La Repubblica Araba Siriana partecipa alla 53. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia con la mostra Stanza d’artista che sottolinea i fitti rapporti culturali che intercorrono tra i Paesi del Mediterraneo attraverso la presenza di artisti siriani e italiani. A due grandi artisti siriani, infatti, il realista Issam Darwich e l’informale Yasser Hammoud, si affiancano sette protagonisti dell’arte contemporanea italiana e internazionale: Gastone Biggi, Salvatore Emblema, Sergio Lombardo, Hannu Palosuo, Franca Pisani, Concetto Pozzati, Turi Simeti.
In rappresentanza della repubblica medio-orientale, i curatori Marzia Spatafora e Enzo D’Allara, d’accordo con il commissario Christian Maretti, hanno scelto di esporre dipinti, sculture e installazioni in base al principio della storicità, dell’attualità e dell’internazionalità dei singoli artisti.
La Repubblica Araba Siriana, invitata per la seconda volta all’importante rassegna internazionale d’arte, è ospitata presso la prestigiosa Ca’ Zenobio dove l’esposizione, di grande rilievo, si snoda nelle sale interne e nel giardino.
Ad ogni artista, come si evince dal titolo della rassegna, è riservato uno spazio specifico, scandito da opere appartenenti ai personali percorsi espressivi, così da rendere il lavoro di ognuno unico e unitario al tempo stesso. Le creazioni rivelano uno scambio culturale che rispetta ed esalta ogni singola personalità artistica, evidenziandone le caratteristiche di forma e contenuto. Visitando la mostra si aprono, così, momenti di riflessione, di confronto e di dibattito, da cui possono scaturire interessanti convergenze e divergenze di tematica e di poetica.
Issam Darwich, raffinato realista, dà voce ad una poetica della “presenza dell’assenza”, da cui il titolo della sua “Stanza” Presence of Absence, dove l’assenza della persona è sostituita dalla presenza di abiti appesi, adagiati, spesso inseriti in vissuti interni del ricordo. Pittore la cui creatività è orientata a una netta figurazione estetica, propone, tramite stesure a olio su tela, la rappresentazione di vesti prive di reali presenze umane, ma capaci di rivelare la consistenza corporea di suggeriti tratti anatomici.
“La Luce genera la Forma, quando è connessa con la mia conoscenza e la mia individualità, fino a spegnere la vista e accendere l’intuizione per poter vedere nel buio”, così Yasser Hammoud descrive la sua opera Ishraqat (Illuminations). L’artista dipinge così l’anima della materia astratta, la dinamica dell’introspezione, il connubio di luce e colore nel sussulto dell’ombra. Il gesto operativo diviene sigla portante di un’astrazione informale che, con sviluppi curvilinei o rettilinei, paralleli o sovrapposti, intende seguire la pulsione interiore, conscia o inconscia, per una vibrante costruzione formale, capace di esprimere i contenuti reconditi dell’elaborazione artistica.
Gastone Biggi, presente nel Padiglione Arabo Siriano con l’opera Datemi un punto d’appoggio e vi dipingerò il mondo, è artista sempre coerente con un’azione carica di originalità, spesso incentrata sulla poetica attiva del “punto”, fonte di ogni esperienza creativa ed esplorativa. Marzia Spatafora nel testo in catalogo afferma: “la sua scelta è del tutto personale, il rigore sembra essere il suo assioma, il segno è deciso, direi quasi solenne, i colori sono i non colori della mente: il grigio, il nero, il bianco. I suoi punti “continui” riempiono ossessivamente le tele creando un effetto di ordine matematico, ma musicale allo stesso tempo. Ed è così che si esprime Gastone Biggi in questa Biennale, mettendo a confronto i suoi famosi Continui con le più recenti Puntocromie, che non sono altro che un’evoluzione dello stesso lavoro, visto con una chiave di lettura più aderente alla realtà odierna”.
L’artista commenta così l’essenza del suo segno: “io non trovo, cerco: cercare il proprio segno è cercare se stessi. Una ricerca qualche volta affannosa, quasi disordinata, altre volte più lucida e razionale, ma essenzialmente ricerca”.
L’opera di Salvatore Emblema Detessere la tela evidenzia la scoperta di una dimensione “altra”. Le trame del tessuto messe in evidenza e i costruttivi connubi di luce, ombra e colore sollecitano lo spirito a posarsi e riflettere sui mutevoli risultati ottici. Ne scaturisce un lavoro di alto profilo tanto che Giulio Carlo Argan, in merito, si espresse dicendo: “Ce l’abbiamo fatta! Sei riuscito a rendere partecipe di vita lo spazio dietro il quadro!”. Le tele detessute, attestate in mostra da creazioni risalenti agli anni Sessanta e ai periodi successivi, testimoniano la conquista interiore raggiunta dall’artista.
