Chiusa a Campulung Muchel la 15a edizione dell’importante Docu-Film Festival sempre più improntato sull’internazionalità dell’evento.
Di Liliana Comandè.
Non c’era il red carpet della Croisette di Cannes o quello del Festival di Venezia o di Roma. Non c’era la passerella dei soliti nomi famosi di attori e di registi “bombardati” dai flash delle macchine fotografiche degli onnipresenti fotografi né inseguiti dai numerosi giornalisti in cerca del gossip ad ogni costo. Non c’erano le maggiori televisioni provenienti da ogni parte del mondo. Non c’era la solita passerella con i consueti commenti benevoli o malevoli sui vestiti delle cosiddette star del cinema e neppure il toto pronostico sul vincitore.
A Campulung Muchel, splendida cittadina situata a 160 chilometri da Bucarest, si respirava un’aria diversa, fatta di poca apparenza ma di molta
sostanza.
I film makers che erano in Romania, prescelti dalla competente giuria del Festival, si trovavano lì per presentare la propria opera e non per mettersi in mostra.
Erano tutti presenti affinché fosse apprezzato il proprio lavoro anche dal mondo del giornalismo e degli specialisti del settore cinematografico. Un lavoro nel quale non erano visibili i miliardi che si spendono per i classici film destinati alle sale cinematografiche mondiali, ma, esclusivamente, la passione e la creatività per un’attività che ha sempre affascinato l’uomo, con risultati spesso lontani dal previsto.
Nel corso di Document.Art, manifestazione cinematografica indipendente, sono stati presentati film e documentari. Spesso se ne comprendevano le difficoltà economiche di chi li aveva diretti o anche interpretati.
Chiaramente non spiccavano i grandi nomi delle star internazionali, ma di giovani o meno giovani attenti a ricreare sullo schermo le varie sfaccettature dell’animo umano, delle bellezze del mondo e, purtroppo, anche dei gravi danni che l’uomo sta apportando alle nostre città.
C‘erano piccoli e grandi gioielli della fantasia e creatività umana. Documentari di ampio respiro. Introspettivi, culturali, ricchi di umanità, turistici, ma tutti validi dal punto di vista artistico perché, in questo Festival, la cosa più evidente era l’arte.
Era anche emozionante osservare i volti dei registi quando venivano proiettati i loro film.
Fingevano una calma che, in realtà, non c’era. Tuttavia la tensione si poteva leggere sui loro volti.
C’era una bella dimensione umana, vera, fatta di emozioni, di conferme, di paure, di pareri, ma anche di grande comunione e soddisfazione fra chi era stato prescelto fra centinaia di opere cinematografiche arrivate alla commissione giudicante.
Erano in tanti ad essere arrivati in finale ed era stato difficile per la giuria dover eliminare film altrettanto validi.
Erano numerose le produzioni indipendenti; hanno saputo trasmettere emozioni agli spettatori e, a mio parere, questo genere di Festival dovrebbe essere un evento irrinunciabile per gli osservatori del cinema mondiale anche per individuare nuovi talenti che, altrimenti, non avrebbero le possibilità di arrivare in alto come meritano.
Cultura e turismo, ecco il binomio che bisogna tenere a mente quando ci sono eventi come questi in grado di richiamare turisti da ogni parte del mondo o dello stesso paese ospitante.
Campulung Muchel, dal 18 al 21 luglio, è diventato un centro internazionale poiché i film rimasti in gara provenivano da varie parti del mondo quali: India, Turchia, Svezia, Polonia, Serbia, Austria, Norvegia, Danimarca, Ungheria, Lettonia, USA, Italia, Canada, Bulgaria, Irlanda del nord, Repubblica Ceca, Azerbaijan, Svizzera, Messico, Australia, Brasile, Islanda,
Grecia, Spagna e Romania stessa.
E’ stato un gran successo, anche quest’anno, la manifestazione giunta alla sua 15° edizione e la cui storia ebbe inizio proprio a Campulung Muchel.
