L’incoming

Ormai non si può più parlare di previsioni dei flussi turistici internazionali verso l’Italia, ma  soltanto di dati certi che evidenziano il grosso calo degli arrivi nel nostro paese. E se fino a un paio d’anni fa, Roma non era stata toccata da questo dato negativo, purtroppo, anche la capitale ha dovuto riscontrare un minore interesse per le sue bellezze da parte degli stranieri. Nessun paese è messo bene economicamente, persino la Germania – che costituiva un mercato molto importante per noi – ha un’economia indebolita e incerta e ciò si riflette anche negli arrivi in Italia.  In questo scenario – privo per il momento di aspettative di una prossima ripresa – il nostro settore incoming riscontra una notevole diminuzione di turisti.

L’estate è vicina e ci si prepara a raccogliere i frutti di un lavoro basato anche sull’ampia offerta balneare italiana, ma, per ora i segnali non sono affatto incoraggianti né per ciò che riguarda il mercato estero né quello interno.

Non va dimenticato che l’Italia deve confrontarsi con altre destinazioni, soprattutto balneari, molto più competitive delle nostre. E questo è un handicap che il Bel Paese paga a causa delle tariffe più alte e spesso non bilanciate per il rapporto qualità-prezzo.

La stessa Pasqua e tutti i Ponti primaverili, che erano un traino e un banco di prova per la stagione estiva, si sono dimostrati deludenti.

 

Il congressuale    

Il settore dei congressi costituisce una voce molto importante per il turismo incoming. Abbiamo tante società che si occupano solo di questo campo. Polifunzionalità, efficienza, tecnologia e professionalità sono le caratteristiche salienti dell’offerta convegnistica, e tutto questo – a mio avviso – lo possiamo offrire con sicurezza. Il problema è che spesso non abbiamo strutture in grado di accogliere un numero elevato di persone e non abbiamo infrastrutture degne di questo nome.

Anche questo settore, che ha conosciuto periodi di grande lavoro, registra una diminuzione di eventi.

 

L’outgoing   

Anche per questo importante settore, è il caso di parlare apertamente di reale disagio da parte degli operatori e degli ADV. La situazione economica ci rimanda quotidianamente un futuro incerto che continua a raffreddare la propensione per le vacanze all’estero degli italiani. Le partenze fanno registrare non una crescita zero – che equivarrebbe ad una stabilità di movimenti in uscita – ma una vera e propria contrazione che rende difficile la sopravvivenza di tante piccole e grandi aziende nostrane. Non ho mai creduto ai trionfalismi di certi operatori che sbandierano aumenti di passeggeri trasportati  e a numeri di fatturati elevati o aumentati – da un anno all’altro – in maniera esagerata, soprattutto quando la situazione generale è negativa. La realtà è che molti voli charter sono stati annullati, riducendo l’offerta, e nonostante ciò, i posti acquistati sono risultati ancora troppi perché non c’era abbastanza mercato. La stessa cosa è accaduta a Pasqua quando alcuni T.O. – noti per la programmazione di voli speciali per la Festività – per la prima volta hanno effettuato la loro programmazione solo con voli di linea, pochi ma sicuri.

 

Conclusioni

Per l’incoming, dato che i turisti stanno cambiando, c’è bisogno che l’Italia esca dalla logica della “rendita di posizione”, reagendo con una politica intelligente, creativa e di comunicazione. C’è la necessità di individuare quali siano le attrattive del nostro paese per poi favorirne la conoscenza e, quindi, la fruizione. Beni culturali sì, ma non solo. C’è la possibilità – e l’opportunità – di diversificare le nostre offerte turistiche basate sui grandi mutamenti avvenuti in questi ultimi anni. C’è stata una grande evoluzione comportamentale con l’avvento di nuove esigenze.

Cultura ma anche benessere; attività sportive ma anche mostre ed eventi; natura ma anche divertimento, oppure tutte le cose combinate insieme.

I turisti sono sempre più alla ricerca di una vacanza all’insegna di tanti fattori che possono diversificare il loro soggiorno rendendolo completo. Tutto questo, chiaramente, se vogliamo un turismo di massa, a prezzi contenuti, altrimenti tutte queste componenti le possono trovare nei Paesi nostri principali competitori, che non sono pochi. Mari, monti, laghi, cultura, sport, relax, benessere, enogastronomia, è ormai un dato di fatto che ci si debba orientare su una pluralità di esigenze da soddisfare.

Chiaramente, le nostre offerte non si possono vendere da sole e, quindi, c’è sempre bisogno dell’aiuto delle istituzioni e degli enti, impegnati a vario titolo nel turismo.

Per l’outgoing, invece, la vedo più nera. Fino a quando non ci sarà una schiarita sul futuro delle aziende e sull’occupazione, la gente starà attenta a non spendere i soldi che possono servire a tamponare cose più importanti e di prima necessità rispetto ai viaggi.

A proposito, a dar retta a quelle aziende che vendono solo on-line i voli + gli hotel, a Pasqua c’è stato un aumento delle prenotazioni rispetto al 2008. Voi che siete tutti i giorni dentro le agenzie, potete crederci?

Liliana Comandè