Testo e foto di Stefano Modena 

 

“Il Piccolo punto rosso” è l’espressione con cui viene indicata Singapore sulle mappe del mondo. La città fu fondata nel 1299 dal principe Sang Nila Utama, approdato su quest’isola dopo una tempesta. Appena sbarcato, il principe vide un leone, Singapura in malese, da cui il nome dell’isola. Una fontana con la statua del leone, il simbolo di questo piccolo stato insulare, si trova a Merlion Park, un punto panoramico vicino al Central Business District. Posta all’estremo sud della penisola malese, a 150 chilometri dall’equatore, Singapore è da più di due secoli il ponte tra oriente e occidente, un luogo dove convivono abitanti di varie provenienze e immigrati da mezzo mondo. Occupata nel 1600 prima dai portoghesi e poi dagli olandesi, finì sotto il controllo degli inglesi alla fine del 1700, e sulla scia della potenza di Londra divenne, e continua ad essere, uno dei luoghi più importanti per il commercio internazionale. Gli abitanti di questo piccolo stato sono soprattutto di origine cinese, malese e indiana, una caratteristica che marca profondamente la città, in cui le diverse comunità hanno i loro quartieri. All’arrivo si viene avvolti da una miscela di grande modernità e antiche tradizioni. In uno spazio molto ridotto convivono alti grattacieli di vetro e acciaio con piccole case colorate, il tutto abbondantemente condito dalle tipiche piogge equatoriali. Alla fine di ogni acquazzone un caldo sole torna a splendere, e tutto si asciuga in pochi minuti. L’ombrello è il compagno di ogni giorno per chi vive a Singapore e non viene usato solo per ripararsi dall’acqua, ma anche per tenere occupato il posto da chi si reca nei bar e nei ristoranti per la pausa di pranzo.

 

Cominciamo la nostra visita da Marina Bay, dove si trova l’iconico resort disegnato dall’architetto Moshe Safdie, che ospita uno dei più grandi Casinò del mondo con 500 tavoli da gioco e più di 1.600 slot machine. Un bellissimo edificio che da lontano ricorda una grande nave, come quelle che a decine si vedono nel braccio di mare di fronte a Singapore.

In quest’area, ha sede anche l’avveniristico Museo dell’arte e della scienza, una costruzione a forma di fiore di loto con i petali aperti, dotato di molteplici spazi espositivi. Marina Bay è nota al grande pubblico soprattutto per essere la sede del circuito di Formua 1 in cui dal 2008 si corre il Gran Premio di Singapore.

L’isola di Singapore è piccola, in relazione alla popolazione, e il bisogno di spazio è spasmodico, ma ciò non ha dissuaso il governo dal destinare un’ampia area di ben 101 ettari per creare un parco con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei propri cittadini, aumentando il verde della città. Serre, giardini, edifici sostenibili ricostruiscono diversi ambienti naturali all’interno dei quali è ospitata una miriade di varietà di piante e fiori.

Per vedere tutta la città dall’alto non c’è niente di meglio che la gigantesca ruota panoramica, la Singapore Flyer. Dotata di 28 cabine compie il suo giro in mezz’ora e, dall’alto dei suoi 165 metri, offre un panorama mozzafiato.Nei giorni più limpidi consente di vedere anche l’isola di Bintan, situata di fronte, un paradiso terrestre di immense spiagge in cui le palme si specchiano nel mare. La ruota porta chi ci sale verso il cielo, come i cuori degli innamorati. Non per niente fu inaugurata proprio nel giorno di San Valentino con la vendita di biglietti per un controvalore di 8888 dollari di Singapore, un numero considerato fortunato nella cultura cinese.

Mentre ci incamminiamo verso Clarke Quay ci fermiamo ad ammirare lo storico Fullerton Hotel. Sorge nel luogo dove nel 1829 era stato costruito un forte per difendere la città da attacchi dal mare. Eretto tra il 1924 e il 1928 su progetto di uno degli studi di architetti più famosi dell’epoca, Keys & Dowdeswell, ha linee neoclassiche e colonnati in stile dorico, ed è stato per molti anni la sede del General Post Office, ma anche adibito a uffici governativi, ospedale e perfino prigione, prima di essere trasformato in un hotel di lusso. Un vero pezzo della storia di Singapore a cui non si può restare indifferenti.

 

Arrivati a Clarke Quay veniamo stregati dal fascino di questo luogo, il centro della vita notturna di Singapore. Al calar della sera si accendono musica e luci multicolore provenienti dai bar, discoteche e locali che hanno preso il posto dei magazzini destinati allo stoccaggio delle merci. Il luogo ideale per un aperitivo, una cena o una serata di svago.

Singapore è una città cosmopolita, forse un assaggio di come sarà il mondo del futuro. Qui convivono non solo cittadini dalle origini e religioni più svariate, ma anche quartieri dai caratteri più diversi. Da un lato si trovano i grattacieli costruiti su terreni strappati al mare, dai costi esorbitanti, e dall’altro quelli storici connotati dalla provenienza dei loro abitanti.

I gruppi etnici hanno mantenuto la propria identità , concentrandosi in quartieri che riproducono le loro origini. Chinatown, sorta nel 1821 con l’arrivo dei primi cinesi, è un pezzo del Celeste Impero, dove resistono le tradizionali case basse in strade multicolori invase dai profumi dello street food.

Fra i tanti locali c’è l’Hong Kong Soya Sauce Chicken Rice e Noodle dove si può gustare il pollo alla salsa di soia con i noodle, un piatto a cui Michelin ha attribuito la sua prestigiosa stella nel 2016.

La vita religiosa della comunità si svolge soprattutto intorno al Buddha Tooth Relic Temple, una costruzione di quattro piani che riprende lo stile architettonico della Dinastia Tang con influenze tibetane. All’interno è custodito un dente che la tradizione attribuisce a Buddha, una reliquia che viene esposta in particolari occasioni.

A poche strade di distanza si trova Little India, il quartiere dell’altro importate gruppo etnico di Singapore. Le strade colorate, i negozi di spezie con i loro caratteristici profumi ci portano magicamente in un mondo lontano dall’ordine e la pulizia di Singapore. Chiudendo gli occhi si possono apprezzare gli odori della cucina tipica indiana, offerta dagli innumerevoli ristoranti che si affacciano su queste vie.

 

Un’altra comunità presente nella multietnica e multiculturale Singapore è quella araba, arrivata sull’isola nel 1819. Il suo centro si trova in Arab street, piena di negozi di stoffe, tappeti, profumi, souvenir e, naturalmente, ristoranti. Qui sorge anche la Moschea del Sultano, costruita nel 1924 e adornata da una grande cupola dorata; uno dei centri di culto islamico più importanti dell’Asia. Può ospitare fino a 5.000 fedeli, è illuminata da lampadari simili a quelli della Grande Moschea della Mecca e al suo interno il pavimento è ricoperto da un tappeto lungo più di 4 chilometri.

Singapore ha il quarto reddito pro-capite del mondo, come si capisce facilmente dalla quantità di auto di lusso che circolano sulle sue trafficate strade, e da uno dei centri dello shopping più ricco dell’Asia, Orchard Road. Non è chiaro se il nome venga dalle piante di pepe e nocciole che crescevano qui fino a pochi decenni fa, o dal nome di uno dei proprietari di questi terreni, ma è certo che si tratti di una delle vie con la maggiore concentrazione di negozi: una ventina di centri commerciali situati in poco più di 2 chilometri., dove si può trovare qualunque cosa.

Tanto piccola quanto importante, Singapore è una miniatura del mondo che affascina per la sua ricchezza e i suoi contrasti.