Sin dal suo esordio, per l’importanza che ha rivestito immediatamente, fece parte dell’International Committee Of Tourism Film Festivals (CIFFT), come membro, e dal 2007 è stato anche inserito dal World Tourism Organization nel calendario degli eventi importanti .
Document. Art International Festival Film of Art, Ecology and Tourism, dalla sua nascita ha percorso veramente tanta strada, e tutta in salita, grazie al suo fondatore e Presidente, il professor Nicolae Luca, persona dotata di grande cultura e personaggio di spicco nel mondo della cinematografia, in qualità di Membro delle varie associazioni cinematografiche della Romania, giornalista, poeta e scrittore, al quale sono stati assegnati numerosi premi e
riconoscimenti di grande valore per il contributo dato all’arte e alla cultura.
Nicolae Luca è animato da uno spirito di grande professionalità, di grande passione per il cinema e di forte amicizia per le altre popolazioni.
Ed un uomo dalla così grande umanità non poteva che organizzare un Festival la cui ricchezza è consistita anche dal senso di fratellanza e di amicizia di cui era permeato, di informalità ma di grande rigorosità e vero interesse per i film rimasti in gara.
A Campulung Muchel, antica capitale della Vallachia, il Festival ha consentito di essere “sotto i riflettori” dei turisti e degli ospiti del Document. Art, cineoperatori e giornalisti romeni compresi, che ne hanno potuto apprezzare le numerose bellezze ed alcune antiche tradizioni, come la Festa di Sant’Elijah che, come ogni anno, ha rispettato storie e racconti del Santo.
La leggenda, infatti, dice che nel giorno della festa del Santo è previsto un grosso temporale con un acquazzone di forte intensità (come è avvenuto anche quest’anno).
La burrasca avverte i contadini che è tempo di pensare a raccogliere ciò che
si è seminato in quanto l’estate, pur essendo a metà del suo ciclo, non sarà sempre soleggiata e, quindi, per non far distruggere il raccolto è bene stare in guardia e non farsi cogliere di sorpresa.
Il temporale, però, così come arriva improvviso e violento, altrettanto velocemente lascia spazio al sole e alle belle giornate. Conversando con gli abitanti di Campulung Muchel, ho appreso che tutti gli anni questo fenomeno puntualmente si ripete.
Nel corso del Festival, che si è svolto presso la City Hall, sono state allestite due interessanti mostre: una, del fotografo polacco Andrzej Lojko, grande artista che ricrea, con gli stessi abiti, strumenti e oggetti di uso quotidiano, che i musei etnologici gli mettono a disposizione, scene di vita che si rifanno ai grandi pittori del passato.
Le sue opere, veri e propri capolavori d’arte, danno l’impressione di essere quadri dipinti e non fotografie.
La seconda artista, Daniela Frumuseanu, invece, dipinge su tessuto, attraverso un’antica tradizione, motivi dalle cromature più svariate e dalle forme più diverse.
Nell’incontro introduttivo del Film Festival, il Sindaco della città, Calin Ioan Andrei, ha spiegato l’importanza di un simile evento nella sua città a livello turistico e dei vari progetti di rinnovamento di tutta la parte storica della città, che comprende ben 1100 tesori vari fra i quali rientrano anche antichi monumenti e 13 attrazioni turistiche. “Vogliamo chiedere dei finanziamenti alla comunità europea per attuare i nostri progetti – ha dichiarato il Sindaco – Abbiamo in mente di proporre 3 avvenimenti annuali. Il primo è il Festival dell’Humor, il secondo il Tudor Musatescu (dal nome di un autore di pieces teatrali); e il terzo il Festival Rock Posada.
Inoltre, per una vera riabilitazione turistica è in progetto il restauro del Municipio di Campulung e il centro storico di epoca medioevale, dichiarato “eccezionale Patrimonio Storico Nazionale dal nostro Ministero Culturale”, perché ha conservato molto della sua originalità urbana”.
