È stato presentato presso il Salone Spadolini del Ministero della Cultura il IV Rapporto dell’Osservatorio del Patrimonio Culturale Privato, fonte di riferimento per la corretta definizione del ruolo economico, culturale e sociale del sistema degli immobili privati di interesse storico-artistico in Italia. Realizzato dalla Fondazione Bruno Visentini, l’Osservatorio è promosso dall’Associazione Dimore Storiche Italiane, Confagricoltura, Confedilizia e Istituto per il Credito Sportivo, nell’auspicio di supportare le istituzioni nella definizione delle politiche da adottare per rilanciare il patrimonio culturale privato, che costituisce oltre il 17% del totale secondo l’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione.

 

L’evento è stato introdotto dai saluti del Sottosegretario al Ministero della Cultura Vittorio Sgarbi. Hanno preso parte alla presentazione il Presidente di ADSI Giacomo di Thiene, il Presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, il Presidente di ANGA Giovanni Gioia, il Responsabile Sviluppo Sostenibile e studi ICS Andrea Benassi, e i professori Luciano Monti e Fabio Marchetti, Condirettori Scientifici Fondazione Bruno Visentini e docenti LUISS. Sono intervenuti anche il Presidente della Commissione VII Cultura della Camera, Federico Mollicone, il Presidente della VII Commissione Cultura del Senato, Roberto Marti, e il Direttore Generale DG Archeologia, Belle Arti e Paesaggio e Soprintendente Speciale per il PNRR, Luigi La Rocca.

 

IL RAPPORTO

 

Nelle edizioni precedenti del Rapporto, ci si è concentrati sulla multifunzionalità delle dimore stesse e sulla definizione di ciò che rappresenta in termini economici e sociali “il più grande museo diffuso d’Italia”.  Il IV Rapporto, intitolato “Le dimore storiche sul territorio italiano tra potenzialità e rischi“, conferma innanzitutto l’ampia distribuzione di queste dimore storiche sul territorio italiano, con oltre un quarto di esse situate in piccoli e piccolissimi comuni e ribadisce come il patrimonio culturale privato sia un motore trainante per il settore turistico, generando opportunità di sviluppo per una vasta gamma di servizi correlati, tra cui accoglienza, ristorazione, commercio, tour guidati e attività ricreative locali. Tuttavia, il rapporto rivela anche sfide significative. Nonostante il desiderio dei proprietari di rendere fruibili le porzioni inutilizzate delle dimore storiche, il 47% di esse presenta ancora spazi non sfruttati a causa di mancanza di risorse o ostacoli burocratico-amministrativi. Questo rappresenta oltre otto milioni di metri quadrati di potenziale patrimonio culturale inutilizzato.

 

Un’altra rivelazione contenuta nel IV Rapporto proviene dall’indagine condotta nell’aprile 2023 dall’Osservatorio Politiche Giovanili della Fondazione Bruno Visentini. Questo studio dimostra che il 4,6% degli studenti desidera iscriversi a una facoltà di architettura, beni culturali e beni archeologici, mentre il 2% ha intenzione di iscriversi all’accademia di belle arti. Ciò riflette l’importanza delle dimore storiche come fonte di ispirazione e formazione per le generazioni future. Il rapporto si estende anche all’ecosistema delle dimore storiche e al patrimonio immobiliare culturale privato. Quest’anno, abbiamo cercato di mappare i vari attori che contribuiscono alla gestione, al management, alla valorizzazione e alla promozione di questi beni. In particolare, abbiamo classificato questi soggetti sia in base alla loro tipologia di appartenenza e attività svolte, sia per il grado di interesse e influenza. Ciò include anche i cosiddetti “stakeholder collettivi,” come gli abitanti delle località, borghi, comuni e città dove si trovano le dimore storiche. Questi stakeholder svolgono un ruolo essenziale nel sostenere i proprietari nella valorizzazione e nella tutela di questi beni unici.

