Testo e foto di Stefano Modena

 

Cascate, cascate e ancora cascate, e poi prati, ghiacciai, distese di roccia lavica nera, solfatare fumanti, geyser, spiagge deserte, distese di lupini artici viola a perdita d’occhio, e infine luce, tantissima luce. E gli animali? Cavalli e pecore, che a gruppi di tre, pascolano in distese di prati verdi e balene che nuotano pigre sulle coste. Questa è l’Islanda nel suo momento migliore, l’estate, quella artica, con giornate in cui non fa mai buio, che porta all’iperattività.

 

 

Ma cominciamo la nostra avventura dalla capitale, Reykjavík, una città di 125.000 abitanti in cui si è fatta la storia. Fu infatti qui, a metà strada tra Stati Uniti e Unione Sovietica, dove in una deliziosa villetta in riva al mare cui si incontrarono nel 1986 Presidente Ronald Reagan e il Segretario del PCUS Michail Gorbaciov dando inizio a un processo che di lì a poco portò alla fine della Guerra fredda.

 

Sulla città, in cima a una dolce collina domina la Hallgrímskirkja, la chiesa dedicata al pastore luterano Hallgrímur Pétursson, una costruzione moderna molto caratteristica. Le colonne ottagonali che la compongono hanno la forma dei pilastri rocciosi che si formano naturalmente con il raffreddamento della lava eruttata da vulcani di cui l’Islanda è ricca.

 

La sua forma ricorda una navetta spaziale Shuttle che sembra pronta per decollare al comando di Leif Erikson, detto “il fortunato”. La statua posta proprio davanti alla chiesa ricorda questo grande navigatore vichingo che per primo nel XI secolo raggiunse le coste canadesi.

 

L’elegante strada che discende verso il porto a mezzanotte si riempie della luce del tramonto in uno scenario da fare invidia a quello della savana africana. Qui si trovano i negozi più raffinati di Reykjavík e i locali alla moda che d’estate sono pieni fino a tarda notte.

 

Girare l’Islanda è molto facile, c’è una sola strada, peraltro poco trafficata, la Ring Road, lunga più di 1300 chilometri. Percorre tutta l’isola toccando tutti i punti di maggior interesse. La prima tappa non può che essere il parco di Þingvellir (Thingvellir) dove concetti scientifici, che normalmente sembrano astratti, diventano realtà.

 

Qui infatti è possibile vedere come le placche tettoniche euroasatica e americana si allontanano formando una profonda fenditura nel terreno. Questo luogo fu anche la sede del primo parlamento di cui si abbia memoria storica, che si riuniva già nel 930, l’Althing l’assemblea islandese. Naturalmente non manca neanche una spledida cascata che forma un lago in cui venivano gettate le streghe e le adultere.

 

Dopo questo piccolo assaggio, in quanto a cascate, arriviamo a Skógafoss dove troviamo il salto più alto dell’Islanda oltre 60 metri. Un muro d’acqua scroscia da una rupe, da cui si liberano le acque fino a lì incanalate in uno stretto canyon. Una lunga scalinata consente di salire fino in cima per poter ammirare questa meraviglia anche dall’alto.

 

Se Skogafoss è la più alta, Seljalandsfoss è decisamente la più avvolgente. Infatti percorrendo una stretta passeggiata si può accedere ad una grotta e vedere la cascata dall’interno. La massa d’acqua cade davanti ai nostri occhi, mentre oltre riusciamo a vedere i verdi prati antistanti.

 

 

Però lo spettacolo che più lascia a bocca aperta è senz’altro quello dei geyser. In una pozza d’acqua limpida vediamo delle bolle che si gonfiano , sotto gli occhi meravigliati di un vasto pubblico, fino a che a un certo punto esplodono in un potente spruzzo che si protende verso il cielo superando i 20 metri d’altezza.