Ha proseguito: “Vorremmo anche rinnovare i nostri giardini, le ville come Vila Iacomin e Anastase e i parchi. Ma è importante anche aprire un centro di conferenze,
un centro di studi di architettura Romena,
sviluppare le bellezze paesaggistiche di cui siamo ricchi e far conoscere il folklore e le arti tradizionali locali. Inoltre, vorremmo trasformare le nostre strade in boulevards con tanto verde, più luci, più parcheggi e porre attività nelle vicine aree per rendere animate le zone. Con la collaborazione di una scuola di architetti spagnoli più dodici studenti universitari abbiamo elaborato un progetto di riqualificazione dell’esterno dei palazzi.
Insomma, ha concluso Calin Ioan Andrei, vogliamo trasformare Campulung in destinazione turistica di qualità, a misura di chi cerca cultura, arte e un ambiente naturale e protetto”.
Calin Stanculescu, Presidente della giuria, ha, a sua volta, evidenziato la propria soddisfazione per la qualità dei film arrivati da varie parti del mondo e di come si sia sviluppata una nuova tendenza, quella della cinematografia
sperimentale. “Il cinema non è la televisione che si può vedere dal letto, però oggi si può fare un film anche con il tuo telefono.
Sono stato molto contento di giudicare questi film sperimentali, perché vi ho trovato sensibilità, essenza della vita ed esplorazione di nuovi territori”.
Nicolae Luca, in occasione dell’evento, ha presentato il suo ultimo libro – scritto in sole 3 settimane – nel quale ha ripercorso la storia del Festival. “Prima dell’inizio del nuovo evento, ho pensato di scrivere un libro sulla storia del Festival” – ha dichiarato il Professor Luca – “E’ stata una folle idea perché non avevo il tempo materiale per scriverlo, però ce l’ho fatta e in sole 3 settimane ecco il libro stampato. E’ un libro cronologico che parte dalla nascita del Festival, avvenuta nel 1994 fino ad oggi”.
Il libro, dal titolo “Secvente retrospective – document.art. The Story of Festival – è chiaramente la storia dell’arte del cinema, scritto da chi e per chi ha in animo quest’arte.
“Il libro è una dichiarazione d’amore per questo Festival e per l’arte” – ha commentato Calin Caliman –altro membro della giuria. “Nel volume ci sono i molti ospiti e i premiati dei Festival passati con le loro testimonianze e
attestazioni di simpatia e di gratitudine. Ad ogni edizione va crescendo, e dal solo film turistico iniziale, oggi il Festival è diventato più vario con il settore ecologico-naturalistico e di arte vera e propria.
Il nostro compito diventa sempre più difficile per la validità delle opere sempre più internazionali”.
“Ho lavorato per molti anni investigando sui concetti specifici di chi ama il cinema e dell’influenza che può avere sulle persone – ha proseguito il professor Luca -. Il cine-turismo, ad esempio, ha una grande valenza. Non è una fiction e la gente che vede nei film le località dove sono stati girati, sentono il desiderio di vederli quei posti.
Ci sono film che influenzano la scoperta di zone turistiche e le promuove. Molte località diventano dei prodotti turistici e chi sa approfittare di questa fortuna che gli è capitata, grazie ad un film, comincia a creare infrastrutture, aeroporti, piccoli porti, così come è accaduto ad un’isola greca, Amorgos, che, attraverso investitori privati e tour operators è diventata famosa.
Sono stati costruiti alberghi e i tour operators piu’ intraprendenti, hanno inventato tours, ma non per la massa.
L’isola adesso è molto conosciuta e il turismo è aumentato, ma i suoi abitanti hanno una religiosa protezione delle sue bellezze naturali, molta cura delle chiese e della loro storia.
Il concetto è quello di seminare per poi ricevere benefici. Anche l’Italia, e Roma in particolare, con il film di Fellini ‘La dolce vita’, ha avuto un riscontro turistico-economico notevole perché tutti volevano venire a vedere la Città eterna e la famosa Fontana di Trevi”.
