Come sono lontani i tempi dei dirottamenti…ricordate? Un dirottatore saliva a bordo e costringeva l’equipaggio a portare l’aereo in una località da lui scelta. Sembrano passati secoli da quando chi protestava ricorreva a queste forme di lotta estreme. Oggi si prende dell’esplosivo lo si mette dentro una cartuccia toner per stampante, si collega il tutto a un qualche congegno collegato a impulsi telefonici e l’aereo che trasporta la insospettabile merce salta in aria, e con esso tutti quelli che sono a bordo.

A questo punto le obsolete pratiche del riconcilio bagaglio, della pur recente trovata dello screening passeggeri vanno in soffitta e nuovi adeguamenti si preannunciano all’orizzonte. Ma se cambiano modi e tattiche quello che rimane costante è pur sempre l’obiettivo: l’aereo di linea. E’ questo il target su cui si concentra da sempre l’attenzione di chi vuol far parlare di sè.

Da più parti si ammette che se il terrorismo vuol colpire lo può fare in modo altrettanto plateale  con i treni, le metropolitane, ma evidentemente il mezzo aereo, quale stereotipo collettivo di unione, di collegamento fra un paese  e un altro, o forse per il fatto che le eventuali vittime possono riguardare più nazioni, rimane purtroppo il più preso di mira.

Il nuovo fronte che si è aperto in un certo qual modo era inevitabile e prevedibile. Costruite barriere a non finire sul fronte dei passeggeri e bagagli che ad essi si accompagnano,  l’attenzione degli attentatori si è spostata sul fronte delle merci o meglio dei servizi courier. Se prendete il nostro articolo scritto nell’anno 2009 su queste colonne (aprile 2009: “Allerta aeroporti, il gioco vale la candela?”) troverete le seguenti considerazioni: “da più parti, da più fonti ci si interroga su quanto sia opportuno mantenere così alto il livello di allerta negli aeroporti, focalizzandosi solo e soltanto su un aspetto. Non sono pochi coloro che criticano questa politica, avvertendo come il focalizzarsi così pesantemente sullo screening dei  passeggeri, lascia scoperti gli aeromobili e il trasporto aereo su altri fronti e altre aree…”

Il fronte del cargo, fatto ben noto nel settore, è il tallone d’Achille del trasporto aereo commerciale.

Il passeggero, volente o nolente, si deve recare in aeroporto e passare sotto i stringenti controlli che precedono l’imbarco; differente è il caso del pacco o della spedizione in quanto essa non necessariamente viene portata nello scalo di partenza, bensì consegnata negli uffici di città dello spedizioniere e successivamente, in molti casi, pallettizzata prima di prendere il volo.

E come ha ricordato Giovanni Bisignani, Ceo della Iata  all’indomani del mancato recente attentato, mancano ancora gli strumenti per poter efficacemente controllare il contenuto dei pallet. (“Screening can complement effective intelligence and supply chain solutions. However, there is no technology today that governments have certified to screen standard size pallets and large items”).

Il problema poi non riguarda affatto i soli voli merci ma anche quelli passeggeri. Gli uffici di città delle compagnie courier che accettano i plichi non necessariamente hanno il volo in partenza da quella stessa città, pertanto i plichi viaggeranno verso il centro di smistamento di competenza più vicino avvalendosi anche dei normali voli di linea.

Il rischio quindi sussiste per tutta la filiera del prodotto, aggravato dal particolare che vi sono particolari tipi di esplosivi non rilevabili dai detector o dai cani addestrati appositamente allo scopo, e l’ultima emergenza verificatasi giorni orsono sembra rientrare proprio in quest’ultima fattispecie.

A questo punto l’unica ancora di salvezza rimane l’intelligence, ed è proprio grazie ad una “soffiata” che si è potuta evitare la recente tragedia del plico esplosivo originante dallo Yemen trasbordato su diversi voli prima di venir neutralizzato.

A livello UE, nel novembre 2009, è stato fatto un primo passo per una migliore cooperazione tra i servizi di intelligence con l’approvazione della strategia di gestione dell’informazione, ma ora sarebbe il caso di metterla in atto in maniera efficace; l’altra alternativa è quella di continuare a trasformare gli aeroporti in fortezze, ma dubitiamo seriamente che con quest’ultima politica si giunga a risultati concreti. Una tale strategia assomiglia sempre più alla lotta che da secoli l’uomo porta avanti verso determinati parassiti e insetti: più si creano nuovi ritrovati per combatterli, più le difese di quest’ultimi si adattano alle nuove sfide, creando gli anticorpi per sopravvivere.