Mappe stocastiche è il titolo che Sergio Lombardo ha dato alla sua “Stanza”. A tale proposito l’artista spiega: “si tratta di mappe toroidali: forme complesse senza senso, create da esclusive procedure matematiche”. Psicologo, artista e matematico, Sergio Lombardo svolge una profonda e meditata indagine sulla struttura architettonica della superficie pittorica e su impianti compositivi che armonizzano la scansione geometrica e cromatica di tarsie apparentemente astratte. In realtà, l’alea dell’evento artistico poggia su saldi algoritmi matematici, permeati della sapienza poetica dell’equilibrio tonale e definiti dalla sigla dinamica e formale della “pittura stocastica”, parametro fondante dell’azione creativa, psicologica e percettiva dell’artista. Al significativo corpus di opere esposte è affidata l’eloquenza di un originale linguaggio espressivo notevolmente incisivo.
Hannu Palosuo, finlandese di origine ma di cultura e formazione italiana, in occasione della Biennale di Venezia, ha creato None of them is the truth, un’installazione pittorica che ricopre l’intero spazio a lui dedicato nell’intento di “inghiottire” lo spettatore all’interno del lavoro stesso. Diventa dunque artefice di una moderna figurazione che rivela come una tematica ricorrente quale la composizione floreale, possa risultare di assoluta attualità. Sull’evocazione della memoria e del ricordo, l’artista erge a protagonista dei dipinti il fiore, elaborato su due toni cromatici contrapposti ma concordanti, per evidenziare il positivo e il negativo dell’immagine, la sua presenza e il suo vuoto. Nasce, così, un’istallazione modulare, in cui la sequenza delle tele amplifica il significato dell’implicita proiezione artistica.
Il Giardino delle Forme di Franca Pisani è un intervento composto da una scultura in bronzo, Anima primitiva, e da un’installazione polimaterica, La macchina del tempo. Le opere trovano la loro collocazione ideale nell’affascinante giardino di Ca’ Zenobio, integrandosi perfettamente nella lussureggiante natura del luogo. Artista versatile e poeticamente rigorosa, Franca Pisani utilizza sapientemente differenti materiali coniugandoli al respiro dell’interiorità e della natura, nonché all’indagine dell’essenza individuale e sociale. Una sensibilità volta all’analisi degli archetipi primitivi e preistorici si afferma in sculture monumentali, in cui cultura, istinto e razionalità si compenetrano in un processo temporale dell’azione che scaturisce da profonda conoscenza e che esalta l’universale senso della vita.
Il 2008 l’ha vista protagonista di prestigiose esposizioni, determinanti per il suo riconoscimento artistico: il Museo del Mare a Genova, la Casa del Pane a Milano, il Palazzo Cerretani e il Museo Marino Marini a Firenze.
Concetto Pozzati, artista dalla personalità poliedrica che partecipa per la quinta volta alla Biennale di Venezia, stabilisce un profondo contatto fisico e mentale con il parametro Tempo e con l’interiore ascolto del Tempo sospeso, titolo del ciclo pittorico esposto nel Padiglione Arabo Siriano. Qui l’artista azzera la consueta scansione cronologica, proiettandosi in una dimensione atemporale del presente. Soffermandosi sul “qui”, lo spirito creante vibra sul ritmo della memoria, sull’anima del tempo, sulla percezione della voce di un orologio fermo. Un intrinseco concetto di “natura morta” pervade, quindi, il tempo della pittura, imprimendosi nei dipinti esposti, coniugati con una meditata sequenza di piccoli collage, dichiarati come indicativi studi.
Il titolo della stanza “Ritmi, accordi e sequenze per una ‘pittura’ dello spazio” di Turi Simeti coglie perfettamente il senso dell’opera esposta: parole semplici ed estremamente esplicative di una realtà concettuale fatta di accordi di luci e ombre e di rapporti spazio-temporali.
A un’opera storica risalente agli anni Sessanta, dove la luce del bianco esalta il concetto della purezza, si affiancano dipinti recenti, elaborati su cromie rosse, da cui scaturisce la percezione dell’esistenza. La superficie dipinta di Turi Simeti sussulta al minimo tocco di luce su cromatismi omogenei, sovente vividi nei risultati monotonali. Meditate “estroflessioni” sagomate donano vibrazioni tattili e ottiche che interagiscono sapientemente con la direzione della sorgente luminosa.
Accompagna la mostra un esaustivo catalogo in arabo e italiano edito da Christian Maretti Editore con testi di Marzia Spatafora, Enzo D’Allara e Christian Maretti.
Lo storico Palazzo Ca’ Zenobio, ubicato nel sestriere Dorsoduro in un luogo permeato di poetiche atmosfere, è un edificio monumentale gentilizio eretto tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo per la nobile famiglia veneziana Zenobio. Alla struttura originaria, in stile barocco, fu aggiunta, nel corso dell’Ottocento, la Loggia, costruita nel giardino secondo regole neoclassiche. L’interno settecentesco della costruzione principale presenta ambienti ricchi di decorazioni a stucchi e ad affreschi, fra cui la Sala degli Specchi, con interventi pittorici di Giambattista Tiepolo.
Coordinate
53. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Padiglione della Repubblica Araba Siriana
Titolo mostra Stanza d’artista
A cura di Marzia Spatafora e Enzo D’Allara
Commissario Christian Maretti
Sede Ca’ Zenobio – Dorsoduro 2596, Venezia
Inaugurazione venerdì 5 giugno, ore 18
Date 7 giugno – 11 novembre 2009
Catalogo Christian Maretti Editore
Informazioni al pubblico AGG Communication: Nicoletta 327.2071964