Nicolae Luca, è un uomo eclettico con un curriculum eccellente, destinato ad alte vette culturali perché impegnato nella stesura di libri destinati a far parlare.
Durante la proiezione dei film, ognuno di noi ha potuto esprimere il proprio parere su quanto veniva proiettato e sulla validità dei temi trattati.
Si sono succeduti brevi documentari di 25 minuti circa con filmati di oltre un’ora.
Ci si è commossi vedendo “Tous le Jours la Nuit” del fotografo-regista svizzero Jean-Claude Wicky, che ha presentato un film sociale sulle terribili condizioni dei minatori della Bolivia. Wicky si è recato per molti anni nel paese ed ha fotografato e filmato i lavoratori direttamente mentre erano impegnati nel sottosuolo. Il film alterna le foto con le riprese
cinematografiche di luoghi splendidi esterni e di veri inferni sotto terra.
Un film che ha messo in luce la dignità di questa gente che sa che la miniera “da loro la vita, perché gli da la possibilità di mangiare ma, nel contempo, li fa morire lentamente”. Un film-documentario che meriterebbe di essere proiettato nelle nostre scuole per far conoscere ai nostri ragazzi che esiste un mondo fatto di grande sofferenza e di sogni irrealizzati. Di gente che a 46 anni sembra averne 20 di più. Mani piagate, volti sofferenti in netto contrasto con l’assoluta bellezza delle Ande Boliviane.
Valida anche l’opera prima di una giovane cineasta spagnola, Deborah Chacon, che ha presentato un delicato corto dal titolo “Cambra Fosca” che narra una piccola storia di un’adolescente cieca e di un padre fotografo, il quale insegna alla figlia a “vedere”, con l’ausilio degli altri sensi, le cose che la circondano. Un racconto breve, ma intenso.
Altrettanto interessante il film “Paco” di Alvaro Ramos sul pittore spagnolo Paco Bernal Gil, affetto dalla sindrome di Down, ma eccellente artista nel saper dipingere in una maniera molto particolare alcuni soggetti a lui cari arricchiti da colori molto forti.
Al festival era presente la sorella Rosa, che lo ha sempre sostenuto con il suo amore e con la capacità di comprendere che l’arte del fratello non era minoritaria rispetto ai pittori cosiddetti “sani”. Rosa ha così spiegato i quadri del fratello: “Paco non segue mode o tendenze, è fedele al suo mondo e alla sua spontaneità. Un’altra caratteristica del suo lavoro è che la pittura è una forma di parlare, di raccontarci come lui vede il mondo”.
Ancora la Spagna e ancora una giovane regista, Jo Graell, con un film girato
a Sofia, in Bulgaria, dal titolo “Odeon, El tiempo suspendito” che tratta di un cinema dei primi anni del 1900, riportato in vita in maniera decisamente intelligente e unica.
Nel cinema, infatti, vengono proiettati in lingua originale vecchi film provenienti da ogni parte del mondo, soprattutto dall’Italia.
Non ci sono sottotitoli, ma una persona traduce (recitandolo) il film dalla lingua originale a quella bulgara. La musica viene suonata direttamente da un pianista che si trova in sala.
Ma c’è una storia nella storia: chi traduce dall’Italiano, infatti, è una signora di 84 anni, Nelly Shevenucheva, che, pur non avendo mai visitato il nostro paese, conosce a memoria ogni parola dei nostri film, soprattutto quelle della Dolce Vita di Fellini.
Molto commovente la scena che la mostra in Italia, nei luoghi dei film del grande regista, commossa e piangente, con le mani sul viso per non far vedere le sue lacrime.
Mi piace anche ricordare gli ottimi film turistici “Escape to Mauritius” ed “Escape to Tahiti and her Islands” presentati dagli autori Petra Dolezalova e Libor Spacek, della Repubblica Ceca, che ci hanno trasportati in mondi fantastici nei quali le tradizioni delle popolazioni locali si fondevano in maniera egregia con le immagini girate sott’acqua, in mezzo a squali, pesci di ogni forma e colore, coralli multicolori e relitti abbandonati.
