Di Emanuela Giordano.

Dona Flor, come molti sanno,  è una dolce e pudica creatura bahiana che convola in prime nozze con un adorabile mascalzone, giocatore e sciupafemmine.  Alla morte del primo marito, dopo un anno di sofferta vedovanza, si risposa con un affettuoso, devoto e morigerato farmacista.

Dona Flor scopre, nell’incanto di un luogo dove  l’impossibile si palesa e si colora, che il desiderio può compiere prodigi inaspettati.

Grande maestra di cucina, Dona Flor, natura onesta e schiva,  scopre che il suo appetito d’amore non si può saziare con un solo marito, ce ne vogliono due.

Per un idillio perfetto occorre mettere insieme il meglio di entrambi: onestà e premure da una parte, fantasia ed erotismo dall’altra, o come suggerirebbe James Hilman l’animo saturnino e quello mercuriale.

Lo spiritello vivace del primo amore si intrufolerà nel letto del secondo legittimo marito, regalando a Dona Flor l’illusione di una pienezza altrimenti irraggiungibile.

Il capolavoro di Amado è un affresco corale,  sprigiona incandescente ilarità e poesia visionaria.  Non è traducibile per intero sulla scena, tanti sono i personaggi che si affollano nelle case, per i vicoli poveri del Pelorinho, quartiere popolare di Bahia, dove la vita si consuma tra la gente.

La nostra trasposizione teatrale, fedele, crediamo, allo spirito dell’autore, affida a Dona Rosilda, madre di Dona Flor il ruolo della “ regina della notte” , provocatrice sfacciata e irriverente ( e fortemente comica ), archetipo della scalatrice sociale, alle tre amiche di Dona Flor  il compito di coro “ narrante”: è il paese,  il vicolo, il quartiere,  voci,  consigli,  chiacchiere,  dicerie,  calunnie, illazioni, riti magici, cordogli ed esultanze.

Seguiremo le vicende della protagonista  contrappuntate da  alcune sue ( famose ) ricette di cucina bahiana, empatiche alchimie di  umori altalenanti.

Metteremo in scena il suo candore, la sua sprovveduta predisposizione all’amore senza calcolo, fino alla maturazione che, dopo la vedovanza e il secondo matrimonio,   le consente di accettare uno spregiudicato e imprevedibile ménage à trois,  raggiungendo l’ appagamento e la completezza che tutti noi sicuramente abbiamo sempre sognato.

In scena sette attori, per raccontare un’esilarante e struggente metafora dei nostri più segreti desideri.

15.27 febbraio

Compagnia Enfi Teatro

Caterina Murino  Paolo Calabresi  Max Malatesta

DONA FLOR E I SUOI DUE MARITI

di Jorge Amado

e con Simonetta Cartia, Claudia Gusmano, Serena Mattace Raso, Laura Rovetti

musiche originali eseguite dal vivo dalla Bubbez Orchestra

scene Andrea Nelson Cecchini

coreografie Juan Diego Puerta Lopez

istallazioni visive Claudio Garofalo

luci Michelangelo Vitullo

regia e drammaturgia Emanuela Giordano