 

Il fenomeno è dovuto al vapore creato dalle rocce bollenti presenti nel sottosuolo, che si espande e spinge la colonna d’acqua sovrastante fino a farla fuoriuscire . Ma il fascino di questo evento, che si ripete a intervalli che vanno dai 4 agli 8 minuti, è di gran lunga più impattante della sua spiegazione scientifica.

 

Proseguendo il nostro viaggio in senso antiorario ci si imbatte nella lunghissima e desertica spiaggia di sabbia nera di Reynisfjara. Come si può facilmente immaginare la sua origine è vulcanica, e sulle sue rive una moltitudine di uccelli, tra cui le simpatiche pulcinelle di mare, trovano riparo e nidificano. Il paesaggio che si può ammirare in un giorno nuvoloso è fatto di una gradazione infinita di grigi, come in una foto in bianco e nero.

Ripartiamo alla volta del Vatnajökull, letteralmente lago ghiacciato, che sovrasta vari vulcani e si trova all’interno di un parco nazionale grande quanto la Campania. Da una delle lingue di questo imponente ghiacciaio si staccano masse che affluiscono fino alla laguna di Jökulsárlón, dove enormi iceberg galleggiano quasi immobili. Con il tempo sfociano nel mare dove si frammentano formando blocchi sempre più piccoli che le onde poi riportano a riva. La miriade di ghiaccioli che giacciono sulla spiaggia nera vengono illuminati dal limpido sole islandese, creando splendidi fenomeni ottici. È la spiaggia dei diamanti!

 

Con questa luce negli occhi ci spostiamo verso nord, sempre sulla Ring Road, fino a Húsavík, un grazioso porticciolo che si affaccia sulla baia di Skjálfandi nel Mare della Groenlandia. Situata a 70 chilometri da Akureyri, la seconda città per importanza dell’Islanda, è il luogo per eccellenza per gli avvistamenti di balene, orche, delfini e pulcinelle di mare.

 

 

Il whale watching è un esperienza indimenticabile, che comincia prima ancora di prendere il largo. Infatti è necessario vestirsi adeguatamente con pesanti tute impermeabili, in modo da proteggersi dal freddo e dall’acqua, e poi a bordo di barche o gommoni ci si addentra nella baia, dove le balene nuotano in cerca di nutrimento. Scorgendo un piccolo sbuffo è possibile seguirle e aspettare pazientemente che emergano e vedere come le enormi code scompaiono nelle profondità marine.

Riprendiamo la Ring Road e percorriamo circa 400 chilometri verso ovest per raggiungere Hraunfossar. Qui ci aspettano altre spettacolari cascate, diverse da quelle già viste in precedenza. Ciò che stupisce non è la loro altezza, poco più di una decina di metri, ma la loro lunghezza, quasi 800 metri.

 

L’acqua proviene dal vicino ghiacciao Langjökull e, dopo essersi scaldata a contatto con le rocce del vulcano, sgorga direttamente dalla terra da un’enorme sorgente, buttandosi dopo un salto di pochi metri nel fiume Hvitá.

Facendo ritorno a Reykjavík percorriamo la Penisola di Snaefellsnes dove si trova il ghiacciaio Snæfellsjökull, il secondo più grande dell’Islanda. Da qui, secondo Jules Verne, si scendeva al centro della terra.

 

Tra prati verde smeraldo dove pascolano i cavalli e pecore, lunghe spiagge di sabbia dorata e sassi di lava nera, riprendiamo torniamo verso la capitale, ma prima ci fermiamo a Gerduberg per ammirare una delle più lunghe e regolari “scogliere” di colonne basaltiche.  Alte fino a 14 metri la loro forma è dovuta alla contrazione causata dal veloce raffredamento della lava.

 

 

In questo modo vediamo nella natura questa forma iconica, tipica dell’Islanda, utlizzata come base per la costruzione della Hallgrímskirkja di Reykjavík.

Percorso tutto l’anello che racchiude l’Islanda nella Ring Road, riprendiamo la via di casa con ancora un desiderio, quello di tornare in inverno per fare ciò che l’infinita luce estiva non consente: assistere allo spettacolo dell’aurora boreale.