La modifica della Riforma Fornero è tra gli obiettivi del nuovo Governo
Riparte il viaggio lungo le tappe salienti del mondo del lavoro e dell’attualità. Sembra che l’intento del Governo Letta sia semplificare i contratti a termine e l’apprendistato. Il nuovo esecutivo punta infatti a rivedere la Riforma Fornero, almeno in questo momento di crisi, sul presupposto che alcuni vincoli introdotti abbiano fortemente inciso sul rallentamento delle nuove assunzioni.Con riferimento ai contratti a termine sono attualmente al vaglio due ipotesi. La prima riguarda l’eventuale intervento sugli intervalli temporali obbligatori tra un rinnovo e l’altro, che la legge 92 del 2012 ha dilatato da 10 a 60 giorni per i contratti con durata fino a 6 mesi, e da 20 a 90 giorni per le forme contrattuali oltre i 6 mesi, con l’effetto di scoraggiare il prolungamento dei contratti da parte delle aziende. L’obiettivo del Governo è dunque quello di lasciare alla contrattazione la prerogativa di poter stabilire pause più brevi, come riporta dettagliatamente Leggi Oggi.
La seconda misura all’esame riguarda invece le ragioni di natura tecnica, organizzativa, produttiva che portano al contratto a tempo determinato. La Riforma Fornero ha, al riguardo, abolito il ricorso a questo per il primo contratto a termine per una durata fino a 12 mesi, che non risulta prorogabile. Per numerosi imprenditori l’aver di fatto stabilito due sistemi diversificati rappresenta un ostacolo applicativo, dal momento che per i contratti che durano più di 12 mesi è prevista la causale.
Il modello è preso da quello delle start-up, per le quali risulta già prevedibile l’assunzione di una percentuale di lavoratori con contratti a termine, a prescindere dall’indicazione della causale, è necessario certamente evitare abusi nel ricorso al contratto a termine al posto del contratto a tempo indeterminato.
L’assunzione di nuovi apprendisti è legata alla prosecuzione del rapporto lavorativo di almeno il 50% di essi (di cui il 30% nel corso dei primi tre anni di applicazione della legge).E’ stato indicato anche il cosiddetto “rafforzamento dell’apprendistato”, dal momento che il ricorso all’istituto figura coma una quota marginale delle nuove assunzioni (il 2,8%).