testo e foto di Antonella Pino d’Astore.
“Hakuna Matata”, nessun problema! In questo semplice motto è racchiusa l’essenza del Kenya, il benvenuto caldo e ospitale della sua gente in un mondo di meraviglie. Nelle grandi e caotiche città, così come nei variopinti villaggi, la miglior moneta di scambio è il sorriso.
S’impara a sorridere in Kenya, s’impara a lasciarsi sorprendere e a meravigliarsi: per la diversità e la varietà della natura e delle etnie che compongono la popolazione, per le belle spiagge che si affacciano sull’Oceano Indiano, per le incantevoli terre selvagge battute dai safari, per la flora e la fauna d’incomparabile bellezza e ricchezza.
Il grande spettacolo della Natura sulla Terra
Ultimo vero Eden, il Kenya è percorso dalla più lunga spaccatura della crosta terrestre, la Rift Valley, ospita giovani vulcani, fiori rigogliosi e cespugli riarsi, meravigliosi uccelli e bellissime creature.
Si parte per il Safari nella Riserva nazionale del Maasai Mara e comprendi che il Kenya è un mondo di meraviglie racchiuso in un mondo a sé: i suoi cinquantasei parchi e riserve ospitano alcune delle specie più antiche, fragili e varie della terra.
Un Eden sul pianeta terra: qui dimorano ottanta specie di animali, i “Big Five”, l’elefante, il bufalo, il rinoceronte, il leone e il leopardo, la minuscola antilope chiamata dik-dik. Adesso la savana è avvolta in un silenzio mistico, ma questo è lo scenario dove ogni giorno è protagonista l’infinita lotta tra la vita e la morte.
Il Kenya è considerato la culla della fauna e della flora non solo per le specie animali che regnano sovrane e si lasciano immortalare dagli scatti dei fotografi, ma anche per la miriade di creature che silenziose e a volte invisibili popolano questa terra.
Nel cuore della foresta tropicale volteggiano 360 specie di farfalle, sulle scogliere danzano aironi, sulle paludi si posano gli eleganti fenicotteri, come un tappeto di petali rosa; tra le onde dell’Oceano Indiano si tuffano i delfini, compagni di giochi di più di un milione di specie di animali che vivono tra i coralli che formano la Barriera Corallina.
”…Pensi di essere solo, ma ci sono occhi che seguono i tuoi movimenti in ogni momento. Pensi di essere ben nascosto ma ci sono narici in allerta. Pensi che ci sia silenzio ovunque, ma c’è un babbuino che sbraita tra le rocce, il richiamo di un francolino, un’antilope dei canneti emette il lungo fischio di richiamo…” (L’apprendista stregone, Elspeth Huxley).
Lungo la costa si naviga su un museo vivente: i Dhow sono le più antiche barche a vela tuttora in uso. Sono state usate per trasportare le scimmie e i pavoni di re Salomone, l’incenso e la mirra dei re Magi, e ancora leopardi, leoni e cantanti destinati agli antichi Romani.
È tempo di pesca e le barche si allontanano dalla riva accompagnati per un po’ dalle grida festose dei bambini; sullo sfondo rimangono i profili delle palme e dei placidi villaggi Swahili. In Kenya si può nuotare nelle acque blu e calde dell’Oceano Indiano e fare interessanti incontri con le tartarughe marine, i pesci tropicali e un’affascinante varietà di coralli e crostacei.
C’è la bassa marea e gli aironi cenerini virano dolcemente verso gli scogli rosicchiati dal mare e dal vento. Le spiagge da Malindi a Watamu sono un immenso telo soffice e bianco sul quale sdraiarsi a pelo d’acqua, accarezzati da coloratissime stelle marine giganti. I pescatori, carichi del loro bottino, allestiscono un barbecue: pesce e crostacei freschissimi a volontà e poi frutta succulenta che delizia il palato.
Giovani kenyoti sorridenti offrono ai turisti prodotti di artigianato di pregevole fattura; tra un barbecue e l’altro non si resiste all’acquisto di statuine maasai, teli variopinti e giraffe di legno. Poi torna l’alta marea e tutto scompare come per magia: le barche dei pescatori riprendono la lenta navigazione verso altri lidi.
I Maasai: un incontro con i nobili selvaggi
Nel nord del paese, caratterizzato da una forte aridità, vivono alcuni gruppi nomadi tra cui i Samburu, i Somali, i Rendile con le mandrie di cammelli e la più antica etnia, quella dei Turkana. A sud di Nairobi ci sono gli Akamba, conosciuti in tutto il mondo per l’arte di intagliare il legno. Lungo la costa vivono i gruppi che parlano la lingua Swahili, un affascinante miscuglio tra africano, arabo e portoghese.
Nelle pianure ci sono gli uomini dai mantelli rossi, i guerrieri più temuti dell’Africa: i Maasai. Alti, eleganti e belli: incedono con passo danzante, accompagnati dal tintinnio dei campanelli che avvolgono caviglie e braccia, sguardo fiero e orgoglioso. I Maasai, partono dai loro villaggi, percorrono a piedi lunghi sentieri avvolti nei loro mantelli, aiutandosi con un nodoso bastone e raggiungono le località turistiche. Offrono ai turisti i prodotti d’artigianato: statuine di legno, collane e bracciali di corallo variopinti, teli rossi e arancio.
Vivono prevalentemente di pastorizia e sono i giovani in età da matrimonio che si dedicano al commercio con i turisti: il ricavato servirà per acquistare piccoli capi di bestiame che porteranno in dote. Il ragazzo Maasai sembra un principe anche quando vende la sua mercanzia. Poi tutti insieme danzano nella notte kenyota pensando alla promessa sposa che li aspetta al villaggio.
In Kenya vivono quaranta differenti etnie che parlano ottanta dialetti differenti, popoli che arrivano dall’Etiopia, dalle sponde del Nilo, dalle vette del Kilimangiaro. Il variegato popolo kenyota si riconosce nella bandiera dell’unità nazionale: verde per la terra, nera per la persona, rossa per il sangue versato durante la lunga lotta per l’indipendenza, bianco per la pace e l’unità.
Antonella Pino d’Astore