In un paese che vanta una storia e una civiltà nata nella valle dell’Indo cinquemila anni fa, le tradizioni, i monumenti, i riti e le religioni si nutrono del suo passato. Ogni età, ogni dominazione ha lasciato le sue tracce nei grandi monumenti dell’India. Purtroppo molto della cultura artistica dell’India è andato perduto per vari motivi, dalla scelta dei materiali che si sono deteriorati nel tempo fino ai saccheggi e devastazioni che hanno invaso il subcontinente indiano fino al 400 d.C.

Il materiale principale utilizzato per la costruzione dei monumenti era la pietra, che garantiva oltre la possibilità di colori e decorazioni, la certezza, soprattutto di una durata nei secoli, la certezza quindi di poter tramandare i vari culti. Uno dei più importanti ritrovamenti archeologici “religiosi” è quello di “Ellora”, un complesso di 34 templi, costruiti in epoche diverse, completamente incavati nella roccia. Esistevano molto probabilmente anche statue e monumenti in legno o mattoni, che data l’alta deperibilità del materiale non sono arrivati a nostri giorni.

L’importanza della religione nella società e nella vita di tutti i giorni ha investito questi monumenti di una forte simbologia, permettendo di individuare la divinità, la sua essenza, nei piccoli simboli che la contraddistinguevano e che facevano parte della vita di tutti i giorni. I monumenti sacri delle quattro religioni in India rappresentano quindi l’essenza del cosmo divino che le compongono, ed ogni loro parte rimanda il fedele ad una guida verso l’ elevazione spirituale. In questo modo solo il fedele può comprendere in pieno il significato di ogni simbolo che fa parte dell’edificio sacro.

Con la stessa logica venivano quindi rappresentate le divinità, attraverso immagini simboliche. Le loro figure umane infatti non traevano in inganno i fedeli, che vedevano in quelle rappresentazioni l’evocazione di pensieri molto più estesi, che andavano oltre la fisicità. Per esempio la scultura doveva trasportare nella pietra tutta una precisa e sicura iconografia della divinità, che rimanda a verità trascendenti. Solo attraverso l’utilizzo di questa simbologia, il fedele può riconoscere la divinità e il suo insegnamento spirituale. Il fulcro della simbologia indiana è dunque saper tradurre con raffigurazioni e simboli ciò che non si può rappresentare: il dopo, i sensi fisici ed umani. Per questo ci si affida ad efficaci metafore visive.

Nelle rappresentazioni le divinità assumono una dimensione che rispecchia il ruolo gerarchico, e il loro potere è direttamente proporzionale al numero di volti e braccia con cui vengono rappresentati. Gli ornamenti che li contraddistinguono rimandano sempre ad un’ idea di regalità che li avvicinava alla figura dei sovrani e degli imperatori. Lo standard di esecuzione e la delicatezza e precisione delle incisioni dell’arte scultorea indiana raggiunse il culmine durante la dominazione Gupta, dal IV° al VI° secolo, rimanendo poi come modelli per le successive opere Buddhiste ed Hindu.

Grazie dunque alla sua resistenza la pietra venne utilizzata anche per edificare splendidi palazzi e città che hanno reso l’architettura indiana così particolare: una miriade di espressioni che riflettono le diverse epoche storiche e le diverse dominazioni, lasciando il proprio segno e inclusa alle altre, senza eliminare i simboli lasciati dalle precedenti.

I primi edifici risalgono all’epoca della “Civiltà della Valle dell’Indo”, e si caratterizzano per essere costruzioni ordinate e ben progettate, che vengono poi utilizzate come modello per la costruzione di intere città. Fu durante il periodo degli Imperi Mauryan e Gupta che vennero costruiti alcuni dei più bei complessi architettonici indiani, tra cui Ajanta e Sanchi. Con l’arrivo nel subcontinente indiano della religione musulmana l’architettura si adatta nuovamente ad una cultura differente, lasciandosi ispirare e realizzando opere maestose come il Taj Mahal ed il Forte Rosso di Delhi.

Vale la pena ricordare che anche l’architettura indiana è stata esportata, ed ha influenzato gran parte dell’architettura asiatica, come ad esempio gli stupa visibili in gran parte del territorio asiatico, o le sikhara, le caratteristiche guglie tipiche dei templi asiatici, o ancora la maestosità dei gopuram, i cancelli meridionali d’ingresso ai templi. Per quanto riguarda la pittura le prime testimonianze risalgono all’età della pietra, e sono le Grotte di Bhimbetka, un luogo a circa 50 km da Bhopal, formato da più di cinquecento grotte, abitate sino al VIII° secolo d.C. e dove all’interno presentano immagini rupestri che raffigurano momenti di vita quotidiana che vanno dalla caccia, alla danza, ai riti funebri.

Oltre a Bhimbetka di notevole importanza sono i siti di Ajanta, Bagh, Sittanavasal e Ellora, location dove la pittura è stata utilizzata per abbellire i templi con scene naturalistiche di forte impatto visivo, in cui spicca l’utilizzo di pigmenti bianchi e rossi ricavati da elementi naturali quali terra e pietra.