 

Tuttavia, il rapporto evidenzia anche una questione critica riguardante il regime fiscale applicato alle dimore storiche possedute da soggetti privati. Nel corso dell’ultimo decennio, abbiamo assistito a un peggioramento significativo del trattamento fiscale in quasi tutti i comparti impositivi che si ripercuote nella rilevante decrescita dell’ampio settore rappresentato dalle imprese che contribuiscono a restaurare questi beni immobili e mobili. L’Associazione Dimore Storiche Italiane sottolinea l’urgenza del ripensamento generale della materia, che coinvolga organicamente ed estensivamente la disciplina fiscale del patrimonio culturale e di quello privato in particolare. Il rapporto sottolinea anche l’importanza degli investimenti pubblici per liberare le risorse necessarie a garantire la manutenzione e la conservazione di queste dimore storiche, inclusi piani di valorizzazione economica e di efficientamento energetico.

Tali investimenti potrebbero non solo contribuire alla conservazione del patrimonio ma anche favorire la ripresa economica del settore e creare valore aggiunto nell’intera catena del turismo culturale – vero elemento di attrazione della nostra Nazione – e delle micro e piccole imprese artigiani afferenti alla filiera del restauro. I dati relativi al patrimonio archivistico – analisi questa che costituisce un altro degli elementi di novità di questo studio – evidenziano come solo il 6,7% (?) dei proprietari abbia in programma di effettuare interventi di manutenzione su questi beni – estremamente fragili per loro natura. Beni che necessiterebbe di ingenti risorse anche per poter essere digitalizzati e così salvati a fronte dei sempre più frequenti cataclismi per i quali basta guardare alla vicina e martoriata Emilia Romagna

 

GLI INTERVENTI

 

“Il IV Rapporto sul Patrimonio Culturale Privato è un documento fondamentale che mette in luce il ruolo cruciale delle dimore storiche nella cultura italiana e solleva importanti questioni legate alla loro preservazione e valorizzazione. Noi proprietari, insieme alla Fondazione Bruno Visentini, abbiamo il compito di continuare a promuovere la consapevolezza e la salvaguardia di questo straordinario patrimonio e per fare ciò abbiamo bisogno di un sostegno sempre più puntuale e concreto della politica, che non può lasciare ai soli proprietari-custodi l’incombenza del mantenimento di questi beni così importanti per il tessuto sociale, economico e culturale del nostro Paese”, ha affermato Giacomo di Thiene, Presidente dell’Associazione Dimore Storiche Italiane.

 

“Le dimore storiche sono una componente importante del nostro patrimonio culturale, vasto ed eterogeneo, distribuito in tutto il Paese, il che rimarca la centralità di questi immobili per lo sviluppo sociale, culturale ed economico del Paese soprattutto con riferimento alle aree interne. Le dimore storiche, come insegnano le esperienze positive di alcune regioni d’Italia e d’Europa, non hanno solo un valore culturale proprio, che come tale deve essere tutelato, ma possono diventare un volano importante per produrre ricchezza e incentivare il turismo. Siamo ben consci che si tratta di beni culturali, affidati alla responsabilità dei proprietari ma tutelati dallo Stato, che ne deve favorire in ogni modo la conservazione dunque cercheremo di dare impulso ad una disciplina nuova capace di far cogliere al Paese le opportunità che la presenza di un siffatto patrimonio rappresenta, proprio a partire dalle evidenze emerse in questo rapporto” ha dichiarato il Presidente della VII Commissione Cultura del Senato, Roberto Marti.

 

“Il patrimonio culturale privato rappresenta senz’altro una parte significativa del settore turistico sia per i grandi che per i piccoli centri, come testimonia il rapporto che presentiamo, ma soprattutto è una locomotiva che traina molti altri servizi sul territorio, che possono essere a loro volta delle risorse fondamentali. Le dimore storiche generano, oltre che bellezza, ricchezza e occupazione. Sta a noi legislatori sfruttare questo potenziale infinito” ha dichiarato il Presidente della VII Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone.