I loro documentari sono girati non da dilettanti ma da professionisti che potrebbero essere trasmessi dalle nostre televisioni o acquistate dagli enti turistici. Veramente ottimi documentari per invogliare le persone a recarsi nei due paradisi.
E ancora, un piccolo gioiello fatto solo di immagini e rumori, dove l’uomo è solo una comparsa. Il cortometraggio “Fjiord”, del regista norvegese Skule Eriksen, ha creato 24 minuti di riflessioni sull’inutilità della nostra vita frenetica, dei rumori molesti che siamo abituati a subire (e a creare) e al nostro dover ritornare a godere dei “suoni” della natura. Poetico e molto
intimo.
Una sferzata di grande vitalità e gioia di vivere ci è venuta dallo spot turistico sul Messico diretto dal regista Willy Sousa dal titolo “Mexico en tus Sentidos”. Musica incalzante e coinvolgente, balli, gente, qualche monumento ma, soprattutto la gioia di vivere nei sorrisi della gente.
E come non menzionare anche i 3 spot presentati dalla Polonia e diretti da Nenow Damian e Baginski Tomek, dal titolo “Natura-3D” che, in pochi minuti e con un tipo di animazione a dir poco sorprendente, nel quale venivano evidenziati la danza, gli sport e il calcio, hanno lasciato a bocca aperta chi era lì per osservare i film rimasti in gara.
Oppure, come non ammirare gli scenari meravigliosi di “The Glacier- An Alpin Legend” presentato dall’Austria o le splendide montagne della Romania: i monti Fagaras?
Molti i docu-film sul tema dell’ecologia e anche qui la scelta non era facile perché ognuno di loro presentava in modo diverso il nostro dissennato distruggere l’ambiente in cui viviamo.
Molto carino il serbo “Winter Fruits” di Bosko Savkovic, di soli 5 minuti, ma poeticamente descrittivo dei danni provocati dalle buste di plastica.
Un altro filmato interessante ”Silence on the way to the Reindeer people”, è stato presentato da due giovani registi polacchi, Kasia Mateja e Szymon Muzera.
La storia narra il viaggio di alcuni giovani, partiti dal loro paese con un amico in carrozzella, malato di sclerosi, per visitare una tribù che viveva solitaria ad alta quota in Mongolia.
Nel viaggio incontrano mille difficoltà burocratiche, di spostamenti e, soprattutto umane e di mobilità da parte del giovane disabile, che si mette spesso in discussione. Alla fine, i ragazzi trovano questa tribù che,
sfortunatamente, ha già avuto contatti con il mondo industrializzato e, per farsi riprendere o avere qualche informazione sulla loro vita quotidiana, chiedono loro 1000 dollari, la stessa cifra che una troupe giapponese aveva dato ai Mongoli per effettuare un servizio.
Dopo 2 giorni di contrattazioni riescono a far scendere la cifra a 500 dollari, ma la loro delusione (e anche la nostra) per questo mondo ormai contaminato dal dio denaro è molto grande.
Un bel film culturale, invece, è stato quello della regista greca Erato Paris, Byzantium after Byzantium. Un’ora di informazioni, immagini e interviste alla scoperta dei Greci Phanariotes o bizantini e post bizantini. Un bel percorso alla ricerca del passato e presente delle famiglie che dal 15° al 21° secolo si sono spostate dalla loro terra portando con sé un bagaglio fatto
di cultura, storia, politica ecc…
Fuori concorso, e non poteva essere altrimenti, il bel film di Franco Zeffirelli dedicato a Roma e che tanto successo ha riscosso in ogni parte del mondo dove è stato proiettato.
Un mix di passato e presente, di monumenti e di film in bianco e nero girati nella città eterna, di canzoni cantate da una commovente Anna Magnani e, gran tocco finale da maestro, una parte della ‘Tosca’ di Puccini Interpretata da Andrea Bocelli e Monica Bellucci.
