Testo e foto di Stefano Modena
L’Armenia è un paese affascinante, abbastanza lontano e sconosciuto per farne una meta esotica. La sua principale caratteristica è di essere il primo stato ad adottare come religione ufficiale il cristianesimo.
Nel 301 il re Tiridate III, dopo aver tenuto per anni imprigionato in un pozzo San Gregorio l’Illuminatore, in Italia conosciuto come San Gregorio Armeno, decise di liberarlo e prima di morire si convertì.
L’identità cristiana, caparbiamente custodita, ha consentito a questo popolo di mantenere l’unità e sopravvivere alle avversità e ai tentativi di assimilazione delle numerose dominazioni: romana, bizantina, iraniana, turca e sovietica. La forte spiritualità emanata dai suoi oltre 300 monasteri, di cui molti ancora attivi, ci ha fatto immergere nella sua secolare storia.
Quasi a voler ripercorrere tutte le tappe della sua storia, il viaggio inizia a pochi chilometri dalla capitale Erevan, dove si possono ammirare le magnifiche colonne di origine bizantina di Zvartnots, oggi sito Unesco, dove la tradizione vuole si incontrarono proprio San Gregorio l’Illuminatore e il re Tiridate III.
In questo luogo, già dedicato al culto in epoche precedenti, venne costruita nel VII secolo una basilica romana su tre piani con una maestosa cupola che andò distrutta nel 930 a causa di un terribile terremoto.
Non lontano da Zvartnots si trova Echmiadzin, il cuore religioso dell’Armenia, dove immersa in un vasto parco scopriamo la cattedrale di Mayr Dajar, sede della Chiesa Apostolica Armena dove risiede il katholikos, la massima autorità ecclesiastica. Nei giorni festivi vi si può assistere alle spettacolari cerimonie religiose partecipate da una grande folla di fedeli.
Tuttavia la culla della religiosità armena è il piccolo monastero della Santa Madre di Dio di Khor Virap, il luogo in cui, secondo la tradizione, fu tenuto prigioniero in un pozzo per 13 anni San Gregorio l’Illuminatore.
Ancora oggi vi è conservata la sua angusta cella scavata nella roccia, dove si accede attraverso una stretta e ripida scala, un’esperienza che non può lasciare indifferenti.
Sullo sfondo di Khor Virap, come anche della capitale Erevan, si staglia il monte Ararat, un massiccio alto più di 5.000 metri che, pur essendo oggi entro i confini turchi, domina maestosamente il paesaggio cittadino.
Oltre un milione di abitanti, un terzo della popolazione armena vive in questa trafficata città cui aspetto moderno non ha niente da invidiare a qualunque altra metropoli.
Tra le cose più piacevoli di Erevan c’è senz’altro la Cascade, una gigantesca scalinata di quasi 600 gradini che si arrampica per quasi 80 metri su una collina dalla quale si gode di uno splendido panorama sulla città. Ai suoi piedi, invece, oltre alle numerose sculture, tra cui quelle di Botero, si trovano bar e ristoranti che invitano a fermarsi per una rilassante pausa.
Se il cristianesimo è uno dei tratti che connotano l’Armenia, l’altro senza dubbio è la triste pagina del genocidio subito ad opera dei Turchi nel 1915. Si stima che 1.800.000 persone persero la vita, vittime di uccisioni o morte di stenti nel tentativo di mettersi in salvo.
Per ricordare questa tragedia nazionale fu costruito nel 1966 il Memoriale del Genocidio, un solenne monumento con annesso museo. Nei giardini del Memoriale i capi di Stato che visitano Erevan sono soliti piantare un albero, come fece il Presidente Mattarella nel 2018.
Per ricordare che la pace va raggiunta e difesa con la forza gli armeni hanno eretto la monumentale statua della Madre Armenia, una donna con una spada che dall’alto di uno dei colli, immersa nel Parco della Vittoria, protegge la città. La statua è anche un omaggio alle donne che nel tempo hanno combattuto contro i curdi e i turchi.
Una delle peculiarità dell’Armenia è di essere un enclave cristiana in una regione musulmana. A parte un piccolo tratto di confine con la Georgia, l’Armenia confina con l’Azerbaijan, la Turchia e l’Iran.
Infatti durante la dominazione iraniana, a metà del 1700, fu costruita la Moschea Blu. Sopravvissuta indenne all’epoca sovietica perché fu la sede del Museo storico di Erevan, in tempi recenti è stata restituita al culto e restaurata proprio dagli iraniani.
L’Armenia non è sempre stata cristiana, anche se a dimostrarlo resta unica costruzione in stile greco- romano. A Garni, non lontano da Erevan, in direzione del lago di Sevan si può ammirare uno splendido tempio, probabilmente costruito in onore del dio Sole. Per spiegare come sia arrivato fino a noi, salvandosi dalla distruzione dei tempi pagani sono state fatte diverse ipotesi.
Gli studiosi concordano sul fatto che il motivo è legato alla sua destinazione, infatti secondo alcuni diventò la residenza estiva della sorella del re Tiridate III, secondo altri invece una tomba.
Proseguendo verso sud, a poco più di 100 chilometri da Erevan si arriva ad Areni, il capoluogo della regione vinicola armena che dà il nome all’omonimo vitigno. La zona era abitata oltre 6.000 anni fa e dai ritrovamenti archeologici sembra che già all’epoca vi si producesse vino.
Qui si trova anche Novarank, uno dei monasteri più belli e celebrati di tutta l’Armenia, incastonato come un gioiello nella montagna, costruito con una pietra rossastra che lo mimetizza con le rocce dei dintorni.
La parte più bella del complesso è la chiesa a due piani del 1200 di Surp Astvatsatsin, la Santa Madre di Dio. Una stretta scalinata con alti gradini dava accesso al piano superiore, oggi purtroppo non più visitabile.
Ancora più a sud, sulla strada che porta verso Kapan, si apre una grande vallata che, un tornante dopo l’altro, scende fino ad incrociare il fiume Vorotan per poi risalire sul versante opposto.
Solcata da grossi e pesanti camion collega il Caucaso meridionale con l’Iran in uno scenario di rara bellezza.
Percorrere questa strada è un’esperienza indimenticabile, ma per chi soffre i tornanti una moderna funivia di quasi 6 chilometri, la più lunga del mondo, che scorre a oltre 300 metri d’altezza in poco più di 10 minuti porta direttamente al monastero di Tatev.
Costruito nel IX secolo sul precipizio di una rupe e protetto da mura difensive arrivò ad ospitare una comunità di 1.000 monaci e fu uno dei principali centri di riproduzione e conservazione di manoscritti.
Tornando a nord sulle sponde del Lago Sevan, a Gavar, troviamo un immenso cimitero con oltre 900 khachkar che sembra una grande esposizione di statue.
Queste meravigliose pietre, sulle quali sono state cesellati una croce e un disco solare riempito di foglie e altre decorazioni, sono normalmente rivolte a ovest e venivano scolpite con una duplice funzione: funeraria, per salvare l’anima, oppure celebrativa o commemorativa di eventi importanti.
L’Armenia, allo stesso tempo così vicina e così lontana, con i suoi monasteri e la sua spiritualità e la sorprendente ricchezza dei paesaggi ci lascia il desiderio di tornare, per continuare a esplorare quest’antica terra e scoprire altre meraviglie.