Prima o poi giunge il momento che bisogna tirare le somme. Non si può sempre guardare il mondo dall’ottica ristretta degli avvenimenti quotidiani e non dedicarsi mai a riflettere sul passato e sul filo che legava fatti apparentemente fra loro sconnessi. Bisogna avere l’accortezza di fermarsi, di tirare i remi in barca e di meditare su come tutto ciò che ci è scorso davanti giorno dopo giorno tra la nostra più completa indifferenza e che ci pareva così privo di significato e d’importanza, era invece l’avvio e la messa in scena di un piano architettato da pochi a danno di molti, in primo luogo a danno della classe lavoratrice.
Nulla era casuale, tutto puntava invece a un obiettivo ben preciso. Il credo di John Maynard Keynes “le politiche si occupino della piena occupazione e il bilancio si occuperà di se stesso” è stato ignorato e rinnegato. Tutto ciò che sta accadendo, riporta alla mente una battuta attribuita al grande Ettore Petrolini: “Bisogna prendere il denaro dove si trova, presso i poveri. Hanno poco, ma sono in tanti”.
Un mondo dove il lavoratore portava i soldi (contanti) del suo salario a casa, un mondo ove ci si poteva permettere di metter su famiglia senza magari che il coniuge lavorasse anche lui; un mondo ove esisteva cassa mutua, contingenza, liquidazione, fringe benefits; un mondo ove le banche a fine anno ti davano l’interesse sulla somma che gli lasciavi in deposito, un mondo che ti prometteva una pensione al raggiungimento di una certa età che non era di certo vicina all’appuntamento con la dipartita finale.
Un mondo insomma che forse abbiamo avuto la colpa di non apprezzare in tutto il suo valore, un bel giorno ha iniziato a sgretolarsi sotto la spinta di una nuova idea che ci è stata inculcata in un crescendo rossiniano: non possiamo più permettercelo. Ma non si è trattato di uno tzunami durato pochi minuti, bensì di un piano ben congegnato che si è protratto per anni e di cui solo ora s’inizia a parlare e peraltro da fonti “clandestine”, in quanto la versione ufficiale tarda a venire a galla e non viene dibattuta a livello governativo.
Quel mondo non potevamo più permettercelo perché stava finendo l’ossigeno, perché scarseggiava l’acqua o la terra da coltivare? Iniziava insomma a venir meno una materia prima indispensabile alla vita? Magari fosse questo il motivo, almeno ci metteremmo l’anima in pace. Il fatto è che il cambiamento è dovuto a cause assolutamente terrene, ideate dall’uomo dietro alle quali vi è quell’invenzione umana che qualcuno con cognizione di causa ha denominato “lo sterco del demonio” ovvero il denaro; da un giorno all’altro, all’improvviso la contabilità degli Stati, i loro bilanci sono divenuti la priorità assoluta, tutto va sacrificato a essi.
Se nel medio evo si facevano le crociate al grido di “Dio lo vuole”, oggi il nuovo grido è che i popoli devono sacrificarsi perché è “l’Europa che lo vuole”. Singolare davvero però che i soldi per il welfare non ci sono, ma quando gli Stati debbono andare in soccorso di privatissime banche (magari colpevoli o complici del proclamato dissesto) si trovano sempre miliardi di euro o di dollari da iniettare nelle loro casse.
Contemporaneamente alla crociata sul “non possiamo più permettercelo”, era previsto che la moneta doveva farsi merce rara in maniera tale che l’individuo diventava succube dell’istituto bancario che gli “concede” il privilegio di possedere una sua carta di credito. E in ogni caso quelle poche banconote circolanti non venivano più emesse dallo Stato ma da istituti finanziari centralizzati.
Pochi giorni orsono un quotidiano nazionale titolava la prima pagina in questo modo: “Il premier conferma la norma sui conti correnti bancari gratis per i pensionati”; il messaggio sublimale che titoli del genere diffondono fra la gente, ossia fra tutti noi, è che ormai si deve dare per scontato che un conto corrente bancario debba avere un costo.
