Editore: Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma: Distribuzione per le librerie Mursia s.p.a.
Prefazione di Cecilia Coppola.
Una vita che si racconta a ritmo veloce, come quel treno su cui viaggia Clara, principale figura femminile, treno che la riporta ad atmosfere lontane, non ancora sbiadite anzi logoranti nei momenti di tormento e solitudine, dove non si può barare con la dimenticanza, ma solo resistere per non essere distrutta.
Una vita che quasi vuole a tratti ingoiare se stessa, come le gallerie buie che si chiudono sul convoglio ma poi lo ridonano alla luce.
Clara corre anche lei verso ricordi che non sono pietrificati, ma che riprendono spessore e la spingono ad aprire la porta dei suoi giorni di esistenza per raccontare e raccontarsi ai “lettori”.
Un continuo sfogliare in questo presente le pagine della “memoria” con episodi che si inseriscono gli uni negli altri, senza sosta. Una fiumana di situazioni e di imprevisti preparati dal destino per lei sin dai primi passi della sua infanzia dove compare e la ghermisce una solitudine dolorosa che, nello stesso tempo, la conduce verso un’autonomia incredibile ed imprevista per la sua giovane età, ma necessaria per continuare a vivere.
I ricordi premono veloci come la velocità del treno e dall’interno dell’anima di
Clara sgusciano vitali, avvertibili e forti nello spessore ed evidenziano uno strano ed influente protagonista che prende posto nei suoi giorni, “lo sguardo” quello che possiamo definire il registro espressivo di ogni persona, gioco deduttivo e complice, specchio dove gli altri al di fuori di noi si affacciano in un linguaggio istintuale che fa progredire il vissuto di un momento e coordinarlo con un potere attivo.
Clara possiede questa forza magnetica alla quale aggancia la sua esperienza sentimentale in una piccola galleria di amori che l’hanno soprattutto condotta alla sofferenza, ma non han8
no spezzato in lei il rinnegare la vita, anzi l’hanno resa pronta a riviverla, sia pure con tutte le sue lacrime.
Il treno continua a correre e con esso i ricordi che sono tanti e pesano come macigni di un’era preistorica, ma che non possono cancellarsi.
Guardare e ricordare, ricordare e guardare a ritmo del suono delle ruote sui binari che corrono verso la stazione stabilita. La stazione che la giovane donna ha deciso di raggiungere nella sua vita, quella che taglia il traguardo per essere una giornalista a tutti costi, una professione che le brucia nel sangue e che attizza la sua combattività per tagliare il traguardo.
Il treno prosegue veloce e riporta ricordi che spesso si agganciano alle figure dei passeggeri che salgono ed entrano nello scompartimento dove è Clara.
La Clara caparbia, ostinata, provata da mille situazioni in questo viaggio fa un incontro, nell’ultimo tratto che la porta alla stazione di arrivo, un incontro che come un colpo di vento improvviso spalanca una finestra e apre l’ingresso al sole e porta speranza nella vita.
L’autrice in questo suo primo esordio letterario si serve di uno stile narrativo giornalistico martellante, senza respiro, con una capacità immediata di espressione che ben si adegua al ritmo incalzante dei ricordi, ai personaggi che scorrono numerosi, ognuno con il suo ruolo preciso.
Una galleria inconsueta ricca di freschezza incisiva e suggestione spontanea che il raccontare mantiene intatto perché sguscia dall’interno, libero da ogni moda letteraria, carico solo di una vitalità personale che il lettore avvertirà e apprezzerà. Una vita che è un affresco movimentato nella sua esecuzione e nella varietà di toni che evidenziano come Katiuscia Laneri e Clara siano la stessa persona in un’autobiografia spontanea, immediata, stringata che ha anche il merito e la validità di suggerire ai giovani di essere ostinati nel percorso che conduce al traguardo delle proprie realizzazioni, accettarne senza sfiduciarsi gli ostacoli e rifiutarne i condizionamenti.
Importante è essere sempre e comunque se stessi!