Sabato 11 e domenica 12 dicembre torna DOLCEMENTEPRATO, due giorni golosi nella capitale della sweet valley toscana nota per la tradizione pasticcera d’eccellenza.

Non resta che partire, allora alla volta della cittadina toscana vicinissima a Firenze. Un centro antico, grazioso e raccolto, facilmente percorribile a piedi, che all’interno delle mura trecentesche conserva preziose testimonianze che suggeriscono interessanti percorsi d’arte. Passeggiando infatti per l’antico nucleo urbano della città che vede il suo centro ideale e geometrico nella Piazza del Comune, non si possono non notare le cosiddette case-torri caratteristica della Prato medievale edificate tra l’XI e XIII secolo dalla nobiltà feudale.

Da non perdere l’imponente mole del Castello dell’Imperatore unica testimonianza nell’Italia centro-settentrionale della scuola architettonica sveva che si sviluppò attorno alla personalità affascinante di Federico II.

Il Duomo, splendido esempio di architettura romanico-gotica pratese, le chiese di San Francesco e di San Domenico, raffinata struttura gotica in pietra alberese e mattoni, l’Oratorio della Madonna del Buonconsiglio custodiscono opere di grandi maestri, come Agnolo Gaddi, Paolo Uccello, Filippo e Filippino Lippi, Donatello, di Andrea della Robbia, ed altri famosi artisti del Trecento e del Rinascimento.

Ma soffermiamoci in particolare sul Lippi il cui ciclo pittorico nella Cappella maggiore del Duomo con le Storie di S. Stefano e del Battista dipinto tra il 1452 e il 1464 è da poco tornato a splendere dopo il restauro. «Scene che sono assai più che un capolavoro del Rinascimento pittorico fiorentino. Dopo il ciclo di Masaccio al Carmine, sono l’impresa più importante e più ricca di futuro per la storia del nostro Quattrocento artistico» sostiene Antonio Paolucci.

A partire dalla basilica cattedrale, vero scrigno dell’arte tra Trecento e Quattrocento, è da non perdere l’«itinerario di Filippo Lippi a Prato»: un percorso a piedi, nel centro storico, tra musei e chiese, per conoscere le opere che il grande pittore (e suo figlio Filippino) lasciarono in città.

Una città capace di sorprendere, con i nomi grandi dell’arte e dell’architettura antiche (da Donatello a Giuliano da Sangallo), ma anche con quelli dell’espressione contemporanea e con la creatività dell’industria tessile, la cui memoria è conservata nel Museo del Tessuto. Collocato nell’ex sede della fabbrica Campolmi, il Museo del Tessuto conserva un patrimonio di estremo interesse per qualità e varietà delle collezioni divise nelle due ampie sezioni del tessuto antico e del tessile contemporaneo con esempi che vanno complessivamente dal III al XX secolo, dai tessuti archeologici alle fibre sintetiche più innovative.

Il patrimonio d’arte contemporanea di Prato e del territorio si concentra soprattutto nel Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, anche se non mancano nel tessuto urbano numerose opere d’arte all’aperto che si sono ben’integrate nel paesaggio e nello spirito del luogo. E’ il caso per esempio della “Forma squadrata con taglio” dell’artista Henry Moore in Piazza San Marco divenuta ben presto uno dei simboli di Prato.

Da non dimenticare come ultima tappa, ma non per questo meno importante, Piazza Mercatale, una delle più grandi piazze d’Italia, sede dal 1286 del mercato cittadino e che nell’ultimo decennio è diventata una sorta di salotto della città luogo dove poter trascorrere delle ore piacevoli in un’atmosfera vivace grazie ai numerosi ristoranti e locali aperti fino a tardi.

Prato è davvero una città tutta da scoprire, una città giovane e in movimento, con la sua forte spinta verso l’innovazione testimoniata sia dall’attenzione per l’arte contemporanea, sia dalla comparsa di nuove generazioni di imprenditori pronti a rivitalizzare il settore del tessuto con tecniche e materiali innovativi, sia infine dall’eccellente classe di pastry chef che rivisitando la tradizione cercano di sviluppare nuove forme di espressione nei sapori e nel gusto.