di Antonella Pino d’Astore.

Si parte verso Oriente, nella terra che ogni giorno saluta il primo sole d’Italia. Un viaggio nella cultura e nella tradizione contadina, in una terra capace di scaldare i cuori anche in una fredda notte di metà gennaio. Una terra, la sua gente, i suoi prodotti: il Salento ha mille sfaccettature e ogni esperienza si vive e si assapora lentamente, proprio come quando si degusta un vino d’annata. Colori, profumi, sapori troppo spesso dimenticati da chi vive nelle grandi frenetiche città.

Capita quindi che si approdi in un paesino della provincia di Lecce e si rimanga coinvolti nella festa del santo patrono, accolti e coccolati, come ospiti d’onore, dalla gente affabile e generosa, pronta a offrirti ogni cosa con il cuore.  A Novoli, 8.000 anime, il mese di gennaio è consacrato alle celebrazioni, tra sacro e profano, di Sant’Antonio Abate e del fuoco sacro.

Durante il giorno fervono i preparativi della festa che culminano nell’accensione della fòcara, una piramide di venticinque metri per un diametro di venti, formato da circa 90.000 fascine di tralci di vite, le “sarmente”. Dall’alba del 7 gennaio in piazza Tito Schipa prende forma l’enorme catasta di legna secca costruita con particolari tecniche che solo i maestri “pignunai” conoscono e si sono tramandati nei secoli di padre in figlio.

Per la costruzione di una fòcara occorrono circa 100 persone, abbastanza abili da restare in piedi sui pioli delle lunghe scale e passarsi l’uno sull’altro sopra la testa i fasci secchi, che poi giunti in cima sono sistemati perfettamente dal costruttore. Sulla cima svetta la bandiera della pace e l’immagine del santo che brucerà nel falò.

Ma perché proprio il fuoco, quali riti propiziatori, quali significati evoca? Il fuoco più grande del bacino del Mediterraneo è un evento carico di simboli legati alla cultura popolare e contadina del territorio salentino. Sin dall’epoca pre-cristiana il fuoco è stato il fulcro attorno al quale si sono svolte feste rituali di ogni genere: i grandi falò riunivano i popoli per propiziare la crescita dei raccolti e il benessere di uomini e animali. Il fuoco è stato un passaggio fondamentale per l’umanità stessa: con esso si potevano cuocere i cibi, riscaldarsi, difendersi, rischiarare le notti.

E adesso il rito della fòcara è recuperato in un piccolo comune nel cuore del Salento e consegnato al mondo: il fuoco buono di Puglia, diventa un simbolo universale di pace e solidarietà. La Fòcara di Novoli è Patrimonio Italiano della Cultura Immateriale. “ Siamo onorati e orgogliosi di questo riconoscimento” commenta il sindaco di Novoli, Oscar Marzio Vetrugno.

La nostra piccola comunità ha lavorato con passione e dedizione in questi anni per far si che, in tempi di globalizzazione, si mantenesse inalterata nelle forme, nei significati e nei valori, una tradizione secolare, pur facendola conoscere al mondo.

Il rito della Fòcara di Sant’Antonio Abate racconta la vita e la civiltà di un piccolo territorio italiano, ma mette in bella evidenza valori quali quelli della pace, dell’identità, della cultura che sono universalmente condivisi. Mi auguro che Novoli e il Salento siano sempre la meta di percorsi religiosi, luoghi di coesione sociale, occasione d’incontro e promozione del nostro territorio, della nostra cultura e di costumi legati alla storia locale”.

E nella notte salentina, tutti a naso in su, ammaliati dalle lingue di fuoco che si levano verso il cielo, un enorme focolare che tramanda esperienze e saperi lontani, avvicina e riscalda i cuori. Seguono le esplosioni di colore dei fuochi pirotecnici che danno inizio all’aspetto più profano della festa. Le note coinvolgenti della Pizzica e della Taranta si diffondono nelle stradine e nei vicoli di Novoli addobbati a festa con le allegre e multicolori bancarelle, invasi da migliaia di visitatori e pellegrini giunti da Lecce e dai comuni vicini.

I profumi della carne alla brace, della scapece, il tipico pesce condito con zafferano, pangrattato e aceto, solleticano il palato e allora si va in trattoria. Difficile la scelta tra gnocchi in zuppa di baccalà o di pesce, frutti di mare, turcinieddhri, involtini d’interiora di agnello arrostiti alla brace, gnemmarieddhri, involtini di trippa, pittule, purciddhruzzi e cartiddhrate, palline e strisce di pasta fritta nell’olio d’oliva e condita con miele.

Ma il vino mette d’accordo tutti: degustazioni di bianco, rosso e rosato, fiumi di Negroamaro e Malvasia nera di Lecce. Anche il vino racconta il territorio: Salice Salentino istituzionale è una bottiglia accuratamente selezionata per rappresentare le aziende vitivinicole del territorio e per promuovere l’immagine del Consorzio di Tutela dei vini DOC Salice Salentino. Il fuoco buono, il territorio, l’offerta enogastronomica: un unico progetto che palpita nel cuore del Salento e che vuole diffondere nel mondo coesione e unità, sotto ogni chiave di lettura, sia essa di carattere politico, culturale, sociale, sportivo…sicuramente un grande progetto.

Antonella Pino d’Astore