Ma per quale motivo se si depositano i soldi in banca questa non da una lira d’interesse anzi mi addebita dei costi, e poi quando la banca usa questi stessi soldi per fare finanziamenti, allora gli stessi hanno un valore con tanto di percentuale passiva per il beneficiario? Tutti ricordiamo come nel passato la carta di credito si accompagnava al contante, ma di certo non lo sostituiva. Ora tutto è sovvertito.
All’origine del commercio c’era la consegna materiale del bene oggetto dello scambio; poi al suo posto è subentrata la moneta di metallo, poi la banconota dapprima convertibile in oro e poi in nulla, quindi il passaggio dalle banconote alla plastica della carta di credito e alla fine il passaggio dalla plastica alla transazione telematica la quale può creare valore anche laddove chi effettua l’operazione materialmente non possiede l’oggetto dello scambio. E così siamo arrivati alla nuova finanza, quella che ha permesso ai mercati mondiali di venir invasa da “prodotti finanziari spazzatura” i quali però hanno permesso guadagni astronomici a chi con essi speculava.
L’inizio di tutto ciò? Sul chiudersi degli anni settanta grazie alla politica neo liberista voluta da Margareth Thatcher e adottata in parallelo da Ronald Reagan. E’ con essa che è stato sovvertito l’ordine politico liberale, il nuovo dogma da ora in poi sarebbe stato il dominio assoluto e globale del mercato su tutto, sulla politica e sugli Stati. Non a caso questa politica è stata denominata “il mercatismo”.
“Quando banchieri, economisti e politici espressione delle potenti élite finanziarie ci dicono che la pesante pressione fiscale (da sempre strumento di limitazione della libertà individuale da parte dello Stato) e le manovre lacrime e sangue sono un prezzo da pagare, un sacrificio momentaneo per riequilibrare i debiti sovrani e garantirci un futuro, mentono sapendo di mentire. Perché è proprio del nostro futuro che si stanno impossessando” (Giampaolo Rossi, 28 gennaio 2012, Il Tempo: “L’intuizione di Franklin e la crisi”).
Tutto è iniziato a causa dei tanto chiacchierati mutui subprime? Balle, perché qualcuno aveva ben capito cosa bolliva in pentola e in anticipo. L’economista Nouriel Roubini denominato Dott. Doom (Dottor destino) nell’autunno del 2006 in un discorso tenuto al Fmi (Fondo Monetario Internazionale) aveva ammonito: “Gli Stati Uniti dovranno fare i conti con un tracollo immobiliare mai visto, uno shock petrolifero, un crollo della fiducia e la recessione”.
L’ultimo passaggio di questo silenzioso colpo di stato finanziario perpetrato a livello mondiale (non a caso si parla di globalizzazione) è di questi giorni, e si può così riassumere: voi politici non capite un accidente della nuova finanza e di tutte le straordinarie alchimie di cui essa è capace, mettetevi da parte e lasciate che a governare siano gli esperti, i tecnici. Ulteriore precisazione da aggiungere: magari da quegli stessi che hanno contribuito a creare questo bel nuovo mondo.