 

“I contenuti, rinnovati, della quarta edizione del Rapporto confermano la straordinaria importanza di un patrimonio di cui ogni italiano dovrebbe essere orgoglioso. Confermano, però, anche l’esigenza di una maggiore consapevolezza dei rischi che questa ricchezza diffusa corre se le istituzioni non contribuiscono ad adeguatamente proteggerla o, almeno, a non penalizzarla. Dobbiamo continuare a stimolare la politica affinché operi in questo senso, rispettando e valorizzando le nostre peculiarità,  le nostre tradizioni e la nostra storia” ha dichiarato Giorgio Spaziani Testa, Presidente di Confedilizia.

 

““Il IV Rapporto dell’Osservatorio Patrimonio Culturale Privato rappresenta un’importante occasione per poter seguire le evoluzioni del nostro patrimonio culturale e le relazioni con il mondo dell’agricoltura e, in generale, della produzione agroalimentare che il rapporto, effettivamente, ci conferma essere fortemente legati. La salda collaborazione tra Confagricoltura e ADSI ha permesso di ampliare i confini dello studio, incrementando il campione oggetto di analisi. Ma non solo. Infatti, ricordiamo l’iniziativa “La festa dell’agricoltura” che si terrà il prossimo 12 novembre organizzata da Confagricoltura, Giovani Agricoltori (ANGA) e Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI).

Ulteriore dimostrazione ai cittadini e alle istituzioni dell’importanza per il nostro Paese del legame indissolubile tra agricoltura e territorio, perno di un’economia circolare per i borghi e i centri storici, dove le dimore sono situate. Dimore storiche e aziende agricole, quindi, generano crescita e sviluppo dei territori all’insegna della tradizione, della sostenibilità e dell’innovazione, contribuendo, inoltre, ad un nuovo concetto di turismo di tipo esperienziale che permette al visitatore di immergersi nel contesto locale e valorizzare sempre di più il nostro Paese” ha dichiarato Presidente di ANGA, Giovanni Gioia.

 

“Il IV Rapporto sul Patrimonio Culturale Privato offre un quadro della dimensione privata del settore, restituendo l’immagine di un comparto dotato di tutti gli ingredienti per fornire una spinta importante allo sviluppo sociale ed economico del Paese. E’ opportuno però migliorare la qualità degli immobili in termini di capacità attrattiva, accessibilità, efficienza energetica così da rilanciarli in chiave turistica. Per farlo è necessario ripensare il sistema di finanziamento del settore attraverso l’istituzione di imprese sociali che permettono di superare la granularità del mercato delle dimore storiche, spesso composto da persone fisiche” ha dichiarato il Presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo, Beniamino Quintieri

 

“Emerge con chiarezza un dato oramai consolidato, ovvero che su 100 dimore storiche oltre 85 sono di proprietà di persone fisiche, dunque a gestione familiare. Confermata anche l’estrema e variegata diffusione su tutto il territorio italiano del patrimonio privato,  con oltre un quarto di queste ultime collocate in piccoli (sotto 5.000 abitanti) e piccolissimi comuni (sotto i 2.000 abitanti) . Oltre una dimora su tre risulta essere ubicata all’interno di un borgo storico; una su quattro in area rurale” ha dichiarato il professor Luciano Monti, Coordinatore Osservatorio Patrimonio Culturale Privato Fondazione Bruno Visentini e Docente Luiss di Politiche dell’Unione europea.

“E’ da più di un decennio che si assiste alla progressiva eliminazione dei trattamenti di favore introdotti negli ottanta e novanta del secolo scorso anche in applicazione dei principi costituzionali che riconoscono il particolare status dei beni culturali privati in quanto sottoposti a vincolo; finalmente la legge delega di riforma fiscale sembra ricordarsi dei beni culturali privati prevedendo nell’ambito della nuova Irpef la reintroduzione di un trattamento di favore. L’augurio è che tale norma di delega trovi presto attuazione” ha dichiarato il professor Fabio Marchetti, Coordinatore Osservatorio Riforma Fiscale Fondazione Bruno Visentini e Docente Luiss di Diritto Tributario.