Iniziato il percorso parlamentare del DDL lavoro, la Presidente di Confindustria Alberghi, Maria Carmela Colaiacovo, è molto preoccupata per le conseguenze sul settore alberghiero della nuova disciplina dei contratti a termine, se il parlamento non interverrà a modificare quanto stabilito. “Nel nostro settore il ricorso alle assunzioni stagionali è fisiologico e permette di gestire le naturali oscillazioni dei flussi turistici nell’arco dell’anno. Il riferimento al Decreto del ’63 che riconosce le strutture ad apertura stagionale, non risponde alle esigenze di un settore che con fatica e sacrifici investendo sulla destagionalizzazione mantenendo l’apertura annuale degli esercizi”.
“La scelta del governo, è un passo indietro rispetto ad un concetto di stagionalità che le parti sociali avevano già da tempo ricondotto in senso lato al ciclo naturale della domanda turistica”.
“Parlare di flessibilità in entrata nell’attuale impostazione della riforma del mercato del lavoro è davvero paradossale – aggiunge Elena David, Presidente Confindustria AICA – anzi, per quanto concerne il settore turistico-ricettivo, le misure contenute nel DDL non vanno che nella direzione, esattamente opposta, di limitare le capacità delle aziende di creare occupazione. Gli elementi di flessibilità che con fatica siamo riusciti a costruire e a ritagliare sulle specifiche peculiarità del settore sono state con un colpo di spugna praticamente annullate. Oltre al problema della stagionalità non possiamo dimenticare l’incremento dell’intervallo tra un contratto a termine e il successivo che certamente costituisce un disincentivo alla buona occupazione, l’incremento degli oneri amministrativi per l’assunzione dei lavoratori extra e la notevolissima riduzione dell’ambito di applicazione del lavoro intermittente che costituisce, per il nostro settore, un importante strumento per fronteggiare le richieste di flessibilità del mercato e per poter assumere, attraverso una normativa certa e tutelata, i propri dipendenti. E dove sono poi le disposizioni in materia di politiche attive per il lavoro? Dove sono le risorse per formare quei dipendenti che purtroppo sono usciti dal mercato per effetto della crisi, ma molti dei quali hanno professionalità ed esperienze che potrebbero ben essere recuperate per il reinserimento nel ciclo produttivo?”