Trieste fu l’obiettivo non solo simbolico di una delle più cruente guerre di tutti i tempi, la Prima Guerra Mondiale. Una guerra che si concludeva giusto novant’anni fa conquistando all’Italia la capitale giuliana. Si compiva così la “prima redenzione” ; la seconda sarà invece datata 1954, quando la città tornò nuovamente italiana.
Trieste si prepara a ricordare quello storico momento con un esteso programma di manifestazioni che prenderà il via dal 30 ottobre per proseguire sino a gennaio 2009. L’intento non è tanto celebrativo ma di indagine storica, a più voci e su più fronti, per approfondire un momento cruciale nelle vicende della città ma egualmente fondamentale nella storia d’Italia.

Lo farà a partire dall’esposizione, per la prima volta al pubblico, di un tesoro segreto custodito nelle casseforti dell’Archivio di Stato di Trieste quale eredità del governo austriaco. Un unicum nazionale, una scoperta clamorosa.
L’eredità è costituita da tremila preziosi consegnati fin dal ‘700 al Tribunale di Trieste come depositi giudiziali – mai reclamati dai proprietari -, trasferiti dal governo austriaco a quello italiano, oggi custoditi nell’Archivio di Stato di Trieste. Uno spaccato di storia sociale, una originale occasione per ricostruire stili e gusti di epoche trascorse. Attraverso la schedatura di questo “tesoro” si è potuto ricostruire l’attività di alcune botteghe orafe triestine e regionali.

«Rievocare a Trieste il novantesimo della vittoria italiana e la fine del primo conflitto mondiale – chiarisce l’Assessore Massimo Greco – implica uno sforzo progettuale all’insegna della serietà e della originalità. Per evitare di cadere nello scontato, nel già visto, in una sorpassata tonalità cocardier. Significa ricordare una vittoria e molte sofferenze, il compimento di un percorso storico e l’apertura di nuovi scenari di criticità istituzionale, politica, sociale. L’Europa, dopo il primo conflitto mondiale, non sarebbe stata più la stessa e Trieste è stata drammatico sismografo delle vicissitudini continentali”.

Con il titolo complessivo di “Trieste 1918” viene proposto un percorso espositivo che si dipana in cinque diverse sedi e altrettante esposizioni. Si tratta di vere e proprie mostre monografiche, una delle quali – quella allestita nelle Pescheria – a sua volta articolata in sei sezioni.
A completare il progetto, affidato ad una equipe di studiosi di numerose università italiana e europee, un fitto programma di dibattiti, letture, spettacoli, film e documentari d’autore. Il tutto per dare preciso conto dello status quo della ricerca, proponendo il punto di arrivo di importanti studi ma allo stesso tempo ponendosi come punto di avvio per ulteriori riflessioni. In Italia, afferma Adriano Dugulin, direttore dell’Area Cultura e Civici Musei di Storia ed Arte, si tratta del più ampio ed organico tentativo di approfondimento storico di quel particolarissimo e cruciale momento che fu la fine della Grande Guerra.

Vediamo alcuni degli appuntamenti. Cominciando da quello già citato e allestito nella sala Attilio Selva di palazzo Gopcevich: Il tesoro riscoperto. Una preziosa eredità austriaca nell’Archivio di Stato di Trieste.
Con La posta degli irredenti. Documenti dei volontari giuliani e dalmati del Museo Postale e Telegrafico della Mitteleuropa ci si addentra nel discorso letterario, ripercorrendo la vita di alcuni soldati insigniti della medaglia d’oro, tra cui noti scrittori giuliani – arruolati nell’esercito italiano durante la prima guerra mondiale -, anche attraverso le loro lettere spedite dal fronte. Sfilano nomi celebri come quelli di Slataper, Stuparich…
Le giornate di fine ottobre e inizio novembre del 1918, giornate di entusiasmo popolare per il passaggio di Trieste all’Italia, giornate di manifestazioni e di atti simbolici – come la rimozione dell’aquila bicipite dal palazzo della Luogotenenza -, sono documentate dal corpus di immagini fotografiche esposto a palazzo Costanzi nella mostra Trieste liberata. La cronaca nelle immagini della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte.
Il percorso si snoda poi attraverso l’esposizione Eroi in divisa. Uniformi dalle collezioni civiche, allestita nel Civico Museo del Risorgimento, dove vengono esposte per la prima volta otto divise del Regio Esercito Italiano. Lo stesso Museo, nel suo allestimento permanente, propone un itinerario per la comprensione dell’irredentismo giuliano, dai moti del 1848 alla prima guerra mondiale.
Nel grande spazio dello splendido Salone degli Incanti (ex Pescheria centrale), affacciato sul golfo, 6 sezioni per un’unica grande mostra danno il titolo all’intera iniziativa: Trieste 1918. La prima redenzione novant’anni dopo. Reperti bellici appartenuti all’esercito italiano e a quello austriaco – provenienti dal Civico Museo di guerra per la pace “Diego de Henriquez” e da collezioni private – danno il via alla visita, che prosegue attraverso la sezione dedicata alla rappresentazione della Grande Guerra nelle strisce dei fumettisti, nelle pagine di alcuni letterati giuliani, come Giani e Carlo Stuparich, Scipio Slataper, Giulio Camber Barni, Enrico Elia e Umberto Saba, inseriti nel più vasto contesto storico-letterario del primo Novecento. Ancora, nelle fotografie scattate da un ufficiale dell’esercito comune austro-ungarico, comandante dello squadrone di pionieri del reggimento, in vari teatri di guerra: fronte russo, fronte rumeno, fronte italiano. Per poi addentrarsi nei diversi aspetti della vita civile, economica e culturale di una città in guerra come Trieste durante il primo conflitto. Fino ad attraversare, come ideale conclusione del percorso, i “luoghi della memoria” disseminati sull’altopiano carsico, camminando tra croci, lapidi, plastici e riproduzioni fotografiche.
All’interno del Salone degli Incanti, in un auditorium creato appositamente, si svolgeranno ogni giorno, per più di un mese, incontri e dibattiti con docenti universitari e studiosi sul tema della Grande Guerra, affrontata da diversi punti di vista. Verranno inoltre proiettati film e documentari di grandi autori della cinematografia internazionale.