Veramente un film splendido sia per il tema che per le musiche. Grande successo anche in Romania ma, in fondo, gli altri registi erano contenti che il film non fosse nella competizione!
Molto apprezzato il film sperimentale spagnolo di Elisabet Prandi intitolato “Domestic Landscapes” e interpretato dall’attore Jesus Ramos. Girato all’interno della casa dello stesso attore, il film ha messo in evidenza tutto ciò che, di solito, noi non facciamo nella vita di ogni giorno:
osservare gli oggetti che ci circondano in maniera diversa, viva. Cose che possono dare, a nostra insaputa, emozioni e sensazioni di un mondo che è intorno a noi, ma che non lo vediamo con i giusti occhi – anche con poesia.
La palma del vincitore, ovvero, il Gran Prix Golden Eagle, è andata al film “The Latent City” del regista indiano Bose Krishnendu. Il film, girato a Delhi e della durata di un’ora, è uno spaccato delle trasformazioni che sta subendo una città ricca di 2500 anni di storia.
Non tutti gli abitanti sono contenti di vedere che al posto degli alberi verranno costruiti palazzi o, come non lo sono per ciò che sta cambiando in peggio.
Ma in questo documentario, c’è il risvolto di chi pensa che non si possa fermare il progresso e che sia possibile far diventare più moderna ed efficiente la città, che sta esaminando progetti ecologici per renderla più
vivibile.
In questo contesto, gli artisti della nuova generazione provenienti dall’India stessa e dall’estero, sono stati invitati per osservare questo momento di transizione e creare nuova arte.
Questo, in sintesi, è il riassunto di alcuni film che sono stati premiati nel corso di una serata di gala organizzata dal comitato, che ha lavorato alacremente a questa edizione del Festival.
Fra queste è d’obbligo menzionare Ileana Danalache, membro The Romanian Filmmakers’s Union, PR e Responsabile delle Comunicazioni dell’International Film Festival Document.art, e Thea Luca, amabile padrona di casa, sempre gentile ed attenta alle esigenze degli ospiti.
Un bel Film Festival che ci ha permesso di scoprire alcune delle bellezze della Romania poco conosciute da noi italiani, ad incominciare dalla capitale Bucarest, la cui architettura ricorda un po’ la Francia e un po’ il periodo Liberty. Le strade pulite, la cortesia della sua gente, i bei parchi attrezzati per bambini e anziani, che hanno una parte dedicata al gioco dei piccoli e dei grandi, le numerose panchine, un grande lago all’interno del parco più grande della capitale pieno di coppie o famiglie che vanno in barca, una piccola cascata e statue ed anfore disposte in maniera molto gradevole, sono state veramente una piacevole sorpresa.
Così come lo è stata Campulung Muchel e i suoi dintorni con la bella chiesa ortodossa nel Monastero Namaiesti, che dovrebbe risalire al 1386, e il monumento ai caduti della prima guerra mondiale, che conserva all’interno anche un piccolo museo con gli oggetti e le divise dell’epoca.
Ma una delle sorprese più grandi l’ho avuta quando abbiamo attraversato la campagna nel tragitto che collega Bucarest a Muchelung. Quelle che da noi sono villette, lì sono le case degli agricoltori o degli allevatori di bestiame.
Case ordinate e colorate che, pensando alle nostre campagne, non avrei minimamente sospettato appartenessero ad una categoria che noi immaginiamo povera.
Non c’è niente da fare! Se vuoi conoscere il mondo lo devi girare! Io avevo un’idea della Romania che non ho più e, devo dire che ora è più che positiva.
Il prossimo anno ho un nuovo appuntamento in Romania per la XVIa
edizione dell’International Festival Of Film on Art, Ecology ant Tourism e devo dire che sono molto contenta di ritornarci per visitare località nuove di questo paese che riserva numerose e piacevoli sorprese. Non tutti sono a conoscenza che la Romania ha subito l’invasione dei Romani e, quindi, sono di origine Latina.
