ha posto l’attenzione su un nucleo di materiali non conosciuto, per lo più non esposto, lavorando sia sulla ricerca d’archivio, per attribuire l’oggetto al luogo esatto di provenienza, sia sul restauro e sullo studio tecnologico per capire come questi oggetti venivano realizzati”.

E il risultato è un’opera meritoria dove il ruolo della luce nella vita quotidiana e sociale dialoga con fonti letterarie e reperti provenienti dall’Antiquarium dei Musei Capitolini.  L’esposizione, arricchita da riproduzioni fedeli prodotte in cooperazione con la Fonderia d’Arte San Gallo AG, nonché da simulazioni digitali su modelli tridimensionali, si articola in nove sale; gli oggetti esposti sono in mostra assieme ad alcune lampade eccentriche, realizzate dal light designer Ingo Maurer, in dialogo continuo con il passato”.

All’ingresso, ad accogliere i visitatori, un’installazione che contrappone il Sileno, una lucerna antica, all’opera moderna Remember Yves di Maurer: scultura azzurra di forte impatto estetico che rimanda al salto nel vuoto di Yves Klein (1960) interpretato come incarnazione di luce in movimento. Lucerne ad olio, candelabri, supporti per lucerne figurative e torce provengono dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) e dal Parco Archeologico di Pompei (PAP) e l’allestimento presenta anche reperti appartenenti al museo di Napoli mai esposti al pubblico, molti dei quali ristrutturati per l’occasione e 30 opere dei Musei Capitolini, Antiquarium.

“Il tema nuova luce perché nuova è la prospettiva concentrata sula materialità della luce: invece di luce artificiale vorremmo parlare di arte della luce o di arte che emerge dalla luce”, ci spiega Ruth Bielfeldt precisando che “le lampade romane, i lampadari in bronzo, modulano la luce trasformandola in materia visibile, articolando immagini con spettacolare effetto scenografico”.

Inoltre, “la luce aiuta a scoprire in maniera nuova, inconsueta molti aspetti della vita quotidiana, politica e sociale romana; l’illuminazione è un prodotto tecnico-culturale che permette, in primo luogo, di creare uno spazio umano di condivisione”. Questa prospettiva antropologica sulla luce, intesa come mediatrice sociale fondamentale, serve come linea guida del percorso narrativo. La mostra è aperta tutti i giorni, dalle 9,30 alle 19.30