La positiva conclusione dell’accordo di Alitalia con la compagnia di Abu Dhabi Etihad può essere letta sotto diverse ottiche. Positive se consideriamo ad esempio che per la nostra compagnia dovrebbe terminare un’era precaria fatta di vivere alla giornata; negative se ci soffermiamo sul particolare che da noi non si è trovato nessun imprenditore, nessuna società o istituto finanziario nazionale disposto a investirvi.
E indubbiamente il fatto che ora nel consiglio di amministrazione troveranno posto gli uomini di una compagnia di successo che imporranno la loro guida ed il loro modo di vedere, non può non essere visto come un altro punto di vantaggio, in quanto è risaputo che da noi i troppi tatticismi per far tutti contenti alla fine hanno prodotto i risultati che da anni sono sotto i nostri occhi.
Anche se non potremo mai leggerlo siamo certi che all’interno del documento di “due diligence” vengono riportati tutti i nodi critici della nostra compagnia o meglio sarebbe dire, a questo punto, della nostra società, del nostro modo di essere italiani primo fra tutti, ad esempio, l’eccessivo tono polemico e spigoloso vigente fra i due maggiori scali che anziché far sinergia per l’Italia, sono in perenne confronto pensando ognuno al suo orto.
Nel documento di “due diligence” per chi non lo sapesse lo Studio chiamato a redigerlo ha il dovere di includere tutti i punti critici, tutti i trabocchetti, tutti i problemi con cui la parte acquirente si potrebbe trovare a confrontarsi anche a distanza di tempo. Ebbene, non abbiamo dubbi in merito, pensiamo che questa parte sia la più ricca e articolata dell’intero documento e la controprova di ciò la si può avere valutando la lunga attesa che i vertici di Alitalia hanno dovuto sostenere prima di avere un segnale affermativo proveniente da Abu Dhabi.
Per far si che l’investimento sia fruttifero, dal suo punto di vista s’intende, Etihad avrà inserito clausole di protezione e in tal senso per valutare l’accordo nella maniera più completa si dovrà attendere che il testo dello stesso sia reso pubblico, e fino a quel momento ogni proclama di soddisfazione potrebbe rivelarsi prematuro ed azzardato si pensi solo, tanto per dirne uno, all’aspetto dell’ennesima riduzione di personale che senza dubbio sarà contenuta nell’accordo.
Lo abbiamo scritto e ripetuto fino alla noia. I matrimoni dei cieli se da una parte possono far felici gli analisti in quanto per loro potrebbe essere la fine di conti incerti e di utili più sicuri, dall’altra indicano la fragilità dell’intero settore del trasporto aereo commerciale i cui singoli componenti non sono assolutamente più in grado di reggersi da soli con le proprie forze, ma debbono unirsi con altri. Ed anche questo -dispiace dirlo- è un segno di fallimento dell’intero sistema deregolamentativo il quale è responsabile della nascita di troppi vettori. Più scelta di tariffe? Ma come si può affermare una tale ipocrisia quando, un giorno si e un giorno no, sentiamo parlare di nozze dei cieli?