Antonio Bordoni
COMPLIMENTI
Caro Antonio, è con molta tristezza che leggo le stesse parole che uso io quotidianamente per esprimere la mia rabbia, la rabbia della nostra generazione che è stata tanto vicina a cambiare tutto e poi ha visto sgonfiare il suo sogno, fino a dimenticarlo e trovarsi oggi a guardarsi dietro senza trovare niente del suo passato. Mi ha fatto molto piacere leggere il tuo articolo e se credi che possa servire potrei mandare qualche pezzo mio, scritto con la stessa voglia di trovare sempre più gente che pensi le cose normali che dovrebbero dire tutti, se ne avessero tempo e se si rendessero conto che, comunque, serve dirle. Un abbraccio
Ho letto parole che scivolano come acqua di torrente in piena. E’ fatto di lacrime, mugugni, proteste, e neppure tanto velate di una certa ideologia, mirata al benessere. Un peccato? No certo! Il benessere è sempre piaciuto. La carta di credito rappresenta la chiave per trasformare sogni in realtà. A quale prezzo? Lei non pensa che i cittadini, lavoratori e no, siano esenti da colpe? Non crede che il popolo, quello che spende e spande e non arriva a fine mese, ha anche contribuito, con richieste di finanziamento, che hanno fatto proliferare le cosiddette “finanziarie” e arricchire le banche, a realizzare le fondamenta e costruire i pilastri dell’impero delle banche? Non sono state se non queste a sostenere i progetti per la realizzazione di grandi centri turistici che hanno convogliato flussi di turisti verso Paesi del Terzo Mondo creando posti di lavoro e seminando contatti che, a lungo andare, dovrebbero sviluppare (il condizionale è d’obbligo) occupazione e rapporti sociali, commerciali, turistici? Da decenni, il mondo del trasporto aereo, tanto per fare un altro esempio, è segnato da sconvolgimenti degli assetti azionari, da fallimenti, ricostituzioni, accorpamenti, secondo una dinamica che non è solo commerciale. Il mondo è come un mare in tempesta. La finanza è il vento che soffia violento. E l’uomo si è lasciato trasportare. Egregio signore, la mia esperienza mi ha insegnato che positività e negatività nella storia sono espressioni del momento sociale in cui si sviluppano. Questo momento non è imposto da fattori esterni ma da espressioni sociali endogeni alle quali contribuiscono tutte le componenti, dalle banche all’uomo della strada.
Salvatore Spoto
Gentile signor Bordoni,
complimenti per gli articoli scritti!!!Sono sempre cosi chiari ed esaustivi…Grazie
La differenza tra l’analisi fatta dal giornalista Antonio Bordoni e quella di Salvatore Spoto è che il primo ha fatto un’analisi più immediata e, con tutto il rispetto, molto popolare, mentre quella di Salvatore Spoto, semplice lettore, mi è sembrata più profonda perchè ha spiegato le radici lontane e le ragioni della situazione attuale, coinvolgendo anche la gente.
Complimenti per la lucidità e la trasparenza con la quale ha scritto il suo articolo.
Un’analisi perfetta di ciò che stiamo vivendo. Davvero complimenti per le sue conoscenze nell’ambito delle compagnie aeree e del trasporto civile in generale e dalla problematiche attuali che affliggono il nostro settore.
Ero perfettamente cosciente che abbandonando per una volta la mia passione per l’industria aerea, e dedicando l’intervento settimanale ad aspetti che toccano le nostre tasche e finanze avrei trovato anche chi la pensava differentemente: non poteva non essere altrimenti. D’altra parte se riflettiamo sul fatto che da decenni accademici e Nobel si scontrano e litigano sulla validità delle loro teorie economiche, figuriamoci se modeste riflessioni del sottoscritto potevano vantare l’imprimatur di una validità assoluta. Detto ciò un sentito ringraziamento a chi ha voluto esprimere i suoi complimenti e un pari ringraziamento a chi ha ritenuto opportuno criticarlo.
ANTONIO BORDONI
vorrei complimentarmi con il signor Bordoni per la puntuale analisi sulla situazione economica e lavorativa. Condivido in pieno ogni sua singola parola.
Non voglio entrare in polemica, perchè non è mia intenzione. Seguo questa testata da molti anni e l’ho sempre avuta come punto di riferimento per il mio lavoro di giornalista in un noto quotidiano nazionale. Ho sempre apprezzato gli interventi ben ponderati e autorevoli di Antonio Bordoni in materia di aviazione civile e compagnie aeree, Non ho disprezzato l’articolo di fondo, a firma di Antonio Bordoni, dove non c’era la penna del giornalista, mi pare “pubblicista”, esperto e competente, ma uno sfogo del tutto legittimo se non fosse messo su un giornale. Ognuno può dire quello che vuole, in privato ma non su una testata regolarmente registrata e comunemente, nel mondo giornalistico, riconosciuta per l’autorevolezza che ha sempre avuto, anche grazie alla Sua firma. Nessuna critica, dunque, ma soltanto una questione d’ordine professionale, della quale mi è sembrato giusto intervenire. E non sono stato il solo. Se poi si ritiene criticato e lo afferma pubblicamente, sono fatti che non mi riguardano.