di Manuela Ippolito

Via le navi dal canale di San Marco. L’ argomento è caldo per la città di Venezia dove in questi ultimi mesi si è parlato molto di una proposta di soluzione che ha come obiettivo quello di deviare il passaggio delle grandi navi da crociera nel Bacino di San Marco, salvaguardando al tempo stesso l’economia del porto crociere di Venezia-Stazione di Marittima.

A Venezia la sensibilità su questa problematica è alle stelle, e l’opinione pubblica si è scatenata contro le navi da crociera, comitati e manifestazioni hanno preso vita per dire no alle grandi navi viste come minacce alla città e all’ambiente.

La scorsa settimana si è tenuto un vertice al termine del quale i rappresentanti delle compagnie di crociera “hanno convenuto sul fatto che il transito nel canale della Giudecca non costituisca un elemento essenziale per il mantenimento dell’attività croceristica in Venezia, dalla quale peraltro hanno altresì riconosciuto l’importanza per una corretta gestione degli arrivi turistici”.

Questo è quanto si apprende da una nota il comune di Venezia in relazione all’incontro avuto dal sindaco, Giorgio Orsoni, con l’amministratore delegato di MSC, Pierfrancesco Vago, e l’amministratore delegato di Costa Crociere, Michael Thamm, accompagnati dal presidente e dall’amministratore delegato Venezia Terminal Passeggeri Sandro Trevisanato e Roberto Perocchio.

Ma il settore crocieristico..e l’indotto? I problemi non sembrano essere pochi, ne parliamo con Massimo Bernardo, Presidente del Comitato Cruise Venice che ha recentemente organizzato un flashmob per protestare contro il decreto che allontana le navi dalla città.

 

 Dopo l’iniziativa del flashmob che non è stata una “prova di forza” contro chi vorrebbe precludere il porto alle grandi navi da crociera quale è il primo bilancio delle attività del Comitato dopo il suo lancio?

CruiseVenice, cui hanno aderito operatori economici, aziende portuali, associazioni culturali, cittadini di ogni condizione sociale, si rafforza, di giorno in giorno, con nuove adesioni. Si sta concretizzando in un nuovo movimento a favore dello sviluppo del porto contrastando con documentati studi e argomentazioni scientifiche quanti vorrebbero estromettere il traffico delle grandi navi dalla laguna senza tener conto che il gigantismo navale, anche per le compagnie di crociera, è oramai una scelta obbligata per le economie di scala che ne derivano. Noi continueremo su questa rotta, tracciata e condivisa da chi ha capito che il Terminal Crociere di Venezia non rappresenta solo un’area di interscambio tra sbarchi e imbarchi ma, soprattutto, un fecondo generatore di attività indotte, preziose  per lo sviluppo l’economico e culturale  di tutta la Città .

Riscontro avuto dal flashmob….Avete avuto sostegno anche da parte delle compagnie croceristiche ?

Il nostro “flashmob” è stato come un “fulmine a ciel sereno” che ha risvegliato gli animi e l’impegno anche di quanti hanno da sempre erroneamente  considerato il porto un’area off limits della Città. Un explois che ritengo sia stato apprezzato anche dalle compagnie di navigazione che nel CruiseVenice trovano un interlocutore attento non solo all’aspetto economico e sociale  ma anche un prezioso contributo per  mantenere su Venezia  la stabilità di quel mercato internazionale  spesso acquisito con grandi sforzi  pur di assicurarne lo sviluppo.

L’esclusione del porto dalle rotte delle navi turistiche, se attuato, costerebbe il posto a 3mila lavoratori come evidenziato dal Comitato, il quadro è allarmante..

E’ chiaro che l’apporto economico di una piccola nave è senza dubbio minore dei cosiddetti “grattacieli del mare” . Ma l’indotto all’economia cittadina di questi ultimi fanno i “grandi numeri” di tutta quella vastissima filiera che gravita su questo traffico, a cominciare da quanto incassa l’amministrazione comunale per non parlare delle attività commerciale e di tutti i servizi portuali ed extra portuali come mezzi di trasporto pubblici e privati , compagnie aeree , aeroporto ecc. ecc.

Ovvio quindi  che una riduzione del traffico crocieristico farebbe innanzi tutto incrementare i costi dei servizi, creerebbe meno occupazione ma, quello che più ci preoccupa, potrebbe essere rappresentato dai dirottamenti su altri porti concorrenti – non solo italiani – di  questi importanti flussi turistici.

 

Quali sono secondo i veri rischi ambientali e di sostenibilità, e a tal riguardo come è il rapporto con il Movimento No Grandi navi e le istituzioni ?Quanto potrebbero incidere le soluzioni alternative sul crocerista?

 

 

Quando si parla di “rischi ambientali” il nostro pensiero ricorre spesso ad eventi catastrofici . Ebbene le ordinanze della Capitaneria di Porto, la morfologia dei canali lagunari di grande navigazione, la tecnologia avanzatissima di cui sono dotate le grandi navi , l’abilità e l’esperienza  del personale preposto ad accompagnare il transito delle unità da crociera per il Bacino San Marco, assicurano la massima sicurezza alla navigazione e quindi anche alla tutela dell’ecosistema.

Problema quest’ultimo che rappresenta una priorità assoluta sia per le compagnie di navigazione che per il porto passeggeri che operano nel più assoluto rispetto della normativa vigente ma, soprattutto, con un comune impegno per ridurre ogni situazione di rischio e di disagio per la Città e chi la abita. Questi argomenti penso rappresentino un obiettivo comune non solo per i Comitati del “ pro e del no grandi navi” ma per quanti hanno a cuore la vivacità economica, culturale, sociale, occupazionale ecc. di una Città che pur rimanendo un’icona mondiale per la sua unicità deve contestualmente affrontare tutti i problemi della vita quotidiana di residenti e turisti.

e quali secondo il Comitato le possibili soluzioni che possano conciliare con la sensibilità dell’opinione pubblica ?

Concertazione e condivisione rappresentano le parole chiave del nostro percorso nel quale, principalmente, non può certo mancare il cosiddetto “buon senso” . Terapia irrinunciabile questa per raggiungere l’obiettivo comune ben consapevoli che creare “isole” nell’Isola non serve a nessuno.

 

Ora le istituzioni in sinergia con le compagnie dovrebbero lavorare all’ìipotesi delll’uscita di scena dal Bacino San Marco per entrare dalla bocca di porto di Malamocco, il tutto rivedendo anche il carico dell’inquinamento prootto dalle navi..ma la tappa è ancora lontana.

 

Foto: Massimo Bernardo, Presidente Comitato Cruise Venice