Nella splendida cornice della Biblioteca Vallicelliana, in piazza della Chiesa Nuova, a Roma, Alessandro Fersen (1911 -2001),  non solo regista e pedagogo ma anche grande personaggio del teatro e della cultura del Novecento, è stato ricordato nel centenario della nascita. I critici Italo Moscati e Mario Lunetta hanno presentato il libro,  “Il Teatro dopo” (ed. Bulzoni) con scritti dallo stesso Fersen, e  curato dalla drammaturga e studiosa di teatro, Maricla Boggio e dall’etnologo Luigi Lombardi Satriani. I curatori dell’opera hanno sottolineato la personalità particolarmente esemplare sia sotto il profilo umano che culturale. Mario Lunetta, poi, ha spiegato: «Quella di Fersen è stata una figura di grande rilievo per la sua perenne insoddisfazione che lo portava a un continuo impegno di ricerca sperimentale nel teatro e nella cultura».

Nato da famiglia ebrea a Lodz, oggi città della Polonia ma, nel 1911, dell’Impero russo. A causa del trasferimento della famiglia,  due anni dopo, raggiunse Genova.   Nel 1934 si laureò in filosofia all’università di Genova. Nel 1938, a causa delle leggi razziali, fu costretto a rifugiarsi prima a Parigi,  poi nell’Europa orientale.

Nel 1943 tornò in Italia per partecipare alla Resistenza in Liguria. Per sfuggire alla cattura dovette rifugiarsi in Svizzera. Qui conobbe lo scenografo Emanuele Luzzati e il filosofo Giorgio Colli.

Rientrato in Italia alla fine della seconda guerra mondiale, dopo un periodo di attività politica  e di giornalismo, nel 1947 esordì come regista teatrale con lo spettacolo “Lea Lebowitz”. L’esordio teatrale segnò l’inizio del pluridecennale sodalizio artistico con Emanuele Luzzati. Con lui, nel 1968,  Fersen fondò il “Teatro Ebraico”.  Lavorò molto tempo con il  Teatro Stabile di Genova e insegnò recitazione a Roma. Intellettuale dalla penna fine, scrisse molti saggi su note riviste di teatro. Infine, non bisogna dimenticare che fu bravo attore non solo di teatro ma anche di televisione e cinema.

La sua molteplice attività e il grande impegno culturale che ispirò la sua opera sono ben rappresentati nella mostra allestita nella Biblioteca Vallicelliana, piazza della Chiesa Nuova 18, Roma, che ripercorre il lungo e luminoso cammino di Fersen sulla strada della cultura e del teatro come mezzi non solo di divertimento ma anche di educazione alla cultura. Oltre ai cimeli personali, lettere autografe, per esempio del poeta Giuseppe Ungaretti, e manoscritti.  A lui è dedicato un ciclo di convegni di studio. Anche questi si terranno nella Biblioteca Vallicelliana. Le manifestazioni per il centenario di Fersen si concluderanno il prossimo 28 ottobre.

Maggiori informazioni su www.fondazionefersen.org

S. Sp.