Molte delle loro parole, tra l’altro, sono uguali a quelle italiane.
Mai avere pregiudizi sui popoli e sui paesi! Arrivederci Romania, paese dove ho lasciato tanti amici gentili, acculturati e affettuosi.
Liliana Comandè
Per maggiori informazioni sui film premiati cliccare sul link:
THE AWARDS OF THE DOCUMENT.ART.,INTERNATIONAL FESTIVAL OF FILMS ON ART, ECOLOGY AND TOURISM
Gentile Liliana, dopo averci fatto conoscere il TourFilm Festival di Lecce, ecco che ci porta a conoscenza di un altro Festival cinematografico-documentaristico in Romania. Lei mi sorprende in continuazione. La seguo da tanti anni ed ho sempre trovato i suoi reportage fantastici perché, oltre alle località. ci faceva conoscere anche le persone del luogo. I suoi editoriali, poi, sono sempre uno spaccato della realtà del settore turistico. Ora, ci parla bene della Romania che, come ha scritto, in Italia conosciamo poco e abbiamo troppi pregiudizi. Mi fa piacere apprendere che sia un bel paese e che la sua gente sia gentile, ospitale e acculturata. C’è sempre da imparare da lei! Anche qui, comunque, oltre alla sua testa (e che testa!), c’è sempre la parte umana che dimostra quando lei non sia superficiale e quanto amore ha per il mondo che ha la fortuna di girare. Un suo affezionato lettore e, perché no, ammiratore. Lorenzo
Grazie Lorenzo, lei è stato molto gentile nell’esprimere questi giudizi positivi sia su questo articolo che su tutto ciò che scrivo. Buona giornata.
Cosa aggiungere a quello che ha detto Lorenzo? Niente altro che condivido quanto ha scritto. Io sapevo che la Romania era una bella nazione, anche se non ho avuto la fortuna di visitarla, ma grazie a te, e alle foto che hai aggiunto su Bucarest e Campulung, posso dire che sono bei posti. Hai ragione, in Italia siamo pieni di pregiudizi e solo conoscendo le altre popolazioni ti puoi fare un’idea della loro identità, tradizioni e cultura. Grazie per avermi fatto conoscere un mondo, quello del Film Festival Document.Art e della ricchezza culturale della Romania. Un saluto e complimenti per il tuo lavoro portato avanti sempre con grande onestà e umanità. Saluti da Milano
Buongiorno Marisa, grazie anche a te per le belle parole e per i complimenti che mi hai fatto. Un caro saluto
Carissima Liliana, piu’ leggo i tuoi reportage, piu’ mi appassiono a come riesci a descrivere in maniera così dettagliata e professionale tutto ciò che vedi e che ci fai vedere attraverso le tue parole. Non sarà stato un festival con la famosa croisette, e non ci saranno stati attori blasonati e strapagati di Hollywood, ma, grazie a te, riusciamo anche noi che non eravamo presenti ad apprezzare questo cinema fatto da attori veri, che recitano e lavorano con passione per un loro sogno, come credo i anche i registi. Una vera emozione leggere il tuo reportage, come sempre, d’altronde. Un saluto Sergio.
Ciao Liliana, davvero complimenti! Sai, mi hai davvero fatto ricredere su questo paese. Purtroppo noi in Italia siamo troppo condizionati dalla televisione e da ciò che abbiamo intorno e spesso ci facciamo delle idee assolutamente sbagliate su dei popoli che neppure conosciamo. Grazie a te, ho sentito la voglia di visitare la Romania, grazie alle tue descrizioni e grazie a come hai espresso tutti i sentimenti che hai provato visitando questo paese. Un saluto e buona giornata.
Nice article! very happy that I was a part of it and that I met you Liliana…Jor
Thank you very much dear Jor. You have been an important part of the festival and I have been happy to meet you also.
I do not even know how I ended up right here, however I assumed this post was great. I do not understand who you might be however certainly you are going to a well-known blogger should you aren’t already. Cheers!