Lo specchio cinese e la sua diffusione dal VI secolo a.C. all’epoca moderna. A cura di Marco Guglielminotti Trivel.  MAO Museo d’Arte Orientale. Via San Domenico 11 – Torino.23 novembre 2012 – 24 febbraio 2013.

Forse nessun altro oggetto artistico della Cina riesce a racchiudere meglio dello specchio la storia delle concezioni estetiche e cosmologiche, lo sviluppo dei motivi decorativi ed iconografici, gli interessi e le aspirazioni della società cinese di ogni epoca. Questi oggetti di uso pratico e rituale, carichi di implicazioni magiche e simboliche, ebbero grande diffusione nei paesi circonvicini grazie alla tecnica eccellente della loro fusione, alla bellezza e al mistero delle decorazioni raffigurate sul retro della faccia riflettente.

 

La mostra organizzata dal Museo d’Arte Orientale, la prima del suo genere in Italia, intende far conoscere al grande pubblico il fascino e l’importanza di questi capolavori di tecnica metallurgica, che non si limitano a costituire uno dei più importanti capitoli della storia artistica cinese ma stimolano la riflessione sulle differenze e i parallelismi tra Oriente e Occidente in un ambito culturalmente significativo.

 Lo specchio è un oggetto da toeletta comunemente adoperato dalle più diverse culture del pianeta, ognuna delle quali lo ha caricato – nel corso del tempo e in misura diversa l’una dall’altra – di significati e implicazioni simboliche che finiscono per esulare dall’uso pratico e sconfinano spesso nel campo delle superstizioni, della magia, della psicologia, della spiritualità. Ovunque nel mondo, sono ovviamente le stesse proprietà riflettenti dello specchio, la sua capacità di essere un universo ‘altro’, simile e allo stesso tempo profondamente diverso da quello nel quale viviamo, a facilitare parallelismi e analogie, a stimolare fantasie, a suscitare timori o fascinazioni. Nella sola cultura occidentale, la parola ‘specchio’ comporta un’infinità di associazioni mentali in campo mitologico, letterario, artistico, religioso quali pochi altri oggetti della nostra vita quotidiana possono vantare. Possiamo facilmente immaginare come in altri universi culturali, come quello asiatico, le implicazioni possano essere altrettanto ricche e complesse. Ma si dimentica spesso che lo specchio è composto da un recto e da un verso, il secondo di solito non dotato delle qualità riflettenti del primo e quindi meno carico, almeno in Occidente, di implicazioni simboliche. In Asia orientale invece si è prestata eguale attenzione ad entrambe le facce, con il retro che diventa il supporto privilegiato per raffigurazioni che dialogano – seppur su piani concettuali e formali diversi – con la simbologia inespressa della parte specchiante.

 

La mostra “Riflessi d’Oriente” intende presentare una panoramica ragionata sui significati dello specchio  in Asia orientale e sul valore culturale e artistico delle ricche raffigurazioni che ne ornano la faccia ‘nascosta’. Sulla superficie metallica – solitamente bronzea – del manufatto, i suoi ideatori e gli esecutori materiali hanno infatti condensato visioni cosmologiche, simbologie più o meno arcane, concezioni estetiche che incarnano aspirazioni e auspici della società in un determinato periodo storico. Forse nessun altro oggetto riesce a rappresentare in maniera così chiara e sintetica le tappe della cultura e dell’arte estremo-orientale nello spazio e nel tempo.

 

Nucleo centrale della mostra e oggetto principale di attenzione saranno gli specchi prodotti in Cina tra il periodo degli “Stati Combattenti” e la fine della dinastia Tang, ovvero dal V secolo a.C. al X secolo d.C. ca.: questi 1500 anni corrispondono infatti al periodo di maggiore sperimentazione e di maggiore interesse artistico-culturale nei confronti dello specchio in Asia orientale. Non mancheranno tuttavia delle esemplificazioni di produzioni più antiche e più recenti, per sfiorare da un lato la questione dell’origine e della ‘protostoria’ dello specchio in Cina e per mostrare dall’altro i mutamenti artistici e culturali, gli elementi di continuità e di discontinuità nella società cinese tarda. All’ampliamento puntuale dell’arco cronologico corrisponderà anche un’estensione calibrata del contesto geografico della mostra: alcuni esemplari provenienti dall’area iranica, ad esempio, serviranno da stimolo al visitatore per riflettere sulla reciproca interazione tra Cina e Asia occidentale attraverso la mediazione del vasto mondo delle steppe. Ben più approfondito sarà il rapporto con le altre regioni dell’Asia orientale (Corea, Giappone, Sud-est) che hanno adottato forme e simboli dello specchio cinese modificandoli e adattandoli alle proprie culture. Lo specchio della Cina viene così calato in una realtà storico-artistica panasiatica, a ribadirne l’importanza oltre gli attuali confini nazionali.

 

La mostra potrà contare su circa 125 specchi, buona parte dei quali fanno parte di una importante collezione privata torinese. Il MAO contribuirà con alcuni pezzi della sua collezione. Il prestatore più importante in termini di numero degli specchi concessi sarà il Museo Nazionale di Arte Orientale (Roma), ma un contributo significativo verrà anche dai musei Guimet e Cernuschi di Parigi, dai Musei Vaticani e dal Musée d’Art et d’Histoire di Saint-Denis.

 

Gran parte degli specchi in mostra saranno presentati al pubblico per la prima volta in assoluto.

 

Il catalogo che accompagna la mostra, edito da Silvana Editoriale, è frutto degli sforzi congiunti di studiosi internazionali e si presenta come la pubblicazione più completa e aggiornata sugli specchi della Cina disponibile in lingua italiana. Il catalogo raccoglie i contributi critici di Marco Guglielminotti Trivel, curatore della mostra e conservatore per l’Asia Orientale del MAO; di Ma Jinhong, conservatore per i manufatti in bronzo del museo di Shanghai; di Marcello Pacini, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Torino Musei; di Gilles Béguin, già Direttore del museo Cernuschi di Parigi e di Aurora Testa, docente di Arte Orientale alla Western Washington University.

 

In occasione di “Riflessi d’Oriente”, il MAO proporrà un ricco calendario di incontri di approfondimento e di visite guidate alla mostra (le date degli appuntamenti saranno disponibili a breve sul sito www.maotorino.it).

 

 

MAO Museo d’Arte Orientale

Via San Domenico 11 Torino

 

Orario: martedì-domenica ore 10-18, chiuso il lunedì

Ingresso al museo: intero € 10, ridotto € 8, gratuito ragazzi fino ai 18 anni

INFO: tel. 011 4436927 – e-mail [email